Il leader che non ti aspetti: come Mandragora si è ripreso la Fiorentina

Da rincalzo a punto fermo nel nuovo 3-5-2 di Raffaele Palladino
Mandragora
Mandragora / Image Photo Agency/GettyImages
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Uno dei risvolti più delicati all'interno di un percorso calcistico di cambiamento, persino di rivoluzione, riguarda la necessità di stabilire un filo conduttore che - a livello di spogliatoio così come di campo - permetta a una rosa di mantenere un segno di continuità, il senso di un percorso e non di una totale ripartenza da zero.

La Fiorentina ha vissuto e sta vivendo un tragitto simile, quello di un nuovo ciclo, ed è chiaro che la scoperta di nuovi punti di riferimento sia cruciale: elementi come De Gea, Gosens, Cataldi e Kean hanno saputo ricostruire un'ossatura pur arrivando solo in estate, diventando in breve tempo dei punti fermi per Palladino, ma non mancano riferimenti rimasti stabili o persino amplificati. Il caso di Ranieri trova nella fascia da capitano un timbro evidente, accanto a quello del difensore si sottolinea però la situazione ancor più sorprendente legata a Rolando Mandragora e al suo percorso in crescendo all'interno della stagione 2024/25.

Un percorso in crescendo

Sulla carta infatti, rispetto a Ranieri, occorre sottolineare quanto il percorso di Rolando Mandragora non sia partito coi crismi della titolarità e abbia visto l'ex di Udinese e Genoa scalare posizioni col passare del tempo, approfittando di alcune defezioni ma - ancor di più - dell'evoluzione tattica varata da Palladino. Mandragora è passato nell'arco di pochi mesi da rincalzo a punto fermo, il minutaggio in questo senso parla chiaro e sancisce un prima e un dopo: è curioso, tra l'altro, che il centrocampista abbia iniziato a trovare più spazio proprio quando la concorrenza sulla carta era aumentata (con gli arrivi nel mercato invernale di Fagioli, Folorunsho e Ndour a metà campo).

Dal 19 gennaio in poi Mandragora è sempre sceso in campo da titolare, saltando solo una partita per squalifica (quella col Napoli) e ha trovato anche due gol e due assist in campionato (tra l'altro reti arrivate contro Inter e Juventus, certo non banali). Numeri che sorprendono ancor di più, a livello realizzativo, se si considerano anche i tre gol messi a segno in Conference League, realizzazioni cruciali per far proseguire il percorso viola almeno fino ai quarti. A livello statistico, rispetto all'ultima stagione di Italiano, si può notare come Mandragora sia destinato a raggiungere e superare le sfide giocate da titolare (sedici nell'intera stagione scorsa, già quattordici nel 2024/25 con otto sfide ancora da disputare).

A caccia della rivalsa

Si sottolinea poi come il centrocampista, in viola dal 2022/23, si stia rivelando più concreto rispetto al passato: 16 i passaggi chiave in campionato fin qui, già in miglioramento rispetto ai 14 della stagione scorsa, aspetto che si lega del resto a un approccio differente e più verticale della formazione di Palladino rispetto a quella guidata da Italiano. Un aspetto cruciale per capire la stagione vissuta in crescendo da parte di Mandragora, evidentemente, si connette anche all'evoluzione tattica dei viola: col 3-4-2-1 e poi col 4-2-3-1 che segnò il ciclo di otto vittorie di fila, infatti, Mandragora non era certo tra i punti fermi di Palladino ma, da gennaio in poi, è rimasto uno dei più costanti e - soprattutto - uno dei più adatti al passaggio al 3-5-2 in pianta stabile.

Rolando Mandragora
Il gol alla Juve / Gabriele Maltinti/GettyImages

Il doppio play, con Fagioli e Cataldi, ha trovato dunque in Mandragora un terzo irrinunciabile punto fermo: in attesa della forma migliore di Adli, per dare maggiore qualità, proprio Mandragora ha rappresentato la sintesi ideale tra le due fasi, riuscendo ad abbinare inserimenti pericolosi in fase offensiva ad un gran lavoro di sacrificio e copertura, lavoro che contro l'Atalanta ha trovato il proprio apice. Un tratto di continuità rispetto alle ultime stagioni, una sorta di memoria storica, equilibratore ma anche arma offensiva (coi tiri da fuori come bonus): Mandragora ha saputo riscoprire la propria centralità in maglia viola, col percorso in Conference League che fa da stimolo cruciale - da faro - per compiere interamente la propria rivalsa.

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