Gli allenatori arrivati (a sorpresa) a mangiare il panettone
La metafora del panettone è quanto di più inflazionato e ricorrente nei discorsi calcistici, considerando il destino di un allenatore e la possibilità che la sua esperienza in panchina si esaurisca prima della fine del girone d'andata.
Uno scenario che in questa Serie A 2024/25, al di là di una Roma mangia-allenatori con tre tecnici che si sono avvicendati, ha toccato fin qui Genoa, Lecce e, proprio a pochi giorni da Natale, il Monza. Anche la fiducia di Galliani in Alessandro Nesta, a lungo ribadita al di là dei risultati, è alla fine venuta meno dopo la sconfitta interna con la Juventus (e con l'ultimo posto in classifica).
Al contempo però non sono mancati e non mancano allenatori indicati spesso, persino inesorabilmente, come in bilico: vediamo quali sono i tecnici arrivati a godersi il periodo natalizio ancora sulla panchina che li vedeva protagonisti a inizio stagione, rimasti dunque in sella contro ogni pronostico.
1. Eusebio Di Francesco
Di Francesco ha saputo attraversare, nel corso della propria carriera da tecnico, momenti e stagioni diametralmente opposte e ha vissuto una poco invidiabile parabola: da giovane in rampa di lancio, portatore di un calcio propositivo e offensivo, a tecnico destinato a farsi carico da cause complesse da condurre in porto, talvolta ai limiti dell'utopia.
La scelta meno conservativa possibile, per alcuni come marchio di ambizione e per altri come segno di follia: quanto accaduto al Frosinone lo scorso anno del resto è sotto gli occhi di tutti, con l'illusione iniziale di una grande stagione e il crollo finale che ha condotto alla retrocessione.
Tra fine novembre e inizio dicembre sembrava che il destino del tecnico pescarese fosse segnato, il suo Venezia però ha saputo rimettere in piedi la situazione: dopo quattro sconfitte consecutive, infatti, sono arrivati i pareggi con Como e Juventus ma - soprattutto - una preziosa vittoria nello scontro diretto col Cagliari. Cinque punti in tre partite come lasciapassare per finire l'anno ancora sulla panchina dei Lagunari.
2. Paolo Zanetti
Ci spingiamo persino oltre, in questo caso, e parliamo di un esonero non soltanto ventilato o ipotizzato ma - più concretamente - dato per scontato dopo quattro sconfitte consecutive dell'Hellas Verona (tra cui un clamoroso 1-4 al Bentegodi, contro l'Empoli).
Il destino di Zanetti appariva segnato, sia considerando le parole di Sogliano che l'assenza all'allenamento successivo alla sconfitta con l'Empoli, ma alla fine - con un vero e proprio colpo di scena - il tecnico gialloblù è rimasto in sella ed è riuscito a vincere lo scontro diretto contro il Parma, in trasferta.
Le voci sull'imminente cambio della guardia, con Sammarco pronto a subentrare, sono dunque rientrate: un cambio di rotta del tutto inatteso dopo una serie negativa di risultati che - generalmente - finisce per compromettere del tutto la possibilità di restare alla guida della squadra (terzultimo posto, peggior difesa e tredici gol subiti in appena quattro partite, pensando alla situazione dopo la debacle interna con l'Empoli).
3. Paulo Fonseca
Cambiamo zona di classifica e ci portiamo più a ridosso delle posizioni valide per l'Europa, una posizione che però - per forza di cose - non può ritenersi sufficiente per soddisfare il Milan e soprattutto per compiacere i suoi tifosi, ormai in aperta polemica con la proprietà (anche al di là del tecnico).
La vittoria di misura ottenuta al Bentegodi rende più sereno il Natale di Fonseca e contribuisce ad allontanare, ancora una volta, l'idea di un esonero, è chiaro però che - in questi primi mesi alla guida dei rossoneri - il portoghese sia stato chiamato spesso a "prove decisive" o "ultimi appelli". Un segnale evidente di quanto, al di là della fiducia sempre ribadita dal club, la stagione di Fonseca alla guida del Milan somigli da vicino alle montagne russe: imprese clamorose, come il successo col Real in Champions, alternate a risultati deludenti in campionato.
Il tutto condito da voci certo deleterie sulla tenuta dello spogliatoio e sullo scarso impegno dei senatori. Minacce e critiche che però, fin qui, Fonseca è riuscito sistematicamente a rispedire al mittente, non fallendo i tanti esami da dentro o fuori che hanno disseminato il cammino milanista.