Conceiçao si presenta al Milan: come cambierà la squadra e la gestione dei big
Parte un nuovo capitolo per il Milan, inizia l'era Sergio Conceiçao dopo l'esonero di Paulo Fonseca (successivo all'1-1 contro la Roma e particolarmente discusso per le modalità). Il nuovo allenatore rossonero ha parlato in conferenza stampa, dopo aver rilasciato le prime parole già ieri a margine del primo allenamento a Milanello. Queste le sue parole:
Orgoglio per il Milan: "Sono orgoglioso, per me è un piacere venire a lavorare in una squadra enorme che conosco da giocatore e che ho incontrato da allenatore. Per me è un passo in avanti nella carriera e del mio staff, il tifo è l'anima del club e senza loro è difficile vivere e crescere. Noi dobbiamo rispettare questi valori e lavorare tanto per dimostrare che siamo all'altezza. Se sono qua non è un buon segno, non è solo colpa di una persona ma di tante, della squadra e della struttura che collabora tutti i giorni. Dobbiamo riflettere, non c'è tanto tempo per lavorare sulla partita con la Juve ma non ci lamentiamo e non cerchiamo scuse. Siamo qui per cercare di vincere".
Concetti su cui lavorerà: "Se ho sentito mio figlio? Francisco sarà un avversario professionale, a casa è mio figlio. Noi possiamo cambiare sistema ma c'è lo spirito e la mentalià che non è negoziabile, l'intensità e la fame, dare tutto per cercare di vincere. Non è facile, io sono appassionato e vivo intensamente, voglio che anche loro vivano così, come i tifosi. Su questa strada loro devono capire che devono avere la luce negli occhi a Milanello, andare al limite. Ovviamente c'è l'organizzazione, la strategia, questo è altro".
I problemi fin qui: "Ci sono tante cose che non funzionano, ognuno preferisce parlare di una cosa ma io penso che Fonseca a cui mando un abbraccio ha avuto anche bellissime partite, altre non tanto. Quello è il lavoro di un allenatore, noi vogliamo essere perfetti ma non è possibile. Ogni settimana c'è un test difficile e dobbiamo essere preparati, non entro nei dettagli e non sarebbe corretto verso una persona che conosco da tanto".
Come è cambiato: "Ora è tutto diverso, da giocatore pensiamo che capiamo tutto di calcio ma non è così, pensiamo al nostro giardino. Non penso di poter dormire, c'è lo stress di voler conoscere tutto, ognuno nel suo lavoro, tutti sono importanti, dal giardiniere al presidente. C'è voglia di bruciare le tappe per conoscere tutto e tutti. I tempi sono corti".
Cosa lo ha convinto: "La mia situazione col Porto non è stata facile, non voglio parlarne. Il timing non è la cosa importante, ogni settimana c'era un club a cui mi accostavano, un club interessato...ne parlano sempre ed è normale, non possiamo controllare. Col Milan è stata una cosa veloce, sono venuto al Milan perché sto allenando una delle migliori squadre al mondo a livello storico, non potevo dire di no e la mia scelta è stata subito il Milan".
Rapporto coi giocatori: "Dipende dalla situazione, io non devo cambiare a 50 anni, è difficile. Io faccio questo mestiere da 13 anni. Chi va in panchina è meno contento, per chi resta a casa è difficile, se c'è comunicazione diretta e allenamento al massimo possono essere anche più tristi perché non giocano, la pressione però fa parte del calcio. La pressione fa parte, i brutti momenti ci sono, siamo con fiducia a fare un buon lavoro. Posso parlare benissimo ma poi sono i risultati".
Novità tattiche: "Io vado con le mie convinzioni come lavoro e a livello tattico, il sistema non è tanto importante, lo è la dinamica sul campo. Abbiamo la strategia, la base è sulla nostra squadra e sui miei principi. Il calcio per me è molto semplice: una porta per fare gol e uno dove non prenderlo. Possesso palla e tiki taka? Per me è metterla dentro".
Obiettivi: "C'è tanto lavoro da fare, ci sono giocatori che non possono giocare, giocatori importanti nei primi mesi. Dobbiamo lavorare con chi è a disposizione, ho fiducia nella rosa e in tutti loro. Andiamo a lottare per vincere già questa partita, per l'allenatore è meglio avere tutti ma gli infortuni fanno parte del calcio".
Rapporto coi big: "Per me sono tutti uguali per come gestisco, non fa differenza l'età. Dipende dall'allenamento, se si lavora al massimo e al limite va bene per me, non ci sono differenze. Davanti a tutti loro sanno che il discorso è uguale per tutti, dopo ci sono discorsi a livello personale e i miei discorsi saranno diversi in base al carattere diverso...mi piace capire la storia dei calciatori, la famiglia, delle volte il giocatore ha una storia dietro per avere avere comportamenti dentro la squadra. Mi piacciono le piccole cose, a livello individuale".
I ruoli: "Ognuno ha il suo ruolo, a me piace entrare nei diversi dipartimenti, capire che lavori si fanno. Il fisioterapista, il nutrizionista, è il mio lavoro, c'è tanta informazione e cerchiamo di conoscere al più presto. Con la dirigenza parlerò quando ci sarà bisogno, lavoriamo nella stessa direzione e a remare nella stessa direzione. Vogliamo che il Milan arrivi in Champions e ora c'è un titolo da disputare, anche in Champions vediamo dove arrivare".
Mercato: "Abbiamo analizzato le partite nel dettaglio ma non conosco bene i giovani, poi parliamo e vediamo se dobbiamo aggiustare qualcosa".
Entrare a campionato in corso: "La situazione al Nantes somiglia ma qua la pressione è diversa, io voglio essere meglio di ieri, l'ambiente deve dare una carica in più e non ci deve rendere paurosi. Prendiamo questo con responsabilità, tutti, lavorare al massimo".