Crisi Juve: i troppi cambi di Motta, la fascia senza padrone e le forzature tattiche

  • Una formazione senza certezze con troppe rotazioni
  • Una fascia da capitano passata di braccio in braccio
  • Calciatori utilizzati in ruoli insoliti e tanti esperimenti
Motta
Motta / Jonathan Moscrop/GettyImages
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In mezzo a una situazione chiaramente delicata e traballante per Thiago Motta, come ovvio che sia dopo due disfatte come quelle contro Atalanta e Fiorentina, emergono diverse criticità meritevoli di analisi e di considerazione. Punti di vista differenti che, se sommati, offrono un quadro su quella che è stata ed è la prima stagione di Motta alla guida della Juventus. Un aspetto interessante da prendere in considerazione è quello legato alle scelte di formazione, all'alternanza tra i vari giocatori a disposizione e rotazioni sicuramente audaci: l'edizione odierna del Corriere dello Sport si sofferma su tale aspetto e parte citando una frecciatina di Danilo, l'ex bianconero definì infatti "fantasioso" il progetto varato dal nuovo tecnico della Juve.

I nodi critici della gestione Motta

Il quotidiano spiega come la Juve non si sia dotata di un'ossatura stabile e di un undici titolare di partenza. Anche al netto degli infortuni, basti pensare a Bremer e Cabal che hanno concluso da tempo la loro stagione, è evidente che Thiago Motta abbia spesso cambiato gli interpreti pur restando fedele al suo 4-2-3-1: la difesa è emblematica e ha visto alternarsi da inizio stagione Bremer, Gatti, Danilo, Kalulu, Locatelli, Veiga e Kelly. Scelte dettate dalle circostanze ma anche esperimenti o rotazioni frutto di scelta tecnica, cambiamenti tali da allontanare da un'ossatura che durasse nel tempo.

Accanto alle rotazioni si sottolineano anche altri aspetti più connessi alla gestione del gruppo, come una fascia di capitano priva di un proprietario fisso e passata al braccio di tanti interpreti della rosa bianconera, fino ad arrivare poi a Locatelli. Un emblema della gestione di Thiago Motta si può individuare nel jolly per antonomasia: quel Weston McKennie utilizzato come mediano, mezzala, sulla trequarti, come esterno difensivo o persino come falso nove.

Si può notare come lo statunitense mostri il lato virtuoso della versatilità, al contempo altri elementi non hanno trovato la loro collocazione ideale per rendere e non possono risultare altrettanto flessibili: il quotidiano cita Koopmeiners come nodo tattico irrisolto ma anche Yildiz (passato su entrambe le fasce e anche sulla trequarti), Nico Gonzalez e Weah adattato come terzino destro. Tutti temi che si abbinano a cambi di formazioni ripetuti: per ben 39 volte su 42 partite, infatti, Thiago Motta non ha confermato la formazione della partita precedente.

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