Gudmundsson e Beltran possono giocare insieme?
Il detto secondo cui non tutti i mali verrebbero per nuocere può suonare ovviamente come una frase fatta, come una poco efficace consolazione nei momenti di difficoltà, ma osservando il periodo magico vissuto dalla Fiorentina dalla fine di settembre in poi è emerso un lato di verità dietro a quello stesso luogo comune. Spostando infatti la lente su Lucas Beltran è evidente come l'argentino abbia saputo approfittare al meglio dell'assenza forzata di Albert Gudmundsson, infortunatosi nell'avvio della sfida contro il Lecce: già la trasferta salentina ha contribuito a rilanciare Beltran, la sua crescita è riuscita poi a trovare continuità anche in seguito grazie, soprattutto, alla collocazione tattica individuata da Palladino per valorizzarlo.
Nessuna invenzione in senso stretto, già con Italiano Beltran si era fatto valere sulla trequarti, a questo punto è chiaro come l'evoluzione del Vikingo porti proprio a immaginarlo in quello stesso ruolo: non una prima punta e neanche un esterno offensivo ma un rifinitore. "Io cerco il contatto con il pallone, desidero averlo tra i piedi per entrare nell’azione, per fare assist ai compagni, per puntare la porta avversaria" ha affermato l'ex River parlando al Corriere dello Sport, descrivendosi. Un profilo che potrebbe però sovrapporsi, come ci dice questa prima parte di stagione, a quello di Gudmundsson (fresco di rientro): non tanto per caratteristiche dell'islandese, più dotato tecnicamente e più creativo, quanto per posizione occupata in campo e conseguente rischio di pestarsi i piedi.
Gudmundsson e Beltran: problema di equilibri?
Le prime quattordici giornate (tredici in realtà, dato il rinvio forzato di Fiorentina-Inter) ci direbbero, dunque, che Beltran e Gudmundsson si escludono a vicenda ma sia riferendoci agli auspici del Vikingo che alla carriera dei due possiamo vedere spiragli per una convivenza. Il tema cruciale è quello degli equilibri: Gudmundsson in carriera ha già giocato come esterno offensivo, lo ha fatto sulla destra soprattutto in giovane età con la maglia dell'AZ Alkmaar e lo ha fatto sulla sinistra, anche a Genoa soprattutto nella parentesi in B. Beltran, dal canto proprio, ha disputato solo una manciata di partite come esterno offensivo ed è esploso come punta in senso stretto, pur non avendo le qualità del centravanti d'area di rigore.
L'islandese vanta caratteristiche più da jolly e si trova a proprio agio svariando su tutto il fronte offensivo, senza dunque risultare imbrigliato rispetto a un Beltran - invece - più disciplinato e meno fantasioso. Diventa tutto un discorso di equilibri, come detto: il rischio sulla carta è quello di avere una Fiorentina troppo sbilanciata con Colpani, Beltran e Gudmunsson alle spalle di Kean e con Adli in regia. L'assenza forzata e a tempo indeterminato di Bove, elemento cruciale e jolly prezioso utilizzato come esterno sinistro atipico, rende ancor più complesso trovare appunto il giusto equilibrio per sostenere tutti i gioielli dell'attacco viola e per non far risultare la coperta troppo corta.
Rivoluzione o continuità?
Una potenziale soluzione (a livello puramente speculativo) potrebbe vedere Palladino optare per un inedito 4-3-3 con un centrocampo dunque diverso da quello con due interni, a quel punto Cataldi agirebbe davanti alla difesa mentre Adli e uno tra Richardson e Mandragora completerebbero il terzetto, con Beltran e Gudmunsson utilizzati alle spalle di Kean. Il sacrificato sarebbe Colpani, fin qui sempre utilizzato come esterno destro, sempre che non si prospetti un ritorno al passato e un arretramento come mezzala. C'è anche da riconoscere, come indizio non da poco per immaginare Gudmundsson e Beltran insieme in campo, che Palladino fin qui - in assenza di Bove a sinistra - ha puntato su Sottil, elemento chiaramente più votato all'attacco e che non ha nel ripiegamento difensivo la propria cifra distintiva.
La scelta di puntare su un elemento offensivo come il figlio d'arte, per sostituire Bove, lascia immaginare in sostanza che la scelta possa ricadere prossimamente anche su Gudmundsson, quando la forma dell'islandese sarà migliore. A quel punto il 4-2-3-1 resterà intatto e - semplicemente - l'ex Genoa andrebbe a posizionarsi sulla corsia mancina nella batteria di qualità completata da Beltran e Colpani, per una Fiorentina a trazione anteriore e col necessario spirito di sacrificio dei trequartisti per rendere sostenibile tale assetto. Se, per quanto riguarda Beltran, appare realistico immaginare generosità e applicazione anche senza palla, è vitale che Gudmundsson e Colpani facciano un salto di qualità da quel punto di vista, diventando loro stessi i portatori dell'equilibrio necessario per non risultare troppo sbilanciati.