Gli errori di Thiago Motta alla Juventus

Dalla mancanza di identità alla troppa varietà. La scelta della Juventus per provare a 'salvare' la stagione.
Juventus v Atalanta - Serie A
Juventus v Atalanta - Serie A / Jonathan Moscrop/GettyImages
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Le belle speranze di giugno sono state spazzate via nel giro di nove mesi. Non un periodo breve, quasi una stagione intera per giudicare negativamente l'avventura di Thiago Motta alla Juventus e prendere la più estrema delle decisioni: l'esonero. Nonostante un progetto triennale, che faceva presupporre una nuova era bianconera, la volontà di fare di tutto per gli obiettivi imminenti ha preso il sopravvento indicando il nome di Igor Tudor come traghettatore fino a giugno.

Per una Juventus a cui restano ormai solo 9 gare di campionato e la qualificazione alla prossima Champions League come ultimo (e unico) obiettivo stagionale ancora raggiungibile, tale mossa è apparsa necessaria. La timida reazione di inizio 2025 era stata infatti bruscamente cancellata dalle ultime uscite, capaci di ridimensionare il club al punto da renderlo sfavorito, nonostante la classifica, per un piazzamento fra le prime quattro.

La stagione di Motta fra errori e numeri

L'unica attenuante, da citare subito, riguarda gli infortuni subiti dalla Juventus nella stagione corrente. L'assenza di Bremer è stata la più massacrante considerando l'indiscutibile livello del centrale brasiliano, fra i migliori al mondo nel suo ruolo, ma non sufficiente a giustificare tale rendimento. Le difficoltà connesse alle spesso contemporanee assenze in un singolo reparto, hanno senza dubbio contribuito ad aggravare la situazione, ma nel percorso Thiago Motta non è mai riuscito a svoltare in senso davvero positivo.

Gleison Bremer
Juventus v Napoli - Serie A / Image Photo Agency/GettyImages

Fatta la premessa, sono state molte le cose criticate a un tecnico che veniva un po' erroneamente bollato come portatore di un calcio del tutto nuovo. L'ex Bologna ha ricercato subito la via di una Juventus equilibrata, non spettacolare ma cinica, trovando risposte positive soltanto nei primissimi mesi bianconeri fra Serie A e Champions League. Un cammino durato troppo poco. La risoluzione del problema infortuni e la genesi di sane rivalità all'interno dello spogliatoio non hanno contribuito ad alzare l'asticella bianconera, avendo come conseguenza la sfiducia di calciatori che sulla carta si presentavano fondamentali per il nuovo ciclo del club.

La mancata espressione di Douglas Luiz e Teun Koopmeiners, stelle polari rispettivamente di Aston Villa e Atalanta nella passata staguone, non può essere un caso, così come le prestazioni deludenti e a tratti inspiegabili di Dusan Vlahovic o del nuovo arrivato Nico Gonzalez. Rendimento che ha svalutato gran parte della rosa bianconera, riducendo l'impatto dei tanti milioni spesi da Giuntoli in estate. In questo senso le colpe non vanno addossate esclusivamente a un capro espiatorio, ma condivise fra staff dirigenziale, staff tecnico e giocatori, che hanno creato una situazione tragica al punto da poter tradursi (occorrerà attendere la fine del campionato) come la peggior stagione dell'ultimo ventennio bianconero.

Cristiano Giuntoli
Fiorentina v Juventus - Serie A / Gabriele Maltinti/GettyImages

Un 4-2-3-1 a cui Thiago Motta non ha mai provato a dare una svolta proponendo nuovi sistemi, ma che ha continuamente rinnovato negli interpreti, peccando in quella fondamentale identità che lascia ancora interdetti i tifosi della Juventus. McKennie da giocatore partente a cruciale, fino alle varie promozioni e bocciature di Savona e Yildiz, o ai tanti ruoli occupati in campo da Koopmeiners e Weah fino alla troppa varietà presentata in mediana con interpreti intercambiabili e senza una coppia fissa che potesse stabilire una gerarchia. Se oggi è così complicato immaginare l'undici migliore della Juventus, fra i motivi principali bisogna inserire la mancata definizione della differenza di valori, l'assenza di un gruppo di titolari. Una situazione che in positivo può generare ampiezza e qualità anche a partita in corso, ma che in negativo diventa caos e dubbi sui propri punti di forza.

A evidenziare gli errori di gestione del tecnico ex Bologna sono ovviamente le statistiche principali, quelle che hanno portato al prematuro esonero (rispetto alla durata del contratto). Soltanto 13 le vittorie in Serie A, su un totale di 29 partite, che diventano 18 se allarghiamo lo sguardo alle 42 stagionali disputate. Un bilancio tragico se riferito al nome della Juventus, o anche soltanto al ritmo imposto da Inter e Napoli, squadre con cui, almeno sulla carta, i bianconeri avrebbero dovuto intraprendere la lotta per lo Scudetto.

I numeri in campionato sono poi aggravati dal percorso disastroso nelle varie coppe. A partire dalla Supercoppa italiana, nel quale la Juventus è stata rimontata a gennaio dal primo Milan di Conceiçao ed eliminata in una Semifinale di cui sembrava avere pieno controllo. Poi la Champions League, finita ai Playoff dopo la convincente vittoria dell'andata allo Stadium contro il PSV; un parziale ribaltato in Olanda ai tempi supplementari, nonostante i bianconeri avessero due risultati su tre per passare il turno. E infine la delusione più grande in una Coppa Italia nella quale la squadra di Motta sarebbe potuta arrivare in fondo, conclusa ai Quarti di Finale per mano di un Empoli che ha vissuto un 2025 horror e che sta lottando per non retrocedere in Serie B.

Un bilancio amaro già a marzo e la preoccupante tendenza negli scontri diretti emersa senza scrupoli nelle ultime due uscite bianconere, perse rispettivamente 0-4 e 3-0 con Atalanta e Fiorentina. L'esonero di Thiago Motta arriva nella direzione di provare a salvare una stagione che non è ancora da cestinare del tutto; la qualificazione alla prossima Champions League, tenendo conto dei calendari a confronto con le rivali attuali e dell'unico impegno della Juventus, è sicuramente alla portata, ma soltanto in caso di svolta immediata.


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