La conferenza stampa di presentazione da allenatore della Juventus di Igor Tudor

Igor Tudor si è presentato come nuovo allenatore della Juventus in conferenza stampa. Il tecnico croato prenderà il posto di Thiago Motta, esonerato una settimana dopo la batosta contro la Fiorentina che ha portato i bianconeri al quinto posto, ma ancora in piena corsa per la qualificazione in Champions League. Dopo giorni di riflessione è arrivata la decisione di cambiare guida tecnica. Ora sarà l'ex mister di Marsiglia, Verona e Lazio a dover dar tutto in queste ultime nove partite di campionato. Sarà sempre lui a guidare la Juventus al Mondiale per Club, poi si getteranno le somme e si valuterà se proseguire insieme questa avventura o meno.
La conferenza è iniziata con le parole del direttore sportivo Cristiano Giuntoli che ha salutato Thiago Motta e ha presentato Igor Tudor come nuovo tecnico bianconero:
"Buongiorno a tutti. Volevo cominciare questa conferenza e salutare Motta e tutto il suo staff per l'impegno profuso in questi mesi. Volevo fare chiarezza del mio rapporto con Thiago che è e rimarrà un grande rapporto, di stima e rispetto. Credo che possa fare l'allenatore ad alti livelli e gli auguro ogni bene. Dopo Firenze ci siamo presi un po' di tempo e a mente fredda abbiamo analizzato l'andamento delle ultime gare che ha destato preoccupazione, non solo per le sconfitte. Abbiamo deciso di dare una sterzata. La scelta è andata subito su Igor, non solo per il suo passato da calciatore e vice allenatore della Juve che lo aiuterà a integrarsi, ma soprattutto per le sue qualità tecniche, umane e morali. Rimarrà con noi fino alla fine della stagione, compreso il Mondiale per Club, poi ci siederemo attorno a un tavolo e la speranza è continuare insieme perché crediamo possa avere qualità importanti per continuare il progetto. Siamo convinti e fiduciosi per il futuro di questa squadra, data la giovane età e l'esperienza fatta, questo ci potrà garantire da subito una maggiore competitività"
Le parole di Igor Tudor in conferenza stampa (Sky Sport)
"Prima va un ringraziamento al direttore e a tutto il club per questa opportunità di allenare questo grande club. Darò tutto per non deludere nessuno, anzi cercando di fare un lavoro giusto. Le emozioni ci sono chiaramente, la Juve è un club che tutti vorrebbero allenare ma soprattutto c'è voglia di lavorare e fare bene, per raggiungere l'obiettivo che sappiamo tutti qual è. Credo tanto in questa squadra, ci sono giocatori forti. C'è stato poco tempo per lavorare, ma non ci sono scuse. Non l'ho mai fatto in vita mia".
"Vlahovic è un giocatore fortissimo. Io sono felice di allenarlo, già in passato ho fatto dichiarazioni di lui. Ha le qualità che dovrebbe avere un giocatore da prima classe, sa fare gol, è veloce, forte, capisce, intelligente, un trascinatore. Veniamo da un momento così, lo sappiamo, abbiamo parlato e ci siamo messi a lavorare. Lui ha voglia di ripartire ed è bello. C'è lui, Kolo Muani, possono giocare anche insieme, si può fare tutto. Io sono felice, ho trovato la rosa forte e giovane, è stimolante. Quando c'è gioventù è una cosa bella".
"Quando un giocatore è forte è facile trovargli il ruolo. Ho trovato giocatori dispiaciuti, perché quando un allenatore va via è anche responsabilità loro, però allo stesso tempo li ho visto vogliosi e motivati di ripartire. Anche Koopmeiners e Yildiz. Loro devono e possono fare gol, sono i giocatori che possono fare la differenza nel calcio. Proverò a trovargli la posizione giusta dove possono rendere meglio. I giocatori si devono sentire a loro agio".
"Le cose non sono sempre bianco o nere. Ho vissuto abbastanza, ho girato all'estero, a volte posso essere particolare perché faccio le scelte con il cuore: se mi sento che è giusto proseguo, altrimenti vado a casa. Si vive di presente, avere 10 anni di contratto cambia poco. Io faccio uguale il mio lavoro. Quello che succede nel futuro non possiamo controllarlo".
"Qualcuno l'ho conosciuto ieri, non posso dirti in due-tre ore come sono le persone. Posso darti un commento per come li ho visti da fuori. Le generazioni sono diverse, la cultura è diversa da 20-30 anni fa: prima secondo me c'era più personalità ovunque, però va anche detto che si è presa una strada di cambiamento e sono arrivati tanti giocatori. Questo può anche rallentare il percorso di crescita, si è un po' sottovalutato. Quando alla Juve non frega se sei giovane o vecchio, devi vincere e crescere in fretta. La Juve sceglie le persone giuste, è sempre stata la sua forza. La cultura di lavoro nei miei 7-8 anni qui è quella che mi è entrata dentro. La voglia era pazzesca in ogni partita, questo ho provato a trasmettere in tutte le squadre che ho allenato e voglio farlo anche qui".
"Tutti devono prendersi più responsabilità. Il capitano sarà Locatelli, poi di altri due-tre nomi parleremo in questi giorni. Credo ci siamo i margini per una svolta immediata. Bisogna lavorare su tutto, dare spensieratezza ma avere cattiveria mentale, motivazione. E anche dal punto di vista tattico fare le cose giuste. Bisogna andare forte, consapevoli di quello che rappresentiamo".
"Ho giocato con la difesa a 3 e 4 in carriera, con il pressing a zona e a uomo. Bisogna trovare l'assetto giusto per i giocatori che hai, ma la differenza la fa lo spirito, il sacrificio, lo stile di gioco. È compito dell'allenatore trasmettere queste cose. Non posso paragonare la mia Juve con le altre. Io faccio il mio, provo in allenamento e sabato deve essere conseguenza di quel lavoro là. Finora c'è stato poco tempo, si vedrà poco, ma lo spirito non deve mancare. Per le cose giuste ci vorranno due-tre settimane. Koop sapete tutti che viene da grandi annate, è un giocatore forte con voglia di fare. Il mio compito è farlo rendere al massimo e sono sicuro che lo farà".
"Ai ragazzi ho detto tante cose, poi all'inizio erano soli 5 giocatori, poi sono arrivati gli altri. Due curiosità. La prima: vengo, mi metto lì ad aspettare per la fisioterapia e quando arriva il mio turno arriva Zidane. Io volevo lasciarlo passare, lui mi prende e dice 'no, è il tuo turno'. La seconda quando butto le calze e mi vede Del Piero. Lui viene e mi spiega come girarle senza lanciarle".
"C'è voglia di ripartire ma poi bisogna mettere il casco e pedalare. Mettere la cattiveria giusta, ma senza ansia e senza pressione. Io dico sempre che non bisogna rinunciare a niente. Voglio gente che si diverta, se no il calcio va in una direzione meno interessante. La mia opinione è che bisogna fare un gol in più, mi piace attaccare con tanti ma anche non prendere gol. Se attacco devo lavorare sulle preventive, il lavoro deve essere completo anche nella gestione dei giocatori e dei cambi".
"I tifosi sono sempre stati importanti e sono sicuro che sabato ci daranno un gran supporto perché amano il club e l'hanno sempre dimostrato. I ragazzi ci tengono e sono sicuro che partiremo bene, sarà difficile perché il Genoa è una squadra pericolosa, Vieira un allenatore capace che è riuscito a trasmettere le cose giuste. Li rispettiamo tanto, consapevoli dei nostri mezzi".
"Ieri ho sentito il papà di Thuram, abbiamo fatto una chiacchierata e mi ha detto 'se Khephren fa qualcosa di sbagliato dagli uno schiaffo'. Lo avevo già incontrato col Nizza, un ragazzo forte e umile. Kolo Muani è forte, ci siamo conosciuti ieri e sono contento di averlo".
"Senti sempre lo spogliatoio cosa pensa, lo annusi. C'è appartenenza, ma non conta quello, altrimenti prendi il più grande tifoso per vincere. Ci sono tante robe da fare, toccare i punti giusti sotto tutti i punti di vista. È un lavoro da fare, di tutto il club. I giocatori vanno in campo e sono i protagonisti, ma io poi devo farli rendere al massimo".
"Ho preso tanto dai tecnici avuti da giocatore perché poi non ho avuto gente così scarsa da allenatore. Quegli anni sono stati una scuola di vita per tutto, mi hanno costruito. I calci piazzati sono un aspetto importante, si muove anche la classifica. È una parte che diventa sempre più importante nel calcio di oggi".
"Quando penso a Lippi, penso alla Juventus. Nel modo di fare, allenare, comunicare, gestire lo spogliatoio. Una persona a cui voglio bene".
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