La situazione sul nuovo stadio del Cagliari spiegata dal patron Tommaso Giulini
Di Marco Deiana
Il nuovo stadio del Cagliari - se un giorno dovesse diventare realtà - sarà privato, pubblico o pubblico/privato? Quanto costerà? A quanto ammontano i nuovi ricavi stimati? Queste sono solo alcune delle domande che hanno trovato risposta nella lunga chiacchierata avvenuta a Radio Serie A nel programma Goal Economy tra il patron rossoblù Tommaso Giulini e il giornalista Marco Bellinazzo.
Il progetto che sta portando avanti il Cagliari fin dalla costruzione dell'attuale impianto provvisorio della Sardegna Arena (diventato Unipol Domus con la cessione dei diritti di denominazione dello stadio, comunemente chiamati anche Naming Rights, fino a 2031) è quello di un nuovo stadio sulle ceneri del Sant'Elia, ormai abbandonato e a pezzi. Un progetto che è stato modificato negli ultimi anni a causa del Covid. Inizialmente era presente anche la realizzazione di un centro commerciale, idea abbandonata dopo la pandemia per evitare di far concorrenza con le realtà locali, in un quartiere cagliaritano difficile e sicuramente non ricco. Questo ha rallentato ulteriormente l'iter burocratico, già lento di suo e messo a dura prova anche dall'ex Giunta Solinas considerando che - come dichiarato dal presidente rossoblù "il presidente della Giunta in quell'area voleva farci un ospedale".
Iter che potrebbe concludersi nel 2025, salvo nuovi colpi di scena, con la demolizione dello stadio Sant'Elia, con il supporto del Comune di Cagliari che nel progetto metterà 10 milioni di euro, e la successiva realizzazione del nuovo impianto da 30mila posti a sedere, tutti al coperto (con la possibilità di ospitare anche gare internazionali) che - ad oggi - andrebbe a costare circa 160-170 milioni di euro. Parte di questo denaro (50 milioni di euro) arriverà dalla Regione Sardegna.
Secondo le stime riportate da Radio Serie A, il nuovo stadio dovrebbe garantire al Cagliari nuovi ricavi da circa 15 milioni di euro l'anno tramite matchday, museo, servizi digitali e hospitaly. Su questo punto Giulini ha sottolineato che questa cifra è "l'unico ritorno del Cagliari Calcio, tutto il resto va alla società di progetto che magari non vedrà neanche il Cagliari Calcio tra i suoi soci". Lo stesso patron del club isolano ha aggiunto che tra i pro del nuovo impianto c'è una maggiore comodità per i tifosi (ha specificato che tanti tifosi non dovranno più seguire le partite sotto la pioggia), la possibilità di fare qualche punto in più grazie ad un impianto pensato ancor meglio in termini di acustica (stile Juventus Stadium) e poi ci sono i 10-15 milioni all'anno in più (stimati, ma non certi) che sono ricavi legati esclusivamente al giorno gara (il resto andrà in mano a chi vincerà il bando per la costruzione dell'impianto).
Tommaso Giulini ha inoltre potuto spiegare perché ha preferito un accordo pubblico/privato piuttosto che optare per la realizzazione di uno stadio totalmente privato o lasciare tutto il mano al pubblico.
"Il modello dello stadio privato, quindi di proprietà del club e costruito con i fondi del club, l'abbiamo scartato soprattutto per le enormi difficoltà avute dal mio predecessore (Massimo Cellino, ndr) che per anni ha provato a fare uno stadio di proprietà del Cagliari e alla fine il risultato è che purtroppo è finito addirittura in galera per la storia di Is Arenas. Ho voluto evitare di finire su un percorso su cui c'erano stati un decennio di polemiche".
"Perché non lo stadio completamente pubblico? Credo che in una regione come la Sardegna, ma anche in tante altre, pensare che il pubblico da solo sia in grado con tempistiche ragionevoli di costruire uno stadio è molto molto difficile".
"Siamo partiti su suggerimento di Andrea Abodi e del sindaco (Massimo Zedda, sindaco di Cagliari quando è stato costruito lo stadio momentaneo e ora nuovamente primo cittadino della città, ndr) su questo percorso pubblico/privato che è previsto all'interno della prima Legge sugli stadi in cui l'iter prevede purtroppo tanti step di cui l'ultimo step sarà, ci auguriamo nel 2025, il bando internazionale per l'assegnazione al vincitore del bando, che può non essere necessariamente la società con il costruttore partner del Cagliari Calcio. La società di progetto (quella che si aggiudicherà il bando, ndr) che avrà la concessione per 50 anni e in questo arco di tempo dovrà ritornare da quello che è un investimento a perdere perché essendo investimenti importanti - l'Atalanta ha speso100 milioni solo per la ristrutturazione e i progetti di Milan e Roma sono da circa 1 miliardo - i ritorni sono molto lunghi".
Riepilogando. Il Cagliari ha optato per un accordo pubblico/privato per la costruzione del nuovo stadio, che dovrebbe costare intorno ai 170 milioni di euro per un impianto da 30mila posti a sedere, tutti al coperto. 60 milioni di euro sono i fondi pubblici: 50 milioni dalla Regione Sardegna e 10 milioni dal Comune di Cagliari. La concessione è di 50 anni e i nuovi ricavi della società rossoblù (stimati intorno ai 15 milioni di euro l'anno) arriveranno esclusivamente dal giorno gara, mentre gli altri ricavi andranno alla ditta vincitrice del bando per la costruzione dell'impianto (che può essere - o non essere - in società con il Cagliari). Il club ha già ceduto i diritti sul nome dello stadio fino al 2031 a Unipol.