90min difficili, 14ª giornata di Serie A: la Lazio

La caduta al Tardini della squadra biancoceleste.
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Torniamo di martedì, come Floris su LA7, nell'ormai classica programmazione della Serie A che prevede un anticipo il venerdì sera e un posticipo il lunedì. Torniamo con una classifica nuova nelle zone alte, con un traffico maggiormente diradato rispetto agli ultimi racconti e tanti spunti tra cui scegliere la prestazione difficile del weekend.

90min difficili è una serie nella quale viene evidenziata la prestazione più negativa, secondo noi, tra le 20 squadre di Serie A, in ogni giornata, dalla 1ª alla 38ª. Un viaggio, un appuntamento settimanale da non perdere accompagnato da una nuova grafica e altre novità che saranno sviscerate nel corso della stagione.

Potevamo optare per Roma o Verona, sconfitte nuovamente, o ancora per l'Udinese, all'apice di un momento orribile e caduto ancora in casa contro il Genoa. Invece la nostra scelta è ricaduta sulla Lazio di Marco Baroni, sconfitta al Tardini dal Parma, tra polemiche, errori e dopo una prestazione comunque positiva.

La frustrazione e gli errori

Era iniziata perfettamente un'altra domenica biancoceleste all'insegna del divertimento. Un gol fantastico al termine di una costruzione limpida e con una conclusione magnifica di Nicolò Rovella, quasi a consacrazione del momento ottimo che sta vivendo il centrocampista della Lazio. Al minuto uno, per mettere in discesa una sfida che si preannunciava complicata già dalla vigilia. Poi il check del VAR, il richiamo di Zufferli al monitor e la decisione (a nostro parere giusta) di annullare la rete per un fallo evidente commesso dall'autore del gol su Haj. Una classica strattonata all'altezza del collo che viene sempre fischiata dai direttori di gara; a generare polemiche è ovviamente l'evoluzione dell'azione nella rete, poi negata, che innervosisce subito i calciatori ospiti.

Una decisione che, anche se a livello di competizioni non ha nessuna relazione, si somma idealmente e cronologicamente al netto rigore non fischiato contro il Ludogorets in Europa League. I biancocelesti riprendono la sfida tra quella volontà di reagire all'istante e quella spensieratezza (sempre di Rovella) che si trasforma in un'arma a doppio taglio. La libertà nella giocata che prima premia il centrocampista e poi lo conduce a un errore eclatatante, da ascrivere all'eccessiva fiducia nelle sue (alte) doti di calcolo: un retropassaggio horror che regala a Man un semplice rigore in movimento per il vantaggio del Parma.

Poi l'altro episodio discusso che lascia tanti dubbi e su cui probabilmente andava mantenuta la decisione presa da Zufferli in campo. Zaccagni prova a calciare il pallone, Mandela Keita prende posizione senza riuscire a sporcare la palla e fa sì che l'esterno della Lazio calci la sua gamba. Una decisione al limite che riporta l'arbitro al monitor e aumenta a dismisura la frustrazione della Lazio alla fine del primo tempo.

Un'escalation di errori a cui si aggiungono quelli individuali dei biancocelesti. Dopo Rovella tocca a Mario Gila, che perde una sanguinosa palla nel cerchio di centrocampo, regalando la transizione del 2-0 al Parma, e ancora a Provedel, mal posizionato sulla conclusone morbida del giovane Haj. Il 3-1 finale di Delprato non rientra tra questi, ma è causato soltanto dalla volontà ospite di provare ad agguantare un pareggio nei minuti di recupero, sacrificando le marcature preventive.

Il positivo nella sconfitta

Dopo una corsa decisamente inaspettata, con 28 punti nelle prime 13 giornate e 4 vittorie in altrettante gare in Europa League, uno stop doveva arrivare; era quasi atteso. È arrivato contro un Parma che con le big riesce spesso ad esaltarsi; dalla sconfitta immeritata al Maradona contro il Napoli, alla vittoria con il Milan e al rocambolesco pareggio ottenuto allo Juventus Stadium.

Taty Castellanos
Parma v SS Lazio - Serie A / Ciancaphoto Studio/GettyImages

Tuttavia, seppur dal Tardini Baroni e i suoi sono rientrati senza punti, hanno comunque messo a referto una prestazione ottima, sfortunata e ricca di eventi che ne hanno condizionato il risultato finale. 2.5 xG prodotti a fronte degli 1.5 xG subiti che avrebbero dovuto invertire il punteggio. Il tutto senza un giocatore determinante come Nuno Tavares, il miglior interprete dell'avvio di stagione della Lazio, e senza un uomo in grado di spaccare le partite come Boulaye Dia. L'identità biancoceleste, anche priva di queste due figure di riferimento, è apparsa solida e capace di giocare meglio (dal punto di vista della creazione di occasioni) dell'avversario. Si è acceso campanello d'allarme per il futuro per quanto concerne la gestione dei momenti della partita e degli episodi, ma non è stata ovviamente messa in discussione la bontà del lavoro svolto da Baroni finora.

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