Conceição si fa carico del momento del Milan e rimarca i problemi di organico
La sconfitta con la Juventus, nel big match di sabato scorso, ha enfatizzato ulteriormente le criticità emerse col Cagliari e ha riportato il Milan al centro di critiche dopo la parentesi positiva in Supercoppa Italiana. L'esperienza in Champions League ha avuto fin qui un tono diverso e più positivo rispetto al campionato, Sergio Conceição si appresta a vivere il proprio debutto come tecnico rossonero nella principale competizione europea. Queste le sue parole in conferenza stampa alla vigilia della sfida col Girona a San Siro:
Rendimento migliore in Europa: "Penso che tutte le partite sono diverse. È vero che stare nella migliore competizione di club al mondo è sempre una motivazione grandissima. Le grandi squadre come il Milan devono lavorare tutti gli anni per essere presenti. In campionato stiamo lavorando per avere la continuità giusta per arrivare ad esserci ancora una volta a fine anno. Con il Porto è stato un orgoglio grandissimo per 7 anni, ora cerchiamo di portare il Milan in una posizione avanzata in questa competizione, come vorrebbe la nostra storia. Domani è molto importante per andare avanti" riporta MilanNews.
Il momento del gruppo e il peso della storia: "Questa settimana, al di la del poco tempo che c'è stato per prepararci, i ragazzi erano concentrati e focalizzati. Gli ho detto dopo la Juve che questo è un lavoro a livello mentale e devo essere io come allenatore a fargli trovare l'atteggiamento giusto. Mi stanno dimostrando questo, sono motivati tutti i giorni per lavorare e avere questa evoluzione che vogliamo. Le maglie non giocano, le maglie sono indossate da giocatori che devono mettere fuori quello che vogliamo noi a tutti i livelli e in tutte le competizioni, non solo in Champions League".
Continuità nei 90 minuti: "È quello che stiamo cercando, non è che mi devo difendere per quello che ho detto: sono cose che mi sono venute da dentro. Anche i ragazzi sono coscienti di quello che c'è da fare. Dobbiamo guardarci negli occhi, lavorare sul campo, credere in quello che facciamo e dopo loro capiscono cosa non c'è stato per poi essere continui nella partita. Il bello del calcio è che è un ricominciare continuo. Dopo una bella partita devono ricominciare per preparare la prossima, uguale dopo una partita non tanto bella: questo ricominciare è un'opportunità per migliorarsi".
Difficoltà vissute in passato: "Mi è capitato anche di peggio, ma succede. Giochiamo contro gli avversari eh, non è che se giochi contro squadre teoricamente inferiori ci sono momenti in cui la squadra avversaria è sopra, fa parte del calcio. Ci sono momenti in una partita, ci sono tanti dettagli importanti. La base non deve essere negoziabile. Se c'è da soffrire c'è da soffrire, se c'è da difendere di più c'è da difendere di più, poi quello che conta di più è il risultato. Contro la Juve ci è mancato qualcosa nel secondo tempo? Assolutamente sì. I giocatori sono coscienti che c'è da lavorare per migliorare, ed è importante che ci sia questa base per avere l'evoluzione che abbiamo noi".
Il mercato: "Quando ho detto quella cosa sui cambi non era una critica ma una realtà. Domani abbiamo 12-13 giocatori della prima squadra, 3 portieri, e tre ragazzini: Camarda, Zeroli e Bartesaghi. È un messaggio anche per i tifosi, l'anima del club: in questo momento siamo qua noi, devono appoggiarci, devono essere il dodicesimo uomo. Anzi, il primo. Senza di loro il club non esiste. Senza l'anima degli appassionati non esiste il club. Io farò di tutto, i giocatori faranno di tutti, ma c'è bisogno del loro supporto. Domani è importantissimo, siamo in emergenza e abbiamo bisogno di tutti: vinciamo tutti, pareggiamo tutti e perdiamo tutti. Non sono bello, non sono simpatico, va bene. Ma ora sono qua io. I giocatori sentono l'ambiente fuori. È importante mettersi tutti insieme. Dovevo dirlo, lo sento. Vedo troppe divisioni in un club storico. È il Milan che ci perde, non io o i giocatori. I tifosi del Milan cominciano ad un anno e sono tifosi per tutta la vita. Secondo me è molto importante".
Pulisic e l'arrivo di Walker: "Christian rimane con noi, abbiamo allenamento domattina, vediamo come sarà. Non voglio rischiare di perderlo per un mese o per due mesi. Può andare in panchina ma è meglio non rischiare. Ma sta con noi in ritiro. Dopo, sulle altre cose: la partita di domani è la cosa più importante".
Cosa si aspetta dall'attacco: "Io come allenatore e come ex giocatore ho avuto sempre l'opinione che i difensori centrali e i portieri sono colpevoli per i gol, così come non sono d'accordo quando non si vince perché l'attaccante non segna: è un processo collettivo. Bisogna trovare un equilibrio, se loro fanno tutto quello che gli chiedo a me va bene perché poi segnano gli altri: l'importante è il risultato finale. Voi vedete i numeri giustamente, io da allenatore vedo anche altre cose".
Pavlovic: "È a disposizione del gruppo. Non è colpa sua se non ha ancora giocato, si è allenato bene, anche con una voglia incredibile: a volte esce dalla posizione e non mi piace tanto. Le scelte sono le mie, domani abbiamo due difensori centrali ma posso anche mettere un centrocampista per giocare lì".
Cosa manca: "È un problema di allenatore. È l'allenatore che deve spiegare cosa vuole, sono io che devo fare qualcosa in più e sono qua per quello".
Il sogno in Champions: "Sono stato vicino vicino quando ho affrontato il Chelsea e il Liverpool nei quarti di finale. Io ho questo sogno di arrivare dopo i quarti. Quando non lo so. Questa squadra può farlo? Noi prepariamo le partite per quello. Quello che posso dire è che da domani faremo il massimo per arrivare il più lontano possibile in questa competizione".