Giovanni Manna racconta il mondo Napoli tra progetti, idee e prospettive future
Presente al Social Football Summit 2024, il direttore sportivo del Napoli Giovanni Manna ha parlato dell'attuale progetto del club campano, degli obiettivi futuri, di mercato e della scelta di Antonio Conte come allenatore della squadra.
"Il campionato è ancora lungo, sappiamo da dove siamo partiti e stiamo cercando di tornare a quello che è stato il Napoli di De Laurentiis. Siamo focalizzati su quello. Non mi dà fastidio sentirmi dire che sono giovane, all'inizio porta complicazioni perché ti trovi a parlare con persone che ammiravi in televisione. Io ho un profilo un po' diverso, poi perché sono un uomo che ha giocato, a oggi però la nostra figura sta cambiando".
"La seconda squadra è sicuramente un qualcosa che non deve essere fine a stessa. C'è un percorso più lungo e dispendioso dietro. È complicato. Gli algoritmi? Penso siano un supporto. I numeri ti aiutano ma non possono decidere per te. Sono un romantico e credo ancora che lo scouting sia improntato sull'andare a vedere un calciatore. Però sapete come funziona il mercato e bisogna essere pronti a ogni situazione perché le cose cambiano".
"È importante restare concentrati e focalizzati nella gestione dei momenti. Dagli entusiasmi dei risultati e della classifica fino ai momenti di difficoltà che inevitabilmente ci sono. Dobbiamo rimanere lontani dalle emozioni dei tifosi. Napoli è una città calda e non me l'aspettavo. Ti senti in dovere di dare qualcosa in cambio. Nel calcio le variabili sono tante e lo Scudetto è un obiettivo lontano. È lì, ma noi non ci pensiamo e questa è una cosa positiva. Pensiamo a lavorare con serenità, se si pensa di perseguire un obiettivo complicato si rischia di lavorare male".
"Per me la scelta dell'allenatore è stata fondamentale, avere un tecnico dallo spessore così elevato con un cv così grande mi ha aiutato. Per me è stata una scelta anche a mia tutela avere Antonio Conte con cui parlare. Per ora non ci sono problemi. L'allenatore è molto esigente, il presidente lo è per molti aspetti: dobbiamo essere sempre sul pezzo. A gennaio ho cambiato casa a Torino perché non pensavo di andare via, dopo Juventus-Frosinone la sera mi chiama un numero che non ho e non ho risposto. La mattina dopo mi chiama nuovamente ed era il dottor Chiavelli. Avviso la Juventus e lo incontro, poi incontro il presidente che mi dice che avrebbe scelto entro maggio. Poi in realtà mi ha chiamato prima e mi ha detto che mi aveva scelto, di parlarne in famiglia, ma io avevo già deciso. Il primo incontro con Conte è stato a casa sua, ci siamo conosciuti perché non ci conoscevamo alla Juventus: sono arrivato con Sarri e non facevo parte della prima squadra. Abbiamo parlato di calcio tutto il tempo. Non aveva detto subito sì, la trattativa economica non era un problema dato che aveva parlato a ottobre con il presidente. Dovevamo capire le nostre idee, le sue idee e metterle nella rosa attuale. Certi giocatori li conosci tramite la tv ma non li hai mai visti in campo. In quel momento che disse che Di Lorenzo e Kvaratskhelia non si toccano".
"Dovevamo finanziare il mercato in entrata con l'uscita di Osimhen che voleva andar via. C'era un budget a disposizione a prescindere e l'ho investito su Buongiorno. Il giocatore ci ha detto subito di sì e quindi siamo andati diretti. Il mercato però non ha portato alla cessione (di Osimhen, ndr) ma abbiamo avuto la fortuna che avendo lavorato il Napoli così bene in passato, c'è stata la possibilità di investire ulteriormente. Abbiamo lavorato con operazioni minori e alcuni colpi sono saltati. Avevo chiuso anche per Brescianini ma le dinamiche di mercato hanno portato ad altro, non è stato bello con le visite mediche completate. Mancavano venti giorni alla fine della sessione e non c'erano certezze. Parlando con Chiavelli e De Laurentiis abbiamo capito che era il momento di fare un investimento. Tutte le operazioni che abbiamo fatto nel finale erano in testa, non è stata decisiva la sconfitta contro il Verona. Sono stato una settimana a Londra per chiudere tre operazioni: Lukaku, Gilmour e McTominay. Il presidente per fortuna ha dato il via libera".
"Non sono contrario alle clausole rescissorie, il mio calciatore vale questo e se lo volete non c'è trattativa. Con Osimhen il problema è che c'è stata una stagione negativa. Se il Napoli fosse arrivato secondo o terzo probabilmente qualcuno avrebbe pagato la clausola".
"Con Kvaratskhelia vogliamo premiare anche quello che è stato il suo percorso nel Napoli perché se lo merita. Ha altri due anni di contratto, oltre a questa stagione. Noi vogliamo riconoscere a lui il premio ma ci sono delle dinamiche extra. Non abbiamo pressione e non ne abbiamo parlato, se non si risolve se ne parlerà a giugno".
"A gennaio ci sono troppe variabili, i nomi non ce li ho neanche io. Il mercato è di riparazione e vediamo dove arriviamo, poi facciamo delle scelte. Stiamo sempre attenti per migliorare la rosa, se ci sono opportunità la miglioreremo, ma abbiamo investito tanto in estate e non ci saranno grandi colpi. La squadra era stata sostituita con un altro sistema di gioco, numericamente forse siamo corti in difesa ma dobbiamo essere logici".
"Può essere logico anche chiudere il mercato prima dell'inizio del campionato. Però deve essere il sistema collettivo europeo, in questo momento non ne abbiamo parlato. Bisogna essere uniti: tutti o nessuno. Se mi si chiude il mercato e altri possono ancora operare si crea un problema. Può differire di uno o due giorni, non di più".
"Lukaku è un giocatore che sposta nel mercato italiano. Ogni settimana c'è una polemica: ha fatto 4 gol e 4 assist e ha un atteggiamento propositivo. Nella testa dei tifosi c'è Osimhen che ha dominato da solo il campionato, ma Lukaku non si può discutere. Ha fatto 300 gol in carriera"
"Giocare senza coppe europee, con il tempo a questo livello non è un vantaggio. Lo è lavorativamente, perché prepari le partite con una settimana piena di lavoro ma alla lunga non è positivo perché chi arriva a questi livelli è abituato a giocare ogni tre giorni e quelle competizioni le vuole disputare. McTominay l'ho chiesto in prestito, la Serie A in termini fisici ha valori poco sotto la Premier League, il percorso europeo delle squadre italiane negli ultimi anni è stato super positivo. Anche quest'anno le squadre stanno facendo bene quindi è anche più facile. A livello economico si fatica a competere. McTominay l'ho preso con un po' di fantasia".
"Napoli e Sudamerica è un legame storico. Cavani, Higuain, Lavezzi sono tutti giocatori che si sono imposti con un percorso diverso. Noi adesso dobbiamo prima consolidare. Il Napoli sta lavorando da tempo per avere uno stadio e un centro sportivo. Stanno lavorando con il Comune perché oggi siamo dislocati su diversi centri sportivi. Costruire qualcosa come quello che ha in mente il presidente fa la differenza".