I consigli di Ariedo Braida per rilanciare il Milan

Ariedo Braida
Ariedo Braida / Simone Arveda/GettyImages
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Ha fatto parte della dirigenza del Milan durante il periodo d'oro di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, ha scoperto e portato in rossonero diversi giocatori che poi si sono rivelati campioni, ora Ariedo Braida vede i rossoneri in forte crisi, lontano dalle zone alte della classifica e con una clamorosa e prematura eliminazione dalla Champions League. Ai microfoni di So Foot (intervista tradotta da La Gazzetta dello Sport), l'ex dirigente del Milan ha parlato della situazione dei rossoneri e di come provare a rilanciare la squadra.

"Sono triste, vedere il Milan in questo stato mi fa star male. Una crisi d'identità e una mancanza di sentimento di appartenenza. Sono stati fatti grossi errori per anni, a tutti i livelli e la conseguenza è che abbiamo un club e una squadra senza identità. L'avevo predetto a inizio stagione che non sarebbe stata una squadra competitiva. Il club è troppo instabile, non c'è una direzione chiara, gli allenatori si succedono e la rosa cambia ogni anno. Per essere ambiziosi serve continuità, per esempio lasciando lavorare un allenatore per due-tre anni, dieci se possibile".

"I giocatori sono responsabili, ma è difficile essere performanti in un club senza identità. Ciò che manca è una guida, un uomo forte come lo era Berlusconi. Con lui e Galliani c'era una linea direttrice. Licenziare Paolo Maldini è stato un errore grossolano, cacciarlo in quel modo inscusabile. È una leggenda che lavorava molto bene e rappresentava al meglio l'istruzione".

"Ibrahimovic non è un punto di riferimento, un uomo forte. Lui non ha ancora le competenze e l'esperienza per essere un uomo forte, capace di dirigere un club. È solamente un comunicatore. Theo, Leao e Maignan sono giocatori di talento ma non sono dei leader in grado di unire la squadra e rilanciarla. Non hanno la costanza e la personalità per essere dei leader. Nessuno oggi lo è al Milan".

"Io prenderei quattro-cinque giocatori italiani, come all'Inter per esempio. Ciò permette di creare una identità, poi prenderei dei giocatori con carattere e personalità, è la cosa più importante".


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