90min difficili, 8ª giornata di Serie A: il Lecce
Siamo arrivati a un altro capitolo del viaggio tra i risultati più deludenti e i flop più innegabili in Serie A, turno dopo turno: dopo aver citato il Milan nella scorsa giornata ci troviamo ancora una volta a tirare in ballo la squadra che ha incrociato la Fiorentina sulla propria strada. Non si parla però di una sconfitta rocambolesca o sfortunata come quella dei rossoneri al Franchi ma, a conti fatti, di una vera e propria disfatta come lo 0-6 rimediato dal Lecce al Via del Mare, sempre contro i viola di Palladino.
90min difficili è una serie nella quale viene evidenziata la prestazione più negativa, secondo noi, tra le 20 squadre di Serie A, in ogni giornata, dalla 1ª alla 38ª. Un viaggio, un appuntamento settimanale da non perdere accompagnato da una nuova grafica e altre novità che saranno sviscerate nel corso della stagione.
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Se le due trasferte contro Milan e Udinese potevano apparire sulla carta particolarmente ostiche, sconfitte per certi versi anche preventivabili, quanto accaduto al Via del Mare contro la Fiorentina assume i contorni del dramma sportivo. Si va ben oltre il "difficile" e si sconfina nell'apocalittico, non tanto per il valore della rosa gigliata - peraltro in un buon momento di forma dopo un avvio zoppicante - quanto per le dimensioni della sconfitta e per l'assenza totale di segnali da cui ripartire. Lo 0-6 interno fa rumore e peraltro fa anche storia: si tratta della sconfitta interna più pesante mai rimediata dal Lecce nella propria storia, perlomeno in Serie A, ed è evidente che la portata di un simile risultato superi in modo profondo il peso delle sconfitte di San Siro e del Bluenergy Stadium.
La fiera degli errori
Anche le parole di Gotti nel post-partita hanno seguito appunto un tragitto apocalittico, non risparmiando riferimenti certo sconfortanti per l'ambiente salentino: ha parlato di incubo e di disgregazione, sottolineando (ma è la prassi) di non voler lasciare nulla d'intentato e di volersi impegnare proprio per aggregare la squadra, per fare quadrato e per rendere verosimile la missione - comunque a suo modo storica - di centrare la terza salvezza consecutiva. I dati statistici emersi dalla sfida, comunque chiari (appena il 31% del possesso palla e due soli tiri verso la porta di un De Gea inoperoso), rendono solo parzialmente l'idea della disfatta: la sensazione costante - al di là delle primissime fasi del match - era quella di un Lecce assolutamente in balia dei viola, una situazione che con l'espulsione di Gallo a fine primo tempo ha assunto poi contorni ancora più chiari, togliendo significato a una partita già chiusa prima dell'intervallo.
Al di là dell'atteggiamento complessivo della squadra, in un pomeriggio in cui tutto ciò che poteva andare storto lo ha fatto, si sottolineano i numerosi e talvolta grotteschi errori individuali sia in fase di possesso (con la Fiorentina costantemente in grado di recuperare palla anche in zone pericolose) che di non possesso. Si può partire dai tanti duelli persi, dal modo del tutto inconsistente con cui Guilbert e Gaspar hanno provato a marcare i diretti avversari, della facilità con cui Beltran ha strappato il pallone dai piedi di quest'ultimo nell'azione del 2-0, ci si può riferire all'uscita goffa di Falcone sulla stessa rete del raddoppio ma anche all'estrema facilità con cui sistematicamente i viola sono arrivati - del tutto incontrastati - al tiro.
Il tutto unito alla giornata da dimenticare di Gallo: espulso quando poteva esserci ancora partita (almeno sulla carta) e troppo molle nel contrastare Colpani dopo la mancata trattenuta di Falcone (situazione poi ripetuta successivamente e con Baschirotto protagonista, sulla doppietta dell'ex Monza del tutto libero di ribattere in porta). Lo stesso Baschirotto, colpevole solo parzialmente di fronte al bel gol di Colpani, non è riuscito a riscattarsi e - anzi - ha lasciato Beltran libero di appoggiare in porta per il 5-0, dopo un'azione comunque complessivamente da incubo per tutta la retroguardia salentina, azione che per certi versi ne racchiude simbolicamente il pomeriggio da dimenticare.
Peggior attacco, peggior difesa
Accanto al rendimento disastroso della retroguardia non si sottolineano segnali confortanti neanche dal centrocampo in su: terza partita consecutiva senza trovare la via del gol e senza mai andarci realmente vicino, Krstovic del tutto isolato e chiamato a fare l'impossibile, peggior attacco del campionato (appena 3 gol fatti) che va dunque a unirsi alla peggior difesa (con ben 18 reti prese quando siamo all'ottava giornata). Il dominio totale espresso dalla Fiorentina, comunque superiore anche prima dell'espulsione di Gallo che ha ulteriormente cambiato volto al match, si unisce alla poco invidiabile capacità del Lecce di far rilanciare anche quei viola fin qui apparsi sottotono come Colpani, Beltran e Parisi: il primo ha trovato addirittura una doppietta, lasciato spesso troppo libero d'inventare e non solo in zona gol, l'argentino e l'ex Empoli - trattati fin qui alla stregua di esuberi - hanno approfittato agevolmente della resistenza nulla dei salentini e hanno colto l'occasione per rilanciarsi (senza che ci fossero particolari avvisaglie in tal senso).
Rispetto al passato ha colpito anche l'involuzione sul fronte del ritmo e della capacità di contrastare il possesso avversario: la sfida ha preso subito binari favorevoli ai viola, dotati di maggior qualità a centrocampo e lasciati troppo liberi di creare, con Adli e Cataldi ad alternarsi in regia e con un Colpani davvero ispirato: al di là dei singoli errori tecnici a ripetizione, dunque, sorprende l'atteggiamento arrendevole della squadra, sorprendono i duelli persi in modo sistematico e la libertà totale lasciata agli avversari in ogni zona del campo. In questo senso anche Gotti è stato criticato per le scelte di formazione e per la decisione di schierare elementi (come Rebic e Oudin) poco in grado di sacrificarsi in fase di non possesso, apparsi a lungo fuori dalla partita, come oggetti estranei. Lo stesso Gotti ha citato parole pesanti, come detto: "incubo" o ancora "problemi strutturali", ha parlato di "miracolo" immaginando la salvezza. Una scelta di vocabolario che ha in sé il senso di umiliazione che questo 0-6, senza appello, si porta dietro.