Compattezza, generosità e cambi: gli ingredienti dell'impresa della Juve sul City
La sequenza di pareggi consecutivi tra campionato e Champions League ha fatto sì che, attorno alla Juventus, crescessero i malumori e prendesse piede la tendenza al paragone col recente passato, osservando la classifica di Serie A nella stagione scorsa e scomodando Allegri (in una sorta di paradossale rimpianto per chi, a lungo, è stato respinto dalla piazza). La serata di gala contro il Manchester City, ormai l'ombra di sé, appariva la chance ideale per togliersi la polvere di dosso e per rilanciarsi in grande stile: si tratta del resto del messaggio lanciato da John Elkann nella sua visita alla Continassa, un messaggio che a quanto pare ha colpito nel segno.
Che sia o meno un crocevia positivo all'interno della stagione è evidente che, concentrandosi sul presente bianconero, il 2-0 sui Citizens offra diversi aspetti incoraggianti da cui ripartire, semi di una Juve a tratti perfetta contro una squadra che - al di là del momento vissuto - presentava un undici di partenza in grado di intimorire. Uno scenario, questo, che si è verificato solo a tratti e solo in presenza di spunti individuali sporadici: nel complesso la sensazione non è mai stata quella di un City dominante, al di là dell'ovvio dato del possesso, ed è possibile individuare meriti specifici all'interno della prestazione bianconera.
Solidità e compattezza
La solidità difensiva è un dato rilevante: nelle prime battute Doku e Grealish sembravano poter creare problemi dalla parte di Savona ma, col passare dei minuti, la situazione è rientrata e - in tal senso - occorre sottolineare la generosità e l'applicazione di Conceicao in fase di ripiegamento. Il portoghese, fresco di conferma da parte di Giuntoli, ha abbinato il consueto lavoro fatto di dribbling e scatti ad un atteggiamento da gregario che ha esaltato lo Stadium, in modo persino superiore rispetto alle giocate di qualità e alle punizioni conquistate.
La tenuta difensiva si è espressa poi al meglio nella coppia Gatti-Kalulu: il primo è apparso un vero e proprio muro, respingendo palloni in quantità, facendosi valere nel gioco aereo e concedendosi anche sortite offensive efficaci. Personalità e lucidità al cospetto di un Haaland rimasto, al di là di un'occasione, spettatore non pagante. Le prove incoraggianti dei singoli, compreso un Danilo spesso discusso, trovano poi una sponda cruciale nel lavoro svolto dall'intera squadra, con menzione speciale per un Locatelli capace di fare spesso da difensore aggiunto, aiutando il reparto arretrato e recuperando palloni in quantità.
Yildiz ispirato e cambi decisivi
Anche Thuram, pur se troppo compassato in impostazione, ha dato il proprio contributo in tal senso e - al di là dei tanti errori commessi col pallone al piede - lo stesso Koopmeiners ha partecipato al gran lavoro del centrocampo in fase difensiva. Non una Juve conservativa od operaia, in senso stretto, ma capace - anche nei suoi interpreti offensivi - di svestire i panni eleganti e di mantenersi compatta. Ma non si vive di sola generosità ed è chiaro che, per ottenere un risultato come quello di ieri, occorra un bonus di qualità che - nello specifico - ha visto in Yildiz il principale interprete: il turco è apparso il più ispirato, a livello di giocate individuali, abbinando estetica ed efficacia come s'impone a un dieci che si rispetti.
Ultimo ma non ultimo, con meriti ascrivibili chiaramente a Thiago Motta, c'è il peso virtuoso dei cambi arrivati nella ripresa: Weah e McKennie hanno collezionato l'azione del 2-0 a pochi minuti dall'ingresso in campo e hanno concretizzato il ritornello - ripetuto anche dal tecnico bianconero - dell'importanza dell'intero gruppo, non come mero atteggiamento mediatico (per tenersi buone le riserve) ma come vera arma per cambiare definitivamente volto a una partita. Il momento specifico della sfida e gli spazi che si stavano aprendo di conseguenza rendevano i due statunitensi i giusti ingredienti per imprimere una svolta definitiva, come in effetti è stato, e per approfittare della situazione.