La Fiorentina è in crisi: i possibili fattori della flessione viola
Stagione fin qui senza vie di mezzo per la Fiorentina, una stagione di passaggi netti e non di sfumature: la squadra capace di inanellare otto vittorie consecutive tra inizio ottobre e inizio dicembre è infatti la stessa che, adesso, arriva da un mese da incubo segnato da quattro sconfitte e da un pareggio. Una flessione evidente dunque, rappresentata senza appello da numeri sconfortanti e da un calo sensibile sia a livello di tenuta difensiva che di produzione offensiva. Una crisi per certi versi sorprendente, come del resto era sorprendente l'exploit visto fino a quel punto, che tocca sia aspetti legati al collettivo che al rendimento dei singoli (soprattutto dei più attesi, quelli in grado di fare la differenza a livello tecnico).
Bove: un'assenza che pesa
Il tema tattico si collega in modo saldo alla defezione di Edoardo Bove maturata in seguito al malore contro l'Inter, con tutta la paura del caso e il successivo sospiro di sollievo per le condizioni del giovane calciatore. Difficile vedere come un caso il fatto che, dall'assenza di Bove in poi, la Fiorentina sia riuscita a vincere solo una partita in campionato (in casa col Cagliari) e abbia perso tante delle proprie certezze, come un meccanismo apparentemente perfetto che finisce per incepparsi. Il ruolo dell'ex Roma era di fatto cruciale per dare equilibrio alla squadra di Palladino: nel suo ruolo di esterno offensivo atipico, a sinistra nel 4-2-3-1, Bove riusciva a dare quel dinamismo e quell'intelligenza tattica che mancano nel presente viola.
Sottil, impiegato nello stesso ruolo, interpreta la posizione in modo radicalmente diverso: rapidità e spunto in dribbling, come al solito, ma senza il contributo di Bove in fase d'interdizione e senza quel sostegno (ma sarebbe stato utopistico aspettarselo) al centrocampo. In quest'ottica va letto l'arrivo di Folorunsho: l'ex Napoli, a Monza, è entrato per giocare da interno ma è verosimile che - nelle prossime uscite - vada a rimpiazzare proprio Bove e a completare il reparto con Cataldi e Adli. Il tema dell'equilibrio si affianca a quello del dinamismo: Adli e Cataldi, così come Richardson, danno ordine e qualità ma non riescono a sostenere il peso della mediana a livello atletico e danno l'impressione di aver bisogno di un ulteriore elemento, atleticamente più valido e in grado di alzare il ritmo (in entrambe le fasi).
Colpani e Gudmundsson: casi da risolvere
Un altro tema portante della flessione viola è quello di un rendimento deludente di quegli elementi che, per talento e qualità, dovrebbero lasciare il segno anche con le giocate individuali: Colpani non riesce a incidere, fin qui la doppietta di Lecce è la sola nota lieta della sua stagione, Gudmundsson non trova continuità a livello di minutaggio e sta portando spesso Palladino a preferirgli un Beltran più propositivo. Il recupero dell'islandese appare un tema chiave, per l'investimento fatto ma ancor di più per la sua centralità tecnica e per la sua capacità di portare fantasia, dribbling e visione di gioco sulla trequarti.
Le parole di Pradè dopo la sconfitta col Monza, parole dure, hanno poi prestato il fianco a voci su malumori e "mal di pancia" interni al gruppo, anche in chiave marcato (citati proprio dal dirigente gigliato). In questo senso si legge un certo divario tra un Palladino più equilibrato e cauto nel post-partita, senza voler fare allarmismi, e un Pradè visibilmente preoccupato per il momento viola: un approccio diverso che, di fatto, non fa che enfatizzare il senso di crisi all'interno del mondo gigliato e il timore di disperdere il patrimonio (di punti ed entusiasmo) costruito fin qui.