Dall'emergenza al riscatto: Parisi-Richardson, la rivincita delle seconde linee
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Si è spesso sottolineato, soprattutto nel corso della striscia positiva mantenuta dalla Fiorentina a cavallo tra la fine di settembre e l'inizio di dicembre, quanto abbia contato la capacità di rappresentare una sede di riscatto per calciatori a caccia di un ruolo (ormai smarrito) da protagonista. I casi di Kean, De Gea, Adli e Bove erano (in alcuni casi sono) emblematici per descrivere il peso della rivincita personale all'interno del gruppo gigliato, con Palladino che ha saputo far sentire importanti calciatori finiti nel dimenticatoio o divenuti marginali nelle loro precedenti squadre. Le ultime tre vittorie consecutive, con riferimento specifico al 3-0 sull'Inter, hanno permesso ai viola di riprendere respiro ed entusiasmo, in questo caso - soffermandoci proprio sull'impresa coi nerazzurri - spicca il ruolo di calciatori spesso dimenticati, apparsi a un passo dall'addio e talvolta criticati.
La condizione di emergenza in cui la Fiorentina è venuta a trovarsi, per gli infortuni e per un regolamento che impediva di schierare nuovi acquisti contro l'Inter, ha reso necessario il contributo di tutti e - a maggior ragione - meritano una menzione speciale sia Fabiano Parisi che Amir Richardson, due elementi fin qui utilizzati col contagocce e del tutto secondari rispetto ai titolari nei rispettivi ruoli (Gosens e la coppia Adli-Cataldi, rispettivamente). Non sono poi mancati momenti in cui l'idillio pareva essersi rotto definitivamente: si ripensi a Parisi e alla promessa di addio da parte di Giuffredi, a margine del caso Biraghi, oppure più di recente a un Richardson accostato quotidianamente a un addio a titolo definitivo (a pochi mesi dall'arrivo a Firenze).
La risposta che non ti aspetti
I presupposti non erano dei migliori dunque, la titolarità di entrambi contro l'Inter appariva un discorso di esigenza (ed emergenza) più che di reale rilancio studiato a tavolino: presupposti, questi, totalmente ribaltati dal responso del campo. Parisi, impiegato da esterno di centrocampo con Gosens alle spalle, ha saputo alternare la classica tendenza a venire dentro al campo - agendo quasi da mezzala in certi frangenti - alla capacità di portarsi sul fondo, facendo partire anche cross pregevoli e dando motivo di preoccupazione a chi doveva controllarlo. Una prova sorprendente di versatilità oltre che di intraprendenza, coprendo un ruolo tutto sommato inedito.
D'altro canto Richardson, spesso troppo compassato e poco reattivo nelle giocate, ha lasciato il proprio timbro sulla vittoria andando a recuperare un pallone a metà campo e servendo poi Dodò (nell'azione conclusa da Kean per il provvisorio 2-0). Segni di risveglio inattesi, capacità di risultare incisivo e di tramutare un'azione difensiva in un ribaltamento immediato: una cifra che, fin qui, era rimasta nascosta.
Non è scontato che lo spazio a disposizione per Parisi e Richardson aumenti da qui a fine stagione, la titolarità di Gosens da un lato e gli acquisti a metà campo dall'altro fanno pensare qualcosa di diverso, ma la risposta a Palladino è arrivata forte e chiara. La reattività e la personalità delle cosiddette seconde linee, soprattutto se spesso messe in discussione, risulta una chiave di lettura interessante e un appiglio fondamentale, ancor di più pensando al doppio impegno - tra campionato e Conference - e alla necessità fisiologica di effettuare le giuste rotazioni anche in assenza di una vera e propria emergenza.
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