I rigori diventano un'insidia? Errori, gerarchie eluse e doppia follia in Germania
L'ultimo weekend calcistico, non solo restando ancorati al panorama italiano, rischia di ribaltare un paradigma ormai stabilizzato e di riscrivere le regole del gioco: il rigore non più come evento desiderabile ma, con un paradossale colpo di scena, come insidia da cui guardarsi o persino come potenziale causa di ruggini e casi interni. Le valutazioni tecniche, quelle connesse agli esiti dei rigori, si legano al tema delle gerarchie pensando alla Serie A e nello specifico a un Fiorentina-Milan in cui i tiri dal dischetto (e la decisione su chi dovesse tirarli) hanno tenuto decisamente banco.
Errori, gerarchie e rigori surreali
Situazioni speculari sia negli esiti che nelle dinamiche: nella Fiorentina, riferendoci al primo rigore del posticipo, il rigore designato sarebbe Gudmunsson ma l'islandese - come rivelato da mister Palladino nel post-partita - ha voluto lasciare a Moise Kean l'onere e l'onore di andare dagli undici metri, rigore poi parato da Maignan. Non è la prima volta che si verifica un simile scenario tra i viola, già con la Lazio Kean e Gudmundsson erano in dubbio su chi dovesse battere: Palladino la vede come dinamica virtuosa, anche con una gerarchia predefinita, ma non è detto che (in caso di sconfitta) simili situazioni possano mostrare il loro lato oscuro.
Basta spostarsi sull'altro fronte, quello rossonero, per capire a quali conseguenze negative ci si riferisca: Pulisic sarebbe il rigorista del Milan, curioso il fatto che i due rigori al Franchi li abbiano battuti Tammy Abraham e Theo Hernandez anziché lo statunitense. Una situazione non gradita da Paulo Fonseca che, dopo la sconfitta, ha sottolineato con toni del tutto diversi da quelli di Palladino come esistano delle gerarchie da rispettare: il differente tono dei due tecnici, chiaramente, si lega più agli esiti della sfida che non a una realtà soddisfazione del tecnico viola per le dinamiche ambigue precedenti ai rigori.
Rigori come insidia e non come risorsa, si diceva, ne sanno qualcosa anche nella Liga e nello specifico ne sa qualcosa l'Athletic Bilbao, fermato per ben tre volte da un Gazzaniga insuperabile e in grado di parare i rigori di Berenguer, Inaki Williams ed Herrera (che si è fatto carico di ribatterlo, per irregolarità del tiro precedente). Tiri dal dischetto in grado di esaltare dunque i portieri, pensando a De Gea così come a Gazzaniga, e di disilludere chi si porta con sicurezza al punto di battuta. Sia nel caso di Fiorentina-Milan che di Girona-Athletic, tra l'altro, le parate dei due estremi difensori si sono rivelate decisive per il risultato finale (2-1 in entrambi i casi).
Esulano poi da qualunque discorso tecnico o di gerarchia i due episodi, incredibilmente avvenuti nella medesima partita, provenienti dalla 2. Bundesliga. Nel corso di Magdeburg-Greuter Furth, seconda divisione tedesca, sono stati infatti assegnati due calci di rigore dalla stessa surreale dinamica: prima Jung ha raccolto il pallone con le mani (senza che il gioco fosse fermo) e ha obbligato dunque l'arbitro a indicare il dischetto, successivamente (a fine primo tempo) la situazione si è ripetuta clamorosamente nell'area opposta, con Heber che ha preso il pallone in mano senza che l'arbitro avesse fischiato una punizione. Anche in questo caso, ovviamente, il direttore di gara non ha avuto altra scelta se non quella di indicare il dischetto in una partita che - al di là del 2-2 finale - resterà sicuramente nella storia per aver concentrato in 90 minuti la quintessenza dei rigori più insoliti e surreali.