Biraghi, Quarta e l'addio della vecchia guardia: la Fiorentina si rinnova ancora
Il calcio è fatto di cicli, di veri e propri percorsi - più o meno fortunati - dotati di un inizio e di una fine. La conclusione di un ciclo emerge per forza di cose come un frangente doloroso, unendo riconoscenza e rimpianti, mescolando rancori più o meno sopiti alla volontà di ripercorrere quanto di bello ha avuto luogo. Fiorentina e Lazio, al di là del calo viola emerso nelle ultime settimane, stanno dando prova di quanto un rinnovamento (anche importante) possa avere un suo lato virtuoso, la formazione gigliata dal canto proprio potrebbe proseguire anche a gennaio quel percorso di rivoluzione già avviato da Pradè in estate.
Da certezze a rincalzi di lusso
Sarebbe apparso complicato, lo scorso anno, immaginare una Fiorentina privata di Milenkovic, Bonaventura e Nico Gonzalez - simboli dell'ultimo triennio viola - al contempo anche Biraghi e Martinez Quarta hanno rappresentato pilastri del ciclo targato Italiano, il primo anche nelle vesti di capitano. Palladino, arrivato in estate per raccogliere l'eredità di Italiano, ha dimostrato fin da subito di non voler seguire alcun solco predefinito e di saper optare anche per decisioni drastiche, tali da toccare anche i vecchi punti fermi: Biraghi, da capitano e inamovibile, è diventato prima un potenziale esperimento come braccetto e, successivamente, una seconda scelta rispetto a Gosens (tanto voluto proprio da Palladino).
Martinez Quarta, così come il nuovo arrivato Pongracic, ha dovuto fare i conti con la crescita di Comuzzo e con una coppia titolare (quella composta dal 2005 e da Ranieri) diversa da quella immaginata a priori. I presupposti sembravano essere diversi sia per l'ormai ex capitano, ormai separato in casa, che per il difensore argentino: il primo (quando Gosens non era ancora arrivato) si preparava a vivere una stagione da titolare, alternandosi con Parisi tra le varie competizioni, il secondo poteva addirittura confidare in una stagione da vero protagonista.
Il coraggio chiesto da Palladino ai suoi centrali, la tendenza a vederli anche avanzare e partecipare alla fase di possesso, sembrava sposarsi al meglio con le qualità dell'argentino, sia immaginandolo al centro del terzetto iniziale (prima del passaggio al 4-2-3-1) sia figurandoselo come terzo di destra. In entrambi i casi la situazione ha assunto connotati ben diversi, togliendo centralità ai due e rendendoli rincalzi di lusso: cambiano le modalità dell'addio, da un lato con polemica e dall'altro senza tensioni, ma l'epilogo sarà verosimilmente lo stesso.
La Fiorentina continua dunque a cambiare forma, a veder venire meno i vecchi simboli per costruirsene di nuovi: il nuovo pacchetto arretrato, tra l'altro, conterà sul prossimo arrivo di Valentini come potenziale riserva di Ranieri, con Pongracic che - al contempo - spera di vivere una seconda parte di stagione migliore della prima, fin qui del tutto deludente rispetto alle attese.