La retorica cauta di Inzaghi e la Juve come outsider: derby d'Italia in sala stampa
L'evento sportivo racchiuso in novanta minuti e annesso recupero non esaurisce, non può farlo, il racconto complessivo di una partita e del suo peso (sia quello immediato che nelle logiche di un intero campionato). Ecco, dunque, che lo stesso incontro potrà passare dal filtro di infinite narrazioni e di altrettante etichette: "una partita come tante" può diventare per altri un "crocevia fondamentale", una sfida da vivere "come una finale" potrà essere smontata e svilita da voci diverse, pronte a gettare acqua sul fuoco.
Al contempo sarebbe fin troppo ingenuo immaginare le parole dei vari tecnici, nello specifico vogliamo riferirci a Simone Inzaghi e Thiago Motta, come semplice espressione esatta del proprio pensiero e delle proprie idee: una dose di retorica percorre quanto affermato ai microfoni, la volontà più diffusa in tal senso - in un gioco tutt'altro che inedito e di cui abbiamo già avuto di parlare - è quella di liberarsi delle pressioni, di scacciare come la peste l'idea di essere "favoriti" o il fantasma di una vittoria come imperativo.
Inzaghi vs Motta: il gioco delle pressioni
La tentazione del basso profilo è un richiamo intrigante, esercita un fascino innegabile e permette di liberarsi (perlomeno di raccontarselo) del peso delle aspettative e dell'annesso rumore del tonfo in caso di sconfitta. Ci sono però dei distinguo necessari a cui appellarsi, di fronte a due strategie retoriche simili come quelle di Inzaghi e Motta in vista di Inter-Juventus (in programma oggi alle 18.00). Inzaghi, pur forte di una squadra capace di conquistare l'ultimo Scudetto con 19 punti sulla seconda, ha voluto rimarcare la propria allergia alle "griglie" e ai pronostici, ha sottolineato come ci siano squadre che "hanno investito tanto e hanno colmato il gap", ha in sostanza immaginato un campionato più equilibrato di quelli andati in scena in passato.
Thiago Motta, in modo ancor più perentorio e deciso, ha escluso la Juventus dal novero delle favorite: "Inter e Napoli sono le favorite per questo campionato, è oggettivo". Il tecnico bianconero non ritiene dunque di esprimere un parere personale, di esporsi per illazioni, ma attribuisce il criterio dell'oggettività ai pronostici che pesano su nerazzurri e partenopei: il profilo basso di cui sopra, in sostanza, sarebbe figlio di dati effettivamente riscontrabili. Le forzature retoriche sono parte del gioco, vale per entrambe le narrazioni, ma i distinguo già citati (come necessari) ci portano a notare come Inzaghi spinga con particolare forza sul pedale della retorica, anche al di là di dati e aspettative fondate (oggettive, appunto).
Gap ridotto o Juve outsider?
Il dato dell'età media è uno dei principali da tenere in considerazione: l'Inter è la squadra più esperta del campionato (29,2 anni di media) mentre la Juventus in questa stagione è la seconda squadra più giovane dell'intera Serie A (24,2 anni). Il percorso intrapreso dai bianconeri a livello di ringiovanimento trova conferma pratica nell'ampio utilizzo, da parte di Thiago Motta, di elementi provenienti dalla Next Gen e diventati a conti fatti parte integrante della prima squadra, Savona su tutti ma anche Mbangula (oltre a Jonas Rouhi, già forte di una partita da titolare, e a un Adzic in rampa di lancio).
Un percorso in controtendenza rispetto a quello di un'Inter in grado di amplificare ancora ciò che la rendeva favorita in passato: monte ingaggi sensibilmente aumentato (da 116,6 a 141,7 milioni) e rosa, come detto, più esperta e dotata di alternative di livello in ogni ruolo, in modo da far fronte anche a situazioni di emergenza all'ordine del giorno nell'arco di una stagione. Accanto al discorso dell'età anagrafica emerge anche l'esperienza intesa come abitudine, ormai interiorizzata, a giocare ad alti livelli sia col club che con la Nazionale, tra Champions League e altri trofei internazionali di prestigio.
Doti che, alla luce dei fatti, rendono la posizione di Inzaghi forzatamente prudente e - appunto - troppo spinta sulla retorica del basso profilo. Thiago Motta, dal canto proprio, assegna alla Juve l'etichetta più comoda di outsider: non si tratta di un vestito che si adatta generalmente al profilo bianconero, lo dice la storia, ma il richiamo alla sostenibilità, alle esigenze di bilancio e a una forma di austerity più o meno accentuata fa sì che il racconto dell'italo-brasiliano sia più coerente e saldo rispetto a quello proposto dal rivale.