Gli allenatori arrivati (a sorpresa) a mangiare il panettone

Tre casi sorprendenti: spesso in bilico ma ancora al loro posto.
Verona v Venezia - Serie A
Verona v Venezia - Serie A / Alessandro Sabattini/GettyImages
facebooktwitterreddit

La metafora del panettone è quanto di più inflazionato e ricorrente nei discorsi calcistici, considerando il destino di un allenatore e la possibilità che la sua esperienza in panchina si esaurisca prima della fine del girone d'andata.

Uno scenario che in questa Serie A 2024/25, al di là di una Roma mangia-allenatori con tre tecnici che si sono avvicendati, ha toccato fin qui Genoa, Lecce e, proprio a pochi giorni da Natale, il Monza. Anche la fiducia di Galliani in Alessandro Nesta, a lungo ribadita al di là dei risultati, è alla fine venuta meno dopo la sconfitta interna con la Juventus (e con l'ultimo posto in classifica).

Al contempo però non sono mancati e non mancano allenatori indicati spesso, persino inesorabilmente, come in bilico: vediamo quali sono i tecnici arrivati a godersi il periodo natalizio ancora sulla panchina che li vedeva protagonisti a inizio stagione, rimasti dunque in sella contro ogni pronostico.

1. Eusebio Di Francesco

Eusebio Di Francesco
Di Francesco / Timothy Rogers/GettyImages

Di Francesco ha saputo attraversare, nel corso della propria carriera da tecnico, momenti e stagioni diametralmente opposte e ha vissuto una poco invidiabile parabola: da giovane in rampa di lancio, portatore di un calcio propositivo e offensivo, a tecnico destinato a farsi carico da cause complesse da condurre in porto, talvolta ai limiti dell'utopia.

La scelta meno conservativa possibile, per alcuni come marchio di ambizione e per altri come segno di follia: quanto accaduto al Frosinone lo scorso anno del resto è sotto gli occhi di tutti, con l'illusione iniziale di una grande stagione e il crollo finale che ha condotto alla retrocessione.

Tra fine novembre e inizio dicembre sembrava che il destino del tecnico pescarese fosse segnato, il suo Venezia però ha saputo rimettere in piedi la situazione: dopo quattro sconfitte consecutive, infatti, sono arrivati i pareggi con Como e Juventus ma - soprattutto - una preziosa vittoria nello scontro diretto col Cagliari. Cinque punti in tre partite come lasciapassare per finire l'anno ancora sulla panchina dei Lagunari.

2. Paolo Zanetti

Paolo Zanetti
Zanetti / Alessandro Sabattini/GettyImages

Ci spingiamo persino oltre, in questo caso, e parliamo di un esonero non soltanto ventilato o ipotizzato ma - più concretamente - dato per scontato dopo quattro sconfitte consecutive dell'Hellas Verona (tra cui un clamoroso 1-4 al Bentegodi, contro l'Empoli).

Il destino di Zanetti appariva segnato, sia considerando le parole di Sogliano che l'assenza all'allenamento successivo alla sconfitta con l'Empoli, ma alla fine - con un vero e proprio colpo di scena - il tecnico gialloblù è rimasto in sella ed è riuscito a vincere lo scontro diretto contro il Parma, in trasferta.

Le voci sull'imminente cambio della guardia, con Sammarco pronto a subentrare, sono dunque rientrate: un cambio di rotta del tutto inatteso dopo una serie negativa di risultati che - generalmente - finisce per compromettere del tutto la possibilità di restare alla guida della squadra (terzultimo posto, peggior difesa e tredici gol subiti in appena quattro partite, pensando alla situazione dopo la debacle interna con l'Empoli).

3. Paulo Fonseca

Paulo Alexandre Rodrigues Fonseca
Fonseca / Marco Luzzani/GettyImages

Cambiamo zona di classifica e ci portiamo più a ridosso delle posizioni valide per l'Europa, una posizione che però - per forza di cose - non può ritenersi sufficiente per soddisfare il Milan e soprattutto per compiacere i suoi tifosi, ormai in aperta polemica con la proprietà (anche al di là del tecnico).

La vittoria di misura ottenuta al Bentegodi rende più sereno il Natale di Fonseca e contribuisce ad allontanare, ancora una volta, l'idea di un esonero, è chiaro però che - in questi primi mesi alla guida dei rossoneri - il portoghese sia stato chiamato spesso a "prove decisive" o "ultimi appelli". Un segnale evidente di quanto, al di là della fiducia sempre ribadita dal club, la stagione di Fonseca alla guida del Milan somigli da vicino alle montagne russe: imprese clamorose, come il successo col Real in Champions, alternate a risultati deludenti in campionato.

Il tutto condito da voci certo deleterie sulla tenuta dello spogliatoio e sullo scarso impegno dei senatori. Minacce e critiche che però, fin qui, Fonseca è riuscito sistematicamente a rispedire al mittente, non fallendo i tanti esami da dentro o fuori che hanno disseminato il cammino milanista.

feed