90min difficili, 25ª giornata di Serie A: la Fiorentina
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La venticinquesima giornata si è chiusa ieri col successo del Genoa sul Venezia, un turno - l'ultimo di Serie A - che ha visto la Juventus ottenere il successo nel derby d'Italia impedendo così all'Inter di sorpassare il Napoli in vetta alla classifica. Restando nei piani alti della classifica si sottolinea come la Fiorentina abbia dato nuovamente segnali di discontinuità, potenzialmente fatali nella corsa all'Europa che conta: i viola tornano così protagonisti della rubrica legata alle difficoltà principali vissute nel corso del weekend. I 90min difficili, stavolta, sono quelli capitati a Palladino e ai suoi contro il Como di Fabregas.
- 90min difficili, 1ª giornata di Serie A: il Napoli
- 90min difficili, 2ª giornata di Serie A: la Roma
- 90min difficili, 3ª giornata di Serie A: l'Atalanta
- 90min difficili, 4ª giornata di Serie A: il Venezia
- 90min difficili, 5ª giornata di Serie A: l'Inter
- 90min difficili, 6ª giornata di Serie A: il Parma
- 90min difficili, 7ª giornata di Serie A: il Milan
- 90min difficili, 8ª giornata di Serie A: il Lecce
- 90min difficili, 9ª giornata di Serie A: la Roma
- 90min difficili, 10ª giornata di Serie A: il Como
- 90min difficili, 11ª giornata di Serie A: il VAR
- 90min difficili, 12ª giornata di Serie A: il Torino
- 90min difficili, 13ª giornata di Serie A: il Verona
- 90min difficili, 14ª giornata di Serie A: la Lazio
- 90min difficili, 15ª giornata di Serie A: il Verona
- 90min difficili, 16ª giornata di Serie A: la Lazio
- 90min difficili, 17ª giornata di Serie A: il Parma
- 90min difficili, 18ª giornata di Serie A: il Bologna
- 90min difficili, 19ª giornata di Serie A: la Fiorentina
- 90min difficili, 20ª giornata di Serie A: l'Empoli
- 90min difficili, 21ª giornata di Serie A: il Lecce
- 90min difficili, 22ª giornata di Serie A: la Juventus
- 90min difficili, 23ª giornata di Serie A: l'Atalanta
- 90min difficili, 24ª giornata di Serie A: il VAR (seconda parte)
Già la marcia di avvicinamento alla sfida contro il Como, anche al netto della sconfitta comunque dignitosa patita a San Siro contro l'Inter, lanciava segnali poco incoraggianti per via della squalifica ai danni di Moise Kean. L'attaccante gigliato aveva perso fin qui solo una partita, quella a Marassi col Genoa, risultando assolutamente l'uomo chiave della stagione positiva vissuta dalla squadra. Non si tratta soltanto di un contributo realizzativo, comunque fondamentale, ma del modo in cui l'ex Juve incide complessivamente sul gioco della Fiorentina.
I viola, non potendo appoggiarsi sul loro centravanti, non sono riusciti a ripartire con efficacia e hanno faticato più del solito ad andare al tiro: appena 3 conclusioni nello specchio, senza mai risultare realmente pericolosi se non nelle primissime (illusorie) battute. Prima battute in cui Zaniolo, chiamato a sostituire Kean, era apparso voglioso di lasciare il segno: segnali incoraggianti che si sono esauriti però in fretta e che hanno visto l'ex Atalanta, al debutto al Franchi, esaurire tutte le cartucce in avvio (diventando poi innocuo e facilmente controllato da una difesa organizzata e mai in affanno).
Un Como che gira, una Fiorentina spenta
La prestazione di Zaniolo è del tutto coerente con quanto mostrato dal resto della squadra, una Fiorentina a tratti passiva, in balia di un Como più deciso e intraprendente, una Fiorentina spesso in difficoltà nella costruzione. Palladino ha citato la presenza dei nuovi, da integrare, come potenziale ragione delle difficoltà ma - al contempo - si può notare come un Como infarcito a sua volta di nuovi arrivi abbia mostrato subito un'intesa sorprendente, con Caqueret come direttore d'orchestra ideale e con Diao dominante rispetto a un Dodò più che mai in difficoltà (un'eccezione in questa stagione).
I dati del possesso palla, sostanzialmente in equilibrio, e di una precisione di passaggi tutto sommato identica (81% viola e 82% dei lariani) raccontano solo in minima parte quel che si è visto al Franchi: gli uomini di Fabregas, sia quando si sono trovati a impostare che a ripartire, davano costantemente la sensazione di sapere dove fosse il compagno, riuscendo spesso a concedersi giocate di prima e a eludere la marcatura viola. Mandragora e Cataldi non sono riusciti a fare filtro, Fagioli sulla trequarti è apparso sprecato (crescendo con l'arretramento a metà campo) e le criticità legate a Gudmundsson e Colpani rimangono un peso non da poco sulle ambizioni gigliate di alta classifica.
L'ammissione di Pongracic: qualcosa è cambiato
C'è poi un tema più generale, uno spunto non da poco offerto da Marin Pongracic nel post-partita: il difensore croato ha spiegato come la Fiorentina sia ormai dichiaratamente una formazione che si trova più a proprio agio quando deve ripartire, allontanandosi in modo radicale dall'identità del triennio scorso, quella di squadra dominante e alla ricerca costante del possesso.
Un cambio di paradigma che rende meno sorprendenti i risultati ottenuti contro le big (vittoria contro Lazio, Milan, Roma e Inter) e i tanti intoppi contro squadre più accorte, sulla carta più alla portata. Un cambio di rotta che in sé non appare drammatico ma che rischia, da qui alla fine della stagione, di far perdere punti vitali nella corsa all'Europa rispetto a formazioni che si sono rivelate più continue e brillanti (col ritorno di Milan, Roma e Bologna come minaccia da cui guardarsi con estrema attenzione).
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