Basso profilo come religione: in fuga dalle pressioni, tra realismo e retorica pura

Motta e Inzaghi
Motta e Inzaghi / Nicolò Campo/GettyImages
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Riflettendo sulla retorica mantenuta spesso dai tecnici di Serie A si può tirare in ballo la decisione, contro ogni razionalità, di continuare a conservare la fiducia in un Babbo Natale che - di notte - passa casa per casa a distribuire doni. Una retorica, appunto, fatta di favole date per vere o di costruzioni creative a cui siamo così abituati da considerarle credibili, come quelle leggende metropolitane ripetute così spesso da annullare il distacco rispetto alla realtà dei fatti. Ci si riferisce perlopiù a quegli allenatori, alla guida delle big, che rifuggono il ruolo di favoriti e - addirittura - allontano lo Scudetto dal proprio orizzonte, contro ogni dato razionale e logico.

Favola o realtà?

Il caso dell'Inter è chiaramente quello più clamoroso, sia pensando al titolo di campioni d'Italia che gli uomini di Inzaghi devono difendere che al monte ingaggi, il più elevato della Serie A. Ma non solo: la profondità accresciuta e l'esperienza della rosa fanno sì che sia difficile assecondare chi non vede nei nerazzurri la squadra maggiormente "obbligata" a ottenere il successo. Marotta di recente ha indicato nell'Atalanta la favorita, Inzaghi ha spiegato di immaginarsi un campionato più che mai aperto a causa di "squadre che hanno speso tantissimo": posizioni che, una volta per tutte, concretizzano la retorica creativa di cui sopra.

Simone Inzaghi
Marotta e Inzaghi / Quality Sport Images/GettyImages

Appare più realista e pragmatico l'input lanciato da Thiago Motta, il nuovo tecnico della Juventus ha individuato nell'Inter e nel Napoli le due squadre maggiormente accreditate al successo finale: in questo caso, dal punto di vista bianconero, esistono fattori razionali per cui liberarsi legittimamente delle pressioni. Un percorso di rinnovamento ormai avviato da tempo, un calo del monte ingaggi e l'ampio ricorso a elementi della Next Gen fanno sì che - per quanto sia storicamente insolito - la Juve vesta effettivamente i panni della possibile outsider, senza obblighi e assilli di successo finale (anche al di là dello storico motto bianconero).

Tra retorica e realismo

Evidente il ricorso alla retorica, anche da parte di Motta, ma in questo senso un'abile strategia comunicativa trova una sponda coerente anche nei fatti: rispetto alle concorrenti è evidente che il livello dei rincalzi e delle seconde linee sia diverso, con scelte spesso obbligate e - come detto - un necessario ricorso a elementi senza esperienza. Il Napoli merita un distinguo ulteriore: arrivi come Lukaku, Buongiorno, McTominay e Neres lasciano intendere quanto Conte - come suo solito - possa ambire a risposte immediate e non miri semplicemente a un processo di costruzione più duraturo e dilatato.

Antonio Conte, Thiago Motta
Conte e Thiago Motta / Nicolò Campo/GettyImages

Non si tratta di un instant team costruito per vincere, non in senso stretto, ma l'assenza di impegni di coppa e il livello dei calciatori arrivati in estate fanno sì che la valutazione di Motta (che vede nel Napoli una delle due contendenti principali) abbia una certa credibilità. La tendenza, al di là della big prese in oggetto, resta quella di volersi liberare delle pressioni e delle aspettative: un input anche logico e comprensibile a monte che però, soprattutto nel caso dell'Inter, rischia di suonare come pretestuoso e lontano dalla reale dimensione delle cose.

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