90min difficili, 27ª giornata di Serie A: il Milan

Si è chiusa solo ieri sera una giornata numero 27 che è sembrata molto più lunga del solito. L'attesa per la sfida Scudetto, il passo falso dell'Atalanta, l'ennesimo big match di San Siro hanno contribuito ad alterare la percezione di un turno che ha lasciato sostanzialmente ogni cosa invariata, sia per quanto concerne il discorso titolo sia per la lotta per non retrocedere.
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In occasione di questa giornata avremmo potuto optare per un'Atalanta che ha perso energie, reduce dal secondo 0-0 consecutivo in casa, o ancora per un Monza che rischia seriamente di chiudere la Serie A sotto i 20 punti. Tuttavia, l'ennesimo passo falso del Milan, il terzo consecutivo, ci costringe a evidenziare un'altra prestazione negativa del club rossonero.
Problema cartellini rossi
5 in Serie A e 2 in Champions League. 5 di colore rosso in Italia a fronte di 55 cartellini totali estratti nei confronti dei giocatori rossoneri. 1 su 11 ha lasciato il Milan in inferiorità numerica lo stesso numero di volte di Lecce, Como e Parma, due in meno rispetto all'Hellas Verona che domina questa classifica.
Una statistica che non è da ascrivere a un'intemperanza incontenibile, ma a un'assenza temporanea di giudizio che sta colpendo a caso gli interpreti del Milan. A Zagabria Musah, contro l'Empoli Tomori, con il Feyenoord a San Siro Theo Hernandez e nell'ultima gara con la Lazio Pavlovic. L'intervento del centrale serbo, uno dei pochi salvabili di questo periodo, è scriteriato in relazione alla distanza che separa Isaksen dalla porta di Maignan e alle possibilità che avrebbero avuto i difensori (lui in primis) rossoneri di recuperarlo in modo legale. Può forse tradursi come l'ennesimo segnale della frustrazione individuale per una partita che non va come era stata preparata; quella smania di intervenire che, al solito, peggiora sempre le cose.
Incubo stagionale
Al di là degli episodi individuali, a segnare le sorti della stagione rossonera sono i 16 risultati diversi dalla vittoria nell'arco di 27 partite di campionato (8 pareggi e 8 sconfitte). Una media punti (41) fra le più basse della storia recente, molto simile a quella totalizzata nella fallimentare stagione targata Giampaolo-Pioli. Quello si rivelò un cambiamento destinato a modificare nel giro di un biennio il futuro rossonero, che qualche anno dopo si trova già a riaffrontare una situazione simile.
Il cambio Fonseca-Conceiçao, Supercoppa italiana a parte, ha peggiorato la situazione in Serie A, escludendo prematuramente il club anche dalla fase a eliminazione diretta di Champions League. Sul taccuino degli obiettivi resta una corsa all'Europa League che sta diventando sempre più complicata e infine la strada alternativa che propone un altro trofeo. La Coppa Italia, considerando le difficoltà nel trasformare il percorso a una decina di giornate dalla fine, ha come ostacolo principale la doppia sfida con l'Inter di Simone Inzaghi. Un confronto complicatissimo, ma anche una delle poche cose riuscite ai rossoneri in questa stagione da incubo.
Se si dovesse valutare il percorso fin qui, considerando la mossa attuata con Fonseca, anche il secondo tecnico portoghese sarebbe da esonero. Tuttavia, un altro cambio di guida tecnica a meno di tre mesi dalla chiusura della stagione sembra un'ipotesi remota. Il Milan deve scuotersi come accaduto a cavallo del nuovo anno; troverà Sergio Conceiçao il modo per risvegliare l'orgoglio rossonero nelle ultime gare che contano?
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