C'è differenza tra la crisi della Juventus e quella del Milan? L'opinione di Capello

Fabio Capello
Fabio Capello / Angel Martinez/GettyImages
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Fabio Capello ha utilizzato le colonne de La Gazzetta dello Sport per commentare il periodo di crisi che stanno attraversando Juventus e Milan in questa stagione. L'ex allenatore e oggi opinionista ha spiegato che, sebbene i risultati deludenti li accomunino, i problemi alla base di bianconeri e rossoneri sono diversi, da ricondurre alla sfera societaria, più che a quella semplicemente sportiva.

La crisi del Milan:
"Da entrambe le parti si sono verificati errori da non ripetere, con responsabilità da sottolineare e, in alcuni casi, anche da individuare. Penso al Milan, dove tutto mi sembra complicato: la catena di comando, esattamente, qual è? Se l’allenatore scelto a inizio stagione finisce per non convincere, se le strategie di mercato non hanno funzionato, dovrebbe essere possibile individuare una figura dirigenziale che quei giocatori e quell’allenatore li ha scelti, invece in casa rossonera non è ancora chiaro chi fa cosa. Ibrahimovic non è un dirigente ma un advisor della proprietà, eppure tempo fa ha detto che il boss è lui e che comanda lui. Tuttavia, le gerarchie nella scelta del nuovo ds sembrano andare in un’altra direzione, con l’ad Furlani in prima fila. Persino i tifosi sono in confusione, non sanno a chi dare davvero la colpa per una stagione che rischia seriamente di chiudersi senza un posto nella Champions che verrà".

La crisi della Juve:
"Alla Juventus c’è una situazione più chiara, e di conseguenza sono più chiare anche le responsabilità: il dt Giuntoli ha portato avanti un mercato da protagonista, spendendo oltre 200 milioni per rivoluzionare la squadra, ma il rendimento dei bianconeri non si è rivelato all’altezza delle aspettative (e dei soldi investiti). Motta ha pagato come sempre succede in queste situazioni, ma ho l’impressione che Giuntoli adesso sia arrivato a un bivio: la società accetterebbe un’altra stagione deludente come questa?".

Da dove ripartire:
"Il paradosso, per entrambe le squadre, è che questa stagione avrebbe ancora delle cose da dire. Il Milan ha già alzato un trofeo, la Supercoppa vinta nel derby di Riad, e un altro potrebbe alzarne, solita Inter permettendo: la Coppa Italia è un traguardo alla portata ma senza la qualificazione in Champions - ora lontana 6 punti - la stagione verrebbe bollata comunque come negativa. La Juventus è attaccata al treno del quarto posto, distante appena un punto, e a giugno giocherà il primo Mondiale per club della storia, unico club italiano insieme all’Inter: ci sarebbe margine per raddrizzare, almeno in parte, questo 2024-25, ma la percezione generale è di tutt’altro umore. È inevitabile allora che sia il Diavolo che la Signora guardino già avanti, ai prossimi allenatori e, nel caso dei rossoneri, anche al ds che oggi non c’è. Quello che conta, però, è che Milan e Juve abbiano ben chiaro cosa serve per ripartire: per costruire un gruppo vincente non servono gli algoritmi, occorrono persone capaci di capire se un determinato profilo ha le carte in regola per reggere il peso di San Siro o dello Stadium. Diversamente, non si va lontano".


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