I due volti di Kouamé alla Fiorentina: esubero o leader? Piazza divisa sul rinnovo

Tanto impegno ma pochi gol: il rinnovo fino al 2027 è un sorprendente atto di fiducia
Kouamé
Kouamé / Gabriele Maltinti/GettyImages
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Tra i tanti modi e le altrettante etichette che utilizziamo per definire un calciatore, per raccontarlo e riassumerne le caratteristiche, possiamo notare come generoso sia un aggettivo dalla valenza doppia, un po' come - volendo percorrere un altro luogo comune - si definisce simpatico qualcuno il cui aspetto non ci aggrada fino in fondo. Parole che suonano per certi versi come pacche sulle spalle, complimenti che nascondono un lato a suo modo oscuro o comunque meno virtuoso. Christian Kouamé, a ben vedere, racchiude in sé proprio l'ambiguità di quell'aggettivo, una sorta di dilemma irrisolvibile rispetto allo status dell'ivoriano: a metà tra calciatore indigesto alla piazza e affidabile punto di riferimento per gli allenatori (con tanto di timbro di fiducia da parte dell società, sotto forma di rinnovo).

Kouamé come "peso"...

Un'ambiguità che non emerge solo in superficie, nelle chiacchiere "da bar" o da social, ma che si riflette concretamente anche sul percorso intrapreso alla Fiorentina dal 2020 in poi. Che si tratti di un attaccante poco prolifico è divenuto un fatto, un dato che trova nei numeri un riscontro pratico: 133 presenze complessive con la maglia della Fiorentina, condite da appena 10 gol e da 14 assist per i compagni. Numeri deludenti dal punto di vista offensivo, un disappunto che può trovare parziale conferma anche in tante valutazioni emerse nelle stagioni di Kouamé in viola: anche osservando semplicemente le pagelle del calciatore - che venga utilizzato come punta o come esterno offensivo - ci sono aspetti che tornano, veri e propri temi ricorrenti con cui fare i conti.

Christian Michael Kouakou Kouamé, Saba Goglichidze
Kouamé a Empoli / Gabriele Maltinti/GettyImages

Abnegazione e appunto generosità non seguite però da un livello tecnico di pari passo con le qualità atletiche e mentali, voglia di strafare e di lasciare il segno che non si traducono sempre nella giocata ideale o efficace, velocità e freschezza che non riescono fino in fondo a lasciare il segno. Qui si trova la chiave dei mugugni di una parte della piazza: un attaccante che segna poco e che, pur dando tutto, non riesce a tradurre in giocate di qualità la sua dedizione alla causa. Non manca poi una valutazione squisitamente economica, sapendo quanto il tifoso abbia saputo rendersi anche ragioniere da qualche anno a questa parte: c'è chi ritiene 1,7 milioni di euro (fino al 2027) un riconoscimento eccessivo per un elemento che impatta solo relativamente sotto porta e che patisce il confronto a livello tecnico con gli altri interpreti del reparto offensivo.

...o Kouamé come leader?

Come si può, alla luce di quanto affermato, arrivare a percepire Kouamé addirittura come leader o come punto di riferimento su cui puntare anche a lungo termine? Un riscontro concreto lo hanno dato i vari tecnici che si sono avvicendati in viola, da Iachini fino a Palladino, e la volontà di riconoscere a Kouamé doti di duttilità e la solita generosità come armi preziose in una logica di squadra. Lo stesso Palladino ha ribadito di recente di essere soddisfatto per il rinnovo dell'ivoriano, definito "uno che dà tutto e suda la maglia": parole che hanno trovato anche un riscontro nei fatti e che non sono soltanto di forma, considerando come in questa stagione l'ex Genoa sia parte integrante del giro dei titolari sia in campionato che in Conference (ottavo calciatore più utilizzato complessivamente).

La fascia di capitano a Empoli è un ulteriore timbro sul ruolo sorprendente di leader, sorprendente anche perché - in estate - Kouamé era apparso sul piede di partenza, ancora una volta alla stregua di un semplice esubero. Contro tanti pronostici scritti a priori, anche approfittando della discontinuità di Sottil e Beltran, Kouamé ha saputo conquistare Palladino e - oggi - rappresenta assieme a Dodò il volto sorridente e positivo del gruppo viola, un collante importante per lo spogliatoio e un riferimento per i nuovi arrivati (come dimostrano le parole dopo il pari di Empoli). I tanti addii estivi di simboli viola ormai collaudati (come Bonaventura e Milenkovic) fanno sì che servano anche figure ormai a loro agio nell'ambiente, ormai di casa a Firenze: un incrocio di fattori e di circostanze che ha elevato Kouamé dal proprio status di mero rincalzo per renderlo (con buona pace dei detrattori) una nuova costante del pianeta viola.