I nuovi punti fermi e i flop inattesi nella Fiorentina di Palladino
Il tempo per ribaltare le gerarchie e il profilo di una stagione abbonda ancora, sette giornate non sono certo un periodo sufficiente per tracciare bilanci o porre etichette ma, complice la sosta, possiamo già fotografare ciò che fin qui ha seguito il copione prestabilito e quello che - al contrario - va in una direzione diversa dalle attese. Una valutazione a tema Fiorentina che segue sia un percorso virtuoso, quello delle sorprese, che una panoramica sulle prime delusioni e sui protagonisti mancati: da un lato Palladino ha saputo individuare risorse preziose in chi poteva apparire comprimario o persino sul piede di partenza, d'altro canto (in casi ancora più numerosi) non mancano i punti interrogativi o i calciatori ancora privi di spazio sufficiente per mettersi in mostra.
Nuove fondamenta
Si può sottolineare come, globalmente, il nuovo corso abbia trovato proprio negli acquisti estivi una linfa vitale preziosa: i casi di Kean, Gudumdsson e Gosens sono probabilmente i più eclatanti ma, ad oggi, anche la coppia Cataldi-Bove rappresenta il segno di una nuova ossatura, di fondamenta inedite tirate su grazie al mercato. Parlando di sorprese possiamo riconoscere a Cataldi un ruolo cruciale di equilibratore, un elemento prezioso in fase d'interdizione e - per questo - destinato a collezionare un minutaggio superiore rispetto a elementi tecnicamente più attrezzati o comunque più in grado di generare hype nella piazza (come Richardson e un Adli comunque in crescita). L'infortunio di Mandragora fa il resto, responsabilizzando ancora il centrocampista di scuola Lazio. La duttilità e la generosità di Bove, poi, rendono anche l'ex giallorosso una pedina chiave di questa Fiorentina: i due centrocampisti arrivati dalla Capitale rappresentano una base necessaria per poter sostenere la presenza contemporanea in campo di Adli, Colpani, Gudmunsson e Kean.
La sorpresa principale, però, non è arrivata dal mercato ed è un calciatore che - già in estate - ha colpito Palladino: il 2005 Pietro Comuzzo, centrale di difesa, è il terzo calciatore più utilizzato della rosa (riferendoci al campionato) e sta dando continuità a quanto fatto intravedere nel ritiro, mostrando una sicurezza e una maturità insolite per un giovanissimo (già apprezzato da Italiano l'anno scorso). Sulla carta sembrava essere una scelta d'emergenza, a cui ricorrere in caso di defezioni, ma col tempo è riuscito addirittura a scalzare Martinez Quarta e a diventare il partner di Ranieri, altro figlio del vivaio viola. L'impatto disastroso di Pongracic, tra errori e infortuni, ha contribuito ulteriormente ad accelerare i tempi e a rendere Comuzzo una realtà anziché una semplice promessa.
Risorse e delusioni
Accanto ai nuovi "punti fermi" possiamo individuare anche una risorsa ben più preziosa di quanto si poteva supporre, date anche le voci di addio sempre pronte a tornare: parliamo di quel Christian Kouamé che Palladino apprezza per duttilità e per abnegazione, sia quando agisce largo a sinistra che quando sostituisce Kean. Dall'addio quasi scontato alla fascia da capitano indossata a Empoli, una parabola del tutto diversa da quella immaginata fino a pochi mesi fa e continui segni della fiducia concreta da parte del tecnico e della società. Un discorso che, in senso negativo, si riflette su Lucas Beltran: la Fiorentina ha investito tanto su di lui ma, ad oggi, l'argentino sembra destinato a vestire i panni scomodi del vice-Kean o della punta da utilizzare in Conference, senza che Palladino abbia assecondato la prospettiva di sfruttarlo a supporto della prima punta, se non in una sola occasione (contro il Monza) rimasta episodica.
Restando agli argentini è evidente che anche Quarta abbia vissuto un percorso ben distante da quello che lo vedeva come punto fermo, anche come potenziale capitano: Comuzzo, Ranieri e anche Biraghi adattato da centrale hanno fatto sì che il numero 28 diventasse una sorta di rincalzo di lusso (solo 3 partite su 7 da titolare in campionato). Simili tra loro, infine, le situazioni di Parisi e di Kayode: in estate sembrava che potesse essere la stagione giusta per vederli aggiungere minuti, alternandosi a Biraghi e Dodò o addirittura - nel caso di Kayode - reinventandosi come terzo e non come esterno a tutto campo. Lo scenario è cambiato rapidamente però: l'arrivo di Gosens (vero insostituibile) ha tolto ancora spazio a Parisi e le grandi prestazioni di Dodò hanno reso il brasiliano uno stakanovista assoluto, senza margini per un'alternanza.