Dzeko definisce strano il proprio addio all'Inter e svela un rimpianto su Conte

Le parole di Dzeko, doppio ex di Roma e Inter, pronte a sfidarsi domani
Dzeko
Dzeko / BSR Agency/GettyImages
facebooktwitterreddit

Edin Dzeko continua a segnare con continuità, lo fa in Super Lig con la maglia del Fenerbahce, ma i ricordi sulla Serie A e nello specifico sull'Inter - sua ultima squadra italiana - sono ovviamente ancora freschi e regalano anche qualche rimpianto (anche sull'addio ai nerazzurri, un addio ritenuto strano dal bosniaco). Dzeko, in vista della "sua" Roma-Inter, ha parlato a La Gazzetta dello Sport soffermandosi sia sul proprio percorso italiano che su temi dell'attualità nerazzurra. Queste le sue parole:

Un Roma-Inter da scegliere? "Il primo dopo il passaggio all’Inter, vittoria per 3-0 e un mio gol. Ma no, non per quello. Da fuori magari non s’è visto, ma avevo il fuoco dentro, sentivo i tifosi di entrambe le squadre dalla mia parte. Tornavo nel mio stadio, l’Olimpico è il mio stadio: un’emozione fortissima, mai provata".

L'addio all'Inter: "Ma se scelsero così, vuol dire che erano d’accordo tutti, allenatore e dirigenti. A me è sembrata una decisione strana, perché un giocatore che è stato titolare in tutte le partite importanti, compresa la finale di Champions, potevi tenerlo a zero e avere quattro punte in rosa. Mi sembrò molto strano, ecco. Poi col tempo l’ho capito e l’ho rispettato, anche perché all’Inter mi hanno trattato benissimo. Sono stati due anni importanti, certo quella Champions...".

Se ripensa alla finale di Champions: "Certo. È un grande rimpianto. Ogni tanto su Instagram mi appare l’azione del gol del City, io scrollo subito, non riesco a guardare. Vedendo quella partita, intendo dire vivendola da dentro, ho avuto forte la sensazione che avremmo potuto farcela. Ed è questo che mi lascia un senso di amarezza".

Dualismo con Lukaku: "Mah, tutti possono parlare... Però io dico: secondo voi un allenatore mette in campo un giocatore che è meno forte di quello che va in panchina? E poi lo fa nella finale di Champions? Io ero tranquillo, sapevo cosa potevo dare all’Inter. Certo, alla fine Lukaku sarà stato dispiaciuto di non partire titolare, è normale. Però poi entri e fai la differenza, se riesci: anche lui ha avuto 30 minuti a disposizione, è entrato sullo 0-0 e poi...".

Vittorie mancate: "Sicuramente alla Roma sentivo che sarebbe stato più difficile vincere rispetto a quel che invece ho avvertito nell’Inter. Sullo scudetto sfumato in nerazzurro, dico che è mancata un po’ di convinzione, arrivata dopo Istanbul. E poi quell’anno abbiamo cercato di tenere in piedi tutte e due le competizioni, Champions e campionato. Mi riferisco alla gara di Liverpool, ci portò via tante energie per il mese successivo: avessimo dato più attenzione alla Serie A, sarebbe andata diversamente. Potevo festeggiarla pure io, la seconda stella...".

Se Lautaro è da Pallone d'Oro: "Sì. È stato decisivo per lo scudetto, decisivo per la Coppa America, è giusto che sia tra i candidati".

Su Inzaghi: "Ogni anno vince qualcosa... Sa cosa? Sa coinvolgere tutti nel progetto, anche chi non è titolare. Non è semplice, specie in spogliatoi con grandi campioni. Tutti o quasi gli vogliono bene".

Chi vince il campionato? "Io spero l’Inter, è ancora la migliore, anche se quest’anno i miei ex compagni stanno dando maggiore attenzione alla Champions. E poi il Napoli è già entrato nella “modalità Conte”: lui porta sempre tutti al massimo delle possibilità. Sì, ci siamo sfiorati diverse volte: è stato un peccato non essere stato allenato da lui".

feed