L'illogica ricerca del migliore: Kean vs Vlahovic e l'inganno dei paragoni
Non scopriamo oggi quanto l'equilibrio sia merce rara nelle valutazioni calcistiche e quanto, soprattutto, a posteriori si riesca alternativamente a salire o scendere dal carro: le disamine del giorno dopo e i verdetti espressi a cose fatte risultato per loro natura viziati e finiscono, ancor di più, per seguire semplicemente la spinta dell'hype momentaneo o delle circostanze. Lo si può notare anche al di là delle valutazioni dei tifosi, pareri espressi di pancia come giusto che sia, ma anche in quanto espresso dagli addetti ai lavori: il sorpasso della Fiorentina sulla Juventus e la forma espressa da Moise Kean (3 gol nelle ultime 3 partite, con tanto di doppietta alla Roma) fanno sì che nel calderone dei verdetti finisca anche Dusan Vlahovic, a secco contro Parma e Udinese (in gol comunque in Champions, col Lille).
Confronti illogici e riscontri statistici
Poco conta che le reti in campionato fin qui siano 6 per il serbo e 5 per l'italiano, poco conta che siano 9 per il bianconero e 8 per il viola tra tutte le competizioni: l'ultimo ritornello più in voga è quello che ci racconta di un "Kean più forte di Vlahovic". Risulta un mistero la facilità con cui si è passati dall'idea di un vero e proprio pacco rifilato alla Fiorentina in estate, come da narrazione più percorsa dopo l'affare Kean, allo scenario opposto, a quello dei rimpianti per l'addio dell'attaccante così fortemente voluto da Palladino. Possiamo certo notare, nelle statistiche offerte dai due fin qui, qualcosa di sorprendente non tanto sotto porta (con numeri coincidenti, come tiri nello specchio rispetto al totale delle conclusioni e come gol fatti rispetto ai tentativi) quanto su altri fronti.
Ciò che sorprende infatti, in positivo per Kean e in negativo per Vlahovic, è il dialogo con la squadra e il lavoro svolto fuori dall'area: il serbo ha una percentuale più bassa di passaggi riusciti (71,1% contro 79,6% di Kean) e si sta rivelando meno efficace del collega di reparto dal punto di vista dei duelli aerei. Al contempo, altro dato interessante, Kean è riuscito a conquistare più del doppio dei calci di punizione rispetto a Vlahovic: 18 falli subiti contro i 7 del serbo. Non si tratta qui di porre un timbro sull'uno o sull'altro attaccante, con l'intento di stabilire chi sia "il migliore", si tratta invece di capire quanto sia cruciale la coerenza tra ciò che vuole l'allenatore e ciò che un calciatore offre: Palladino ha individuato in Kean la punta ideale per la Fiorentina, lo avrebbe portato del resto anche a Monza, e si può dunque dire che l'idillio nasca da una richiesta esplicita del tecnico arrivato a Firenze in estate.
Il top player e l'outsider
Un discorso che non si può applicare invece a Thiago Motta, al netto delle parole di stima che l'allenatore bianconero ha sempre rivolto al suo attaccante: l'ex tecnico del Bologna arriva da una stagione con Zirkzee come punta nel 4-2-3-1, un elemento che aveva come punti di forza proprio tanti aspetti che esulano dal fiuto del gol e dalla concretezza sotto porta, aspetti che il mondo bianconero non può aspettarsi di ritrovare in toto in Vlahovic. Accanto al tema cruciale della fiducia c'è anche la questione delle aspettative e degli investimenti fatti: l'età dei due è la stessa, la Juve per avere Vlahovic spese 70 milioni di euro a inizio 2022 mentre la Fiorentina, per Kean, è arrivata a investire 13 milioni di parte fissa più 5 di bonus.
Prospettive diverse e attese altrettanto distanti: da un lato un progetto di top player, con ingaggio in linea con tale ingombrante esigenza, dall'altro un outsider a caccia di riscatto dopo una stagione sfortunata, marchiata dagli zero gol fatti. Tutte componenti che, distaccandosi dall'inutile ricerca di un migliore in senso assoluto, aiutano a capire il perché di tante montagne russe nelle valutazioni e di deviazioni tanto schizofreniche nelle etichette poste sull'uno e sull'altro.