Che tipo di allenatore serve alla Roma?
La domanda che impera a Roma da diverse settimane, con varie tesi a scontrarsi senza una soluzione certa, in grado di mettere d'accordo l'ambiente in toto. Dopo meno di due mesi di gestione la società giallorossa ha ufficialmente allontanato Ivan Juric in seguito alla sconfitta dello Stadio Olimpico contro il Bologna, la quarta in otto partite di Serie A con il croato in panchina. L'esonero è arrivato attraverso un comunicato breve e atteso già da qualche giorno.
Vogliamo ringraziare Ivan Juric per il suo duro lavoro nelle ultime settimane.
Ha gestito un ambiente difficile con il massimo della professionalità, e di questo gli siamo grati. Gli auguriamo tutto il meglio per il suo futuro. La ricerca di un nuovo responsabile dell'area tecnica è già iniziata e verrà annunciato nei prossimi giorni.
Il comunicato dell'As Roma
Gli errori del passato e i dubbi sul futuro
Affermare che Juric non abbia mai goduto della fiducia della gente è un eufemismo, ipotizzare che, nonostante le dichiarazioni pubbliche, parte della squadra non fosse del tutto convinta della sua proposta di gioco ci sembra invece evidente. La Roma, salvo la prestazione rabbiosa vinta 3-0 contro l'Udinese, non ha mai mostrato una spinta diversa, un dettame tattico al quale aggrapparsi per uscire dal campo soddisfatta con continuità. Ha sempre evidenziato lacune gravi che, a distanza di due mesi, sono quasi aumentate lasciando il club giallorosso in una posizione di classifica (sia di Serie A che di Europa League) abbastanza critica.
L'errore del recente passato, a detta di molti (ai quali ci aggiungiamo in modo convinto), riguarda l'esonero di Daniele De Rossi, arrivato troppo presto e incongruente con la firma di un triennale avvenuta soltanto pochi mesi prima. Senza tornare in modo approfondito sull'argomento, occorre ora cercare di comprendere quale figura potrebbe risollevare le sorti della Roma in modo immediato o, nel caso in cui si giudichi questa stagione già irrecuperabile (e gli argomenti ci sono) chi sarebbe il più adatto a preparare il terreno giusto per fiorire nella prossima.
Sono tanti i nomi circolati negli ultimi giorni, con diversa intensità e probabilità di concretizzazione. Da Roberto Mancini a Massimiliano Allegri, fino alle ipotesi dall'estero di Edin Terzic, Frank Lampard e Paulo Sousa, e ancora a quelle locali di Claudio Ranieri e del ritorno di Daniele De Rossi. Molte ci sembrano valide, ma le due sulle quali scegliamo di apporre una preferenza riguardano il primo e l'ultimo nome.
Roberto Mancini è probabilmente l'allenatore che ha raggiunto il picco più alto tra i sopracitati (insieme ad Allegri). Un uomo che conosce Roma, anche se più dall'altro lato della Capitale, e che ha maturato innumerevoli esperienze estere (con club e Nazionali) vincendo in diverse decadi della sua storia in panchina. Un profilo che ci trasmette la sensazione di un calcio diverso, che molti a Roma desiderano dall'esonero di José Mourinho, e al contempo una figura che garantisce uno status elevato. Forse, anche a stagione in corso, iniziare un progetto lungo con Roberto Mancini sarebbe l'ipotesi migliore tra quelle a disposizione.
Se non dovesse configurarsi la prospettiva di cui sopra, probabilmente l'ipotesi migliore riguarderebbe il reintegro di Daniele De Rossi, sotto contratto con il club giallorosso fino a giugno 2027. La leggenda della Capitale si è lasciata in rapporti abbastanza tesi, per usare un altro eufemismo, con la dirigenza, ma sarebbe obbligato a tornare alla Roma (salvo ulteriori clausole contrattuali) nel caso in cui Ghisolfi e i Friedkin decidessero di richiamarlo in panchina. Riprendere il controllo della situazione a due mesi di distanza non sarebbe certo facile, ma annullerebbe quel periodo d'adattamento al nuovo allenatore di cui una squadra ha sempre bisogno.
E gli obiettivi?
E il discorso si ricollega inevitabilmente agli obiettivi stagionali. Se la Roma in Europa League può ancora evitare il peggio, anche passando dai Playoff (situazione alla quale è storicamente abituata), in Serie A la questione sembra difficilmente ricomponibile. Le prime viaggiano a ritmi serrati e hanno posto una distanza con i giallorossi che sembra già incolmabile per la qualificazione in Champions League, considerando che non si tratta di sperare nel crollo di una sola squadra (ma di quattro). La settima in classifica è attualmente il Milan, a quota 18 punti e a pari merito con il Bologna, con cui deve recuperare la giornata saltata per il discusso rinvio al Dall'Ara. In caso di successo volerebbe a quota 21, distanziando i giallorossi dall'ultima piazza utile di ben 8 punti (la Roma è a quota 13) e rendendo difficilmente raggiungibile anche la qualificazione alla prossima Conference League.
Dal club capitolino ci si aspetta ovviamente una reazione immediata, da chiunque venga scelto come guida tecnica, ma giudicare la stagione italiana già terminata dal punto di vista degli obiettivi non è disfattismo, bensì realismo dettato dallo stato di salute delle tante antagoniste per l'Europa e da una differenza di punti renderebbe la rimonta un miracolo sportivo.