In due per colmare l'assenza di Bove: il peso di Fagioli-Folorunsho per la Fiorentina
![Nicolo Fagioli Nicolo Fagioli](https://images2.minutemediacdn.com/image/upload/c_crop,w_5000,h_2812,x_0,y_0/c_fill,w_720,ar_16:9,f_auto,q_auto,g_auto/images/GettyImages/mmsport/90min_it_international_web/01jm2fj9144061bhcp5q.jpg)
Un'assenza, al di là dei motivi che la causano, può spingere superficialmente a immaginare un mero e automatico rimpiazzo: fuori un singolo e dentro un altro, meccanismo all'apparenza semplice ma nei fatti non realizzabile. La differenza fisiologica tra un calciatore e l'altro, nulla che sia aggirabile insomma, fa sì che un'assenza - e parliamo qui di quella di Edoardo Bove - spinga l'allenatore di turno, Raffaele Palladino, a studiare accorgimenti che permettano di limitare i danni.
Il mercato invernale della Fiorentina è andato proprio in questa direzione, lo ha fatto innanzitutto con Michael Folorunsho e in seguito anche con Nicolò Fagioli. Due innesti a centrocampo che si caratterizzano per versatilità, che cercavano minutaggio e che - sommati tra loro - possono dare un contributo decisivo per ridare ai viola quel che avevano perso con la defezione di Bove, tra i più preziosi per Palladino fino alla serata che ne ha compromesso la possibilità di scendere in campo. Per capire quanto possano servire due come gli innesti appena citati bisogna riflettere sulle valutazioni che Palladino fece a suo tempo su Bove, riconoscendone la generosità che già Mourinho aveva intravisto ma spingendosi anche oltre e spiegando come il giovane di scuola giallorossa veda calcio.
Dinamismo e visione: un ruolo chiave
Folorunsho ha portato dinamismo, forza fisica e generosità, andando a occupare a conti fatti il ruolo di Bove in campo, cioè esterno offensivo atipico e chiamato a svariare, accentrarsi e dare un contributo decisivo in fase di contenimento. Il "vedere calcio" però sanciva un solco tra lo stesso nuovo arrivato e Bove, dotato di maggiore visione di gioco: in questo senso subentra Fagioli, andando dunque ad aggiungere quelle linee di passaggio e quella visione di cui i viola sulla carta erano orfani.
Il nodo principale, pensando all'ambientamento del centrocampista di scuola Juve, riguarda la possibilità di convivere con Adli come interno nel 4-2-3-1 oppure al necessità (per un discorso di equilibri) di inserire accanto a Fagioli un elemento più disciplinato e utile in contenimento, come Cataldi o Mandragora. Palladino dal canto proprioha assicurato di poter immaginare Fagioli e Adli insieme, tra l'altro si può sottolineare la possibilità di utilizzare l'ex bianconero anche sulla trequarti (come successo a San Siro nel finale) in alternativa ai più offensivi Gudmundsson e Beltran.
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