Il medico dell'Inter spiega il perché dei tanti infortuni e propone una soluzione

Duvan Zapata
Duvan Zapata / Marco Luzzani/GettyImages
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Quello degli infortuni sta diventando un problema sempre più serio, una vera e propria piaga su cui il mondo del calcio deve riflettere se intende preservare l'incolumità dei giocatori e, di conseguenza, mantenere alto lo spettacolo dello partite. Sul tema è ovviamente preziosa la testimonianza degli esperti, come del dottor Piero Volpi, storico medico sociale dell'Inter nonché responsabile di chirurgia del ginocchio e traumatologia dello sport dell'Istituto clinico Humanitas di Milano, che è intervenuto nel corso della trasmissione Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1 analizzando le cause degli infortuni frequenti e proponendo anche un paio di soluzioni.

Infortuni sempre più frequenti:
"L'infortunistica nel calcio è un problema costante e in crescita. Si fa fatica a ridurre e a contenere questi incidenti, da quelli meno importanti come le lesioni ai più gravi come gli infortuni articolari. Il calcio soffre di due-tre situazioni veramente difficili, in primis la densità delle partite. Abbiamo calciatori che giocano tutto l'anno, anche due volte a settimana per lunghi periodi. Ma non è sufficiente dire si gioca troppo. Bisogna dire si gioca troppo e ci si allena poco. Le qualità che deve avere un giocatore come la forza, l'alta velocità e resistenza sono difficili da inserire nel piano di un ciclo settimanale di una squadra di calcio. Si arriva ad avere 240-250 allenamenti nel corso della stagione di cui solo il 25% sono veramente allenanti. E questa è tra le cause prevalenti di infortunio".

Come risolvere il problema infortuni:
"Si fanno male i titolarissimi che giocano sempre, ma anche quelli che giocano meno perché manca un equilibrio di minutaggio, di turnover intelligente ed efficace. Una delle proposte che condividiamo col nostro allenatore, una persona brava e intelligente e attento a questi temi, è quella di cercare di riuscire a fare un minutaggio migliore per salvaguardare quei giocatori che alla fine della stagione avranno 4500-4800 minuti - ha aggiunto parlando a Radio Anch'io Sport su Rai Radio 1  - mentre altri in rosa finiscono l'anno con appena 1000 minuti in campo. Non essendo possibile cambiare i calendari, quella dell'equilibrio del minutaggio è una delle soluzioni. Ne aggiungo anche un'altra: dopo la conferma delle cinque sostituzioni, in futuro penso si possa arrivare alle sei o sette sostituzioni. Le sei già ci sono in certe manifestazioni, dove si prevedono i supplementari".

L'incidenza delle nazionali:
"Ci sono nostri giocatori che hanno già lanciato un grido d'allarme, lo spazio tra Europei e inizio della stagione è stato molto stretto. Non c'è stato il tempo di staccare per un riposo fisico e mentale. E poi c'è un discorso da affrontare sulle Nazionali. Non possiamo ogni mese lasciare i giocatori 12-15 giorni alle Nazionali, che cambiano completamente abitudini di allenamento, di alimentazione. È come se il giocatore cambiasse completamente squadra e questo facilita gli infortuni. Una proposta da medico è quella di ridurre i campionati domestici di alto livello di due squadre. Già passando da 20 a 18 squadre c'è un mese in cui si possono fare più allenamenti e dedicare più tempo alle Nazionali. Va organizzato un tavolo competente, in cui ci deve essere anche un medico".

Ottobre e marzo i mesi critici:
"La densità delle partite aumenta in due periodi: quello autunnale tra ottobre e novembre e poi verso marzo, con la ripresa delle coppe. Abbiamo tre qualità fondamentali da allenare: la forza, la capacità aerobica e l'alta intensità. Ma richiedono allenamenti distanti dalle partite. Questo non è possibile e si arriva facilmente all'infortunio".


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