Gudmundsson ha acceso la luce: i riflessi sulla Fiorentina e sul futuro

  • Un ruolo ideale nel 3-5-2, libero di inventare alle spalle di Kean
  • Un'impressionante media gol per minuti giocati (e per tiri tentati)
  • I dubbi sul riscatto si allontanano
Gudmundsson
Gudmundsson / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Se c'è un insegnamento che la stagione della Fiorentina ci ha offerto fin qui è quello del necessario equilibrio da mantenere nelle valutazioni: si è notato a più riprese come i viola di Palladino abbiano saputo, anche repentinamente, passare da un apparente riscatto a una nuova involuzione. Va da sé, dunque, che nemmeno un 3-0 contro la Juventus (del resto neanche la prima big battuta) riesca a indirizzare in maniera definitiva le valutazioni sul presente gigliato. Al contempo, se non altro osservando anche i meri riscontri delle ultime partite giocate, si possono osservare nuove certezze e punti di riferimento stabili su cui i viola possono costruire la volata finale, tra campionato e Conference League.

La luce di Albert: i fattori della rinascita

Il 3-5-2 rientra tra tali pilastri, aiutando a sfruttare al meglio le fasce, dando equilibrio al centrocampo e solidità alla difesa, e per certi versi si ricollega al nuovo modulo anche il momento finalmente positivo vissuto da Albert Gudmundsson. Gli 8 gol segnati in 23 presenze stagionali raccontano solo parzialmente l'annata difficile vissuta fin qui dall'islandese, sia pensando alla vicenda legale che lo ha visto protagonista in patria (con tanto di appello ancora in ballo) che valutando i problemi fisici che, per lunghi tratti, lo hanno tenuto fuori causa (o comunque hanno inficiato sulla sua continuità di rendimento).

I frequenti cambi di identità tattica, inoltre, hanno fatto sì che l'impatto di Gudmundsson sul mondo viola non fosse quello immaginato in estate, tanto da far emergere - tra le righe - qualche dubbio sul costoso riscatto (da 17 milioni di euro) da pagare per renderlo interamente viola. Il nuovo vestito tattico indossato dalla Fiorentina, il 3-5-2 con Gudmundsson libero di giostrare a supporto di Moise Kean, rappresenta probabilmente il contesto ideale per esaltare l'islandese e per farlo esprimere liberamente: proprio il concetto di libertà è tornato spesso, anche nei discorsi di Palladino legati all'ex Genoa, ed è evidente che il talento del calciatore trovi massima ispirazione quando dettami tattici e necessità di ripiegare vengono meno.

Un dieci che incide

La mediana a tre composta da Fagioli, Cataldi e Mandragora permette a Gudmundsson di sentirsi meno oberato da compiti diversi rispetto alla sua cifra, rispetto alla possibilità di creare e incidere dalla trequarti in su. Non si tratta, però, di un dieci fumoso e a caccia della giocata di fino per mero gusto estetico: un gol ogni 133 minuti in campo, in Serie A, e una percentuale sorprendente di gol fatti in rapporto ai tiri tentati (6 gol su appena 10 tiri in porta) dimostrano quanto l'islandese sappia essere chirurgico nelle conclusioni. Le ultime tre partite tra campionato e Conference hanno dimostrato quanto Gudmundsson sia in grado di eludere la marcatura avversaria e andare immediatamente in verticale, come un bisturi: tutt'altro che giocate fini a se stesse.

Raffaele Palladino, Albert Gudmundsson
Palladino e Gudmundsson / Gabriele Maltinti/GettyImages

La continuità ritrovata, con un minutaggio in crescendo e un rendimento in linea con la stagione scorsa, fa sì che anche le nubi sul futuro inizino a diradarsi: appare chiaro, tra l'altro, quanto Gudmundsson riesca a fare la differenza (nel 3-5-2) anche rispetto a Zaniolo e Beltran, da un lato per un discorso di ruolo (Zaniolo rende meglio partendo largo da destra) e dall'altro per un modo diverso d'intendere la posizione di seconda punta (più creativo e talentuoso l'islandese, più generoso e disciplinato l'argentino). La luce ritrovata, perfettamente in linea con ciò che Firenze si aspetta dal suo dieci, fa sì che i 17 milioni di euro del riscatto - al netto di sviluppi infausti a livello legale in Islanda - appaiano un legittimo prezzo da pagare per raccogliere, anche in futuro, i frutti che finalmente s'iniziano a vedere.

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