La squalifica, l'addio alla Juve e la voglia di riscatto: Paul Pogba torna a parlare

Paul Pogba
Paul Pogba / Chris Brunskill/Fantasista/GettyImages
facebooktwitterreddit

Paul Pogba non vede l'ora di riallacciarsi gli scarpini e tornare a calcare un campo di calcio. Dopo i due anni di squalifica per doping e l'addio alla Juventus, il centrocampista francese è attualmente svincolato e, come ha dichiarato nell'intervista concessa a GQ France, ha diverse offerte sul tavolo e presto arriveranno novità sul suo futuro.

Obiettivo ripartire:
"Prima di tutto, non vedo l'ora di giocare... Sai, è passato così tanto tempo da quando ho giocato a calcio. Non avrei mai immaginato di ritrovarmi libero in questo periodo della stagione.Non ho mai vissuto un trasferimento del genere".

Sul suo futuro:
"Oggi ci sono proposte. Arrivano da ogni dove. Anche dall'Europa? Da ogni dove. Voglio vedere cosa mi si addice di più. Perché sono in un periodo cruciale della mia vita e della mia carriera. È una decisione che prenderò il tempo di soppesare. Queste prove mi hanno dato una determinazione in più.Mi sento come un bambino che vuole diventare un professionista. Sono tornato ad essere il piccolo Paul Pogba di Roissy-en-Brie, che lascerà il segno".

Sull'arrivo in Italia:
"Quando sono arrivato in Italia, mi chiamavano Balotelli. Avevo già il mohawk, le tinte, i balli celebrativi, ma anche i movimenti tecnici e tutto ciò che ne consegue. È la mia personalità, ho imparato il calcio così, per strada. In quella squadra, c'era spazio per esprimermi in modo diverso".

Gli anni difficili allo United:
"Sono caduto in depressione senza nemmeno rendermene conto. Perché nessuno ci insegna cosa sia la depressione. Finché non ho iniziato ad avere buchi nel cuoio capelluto.Non capivo cosa fosse. Mi hanno detto che era stress".

Sulla squalifica:
"Se ci avessi messo quattro anni, avrei smesso di giocare a calcio. Non volevo dirlo pubblicamente, ma è quello che pensavo. Non ho capito. Perché? Mi hanno dato la pena massima, il che significa che non avevano davvero ascoltato nulla di quello che avevo detto loro".

Sull'addio alla Juve:
"Prendevo la palla e giocavo da solo fuori. Mi arrangiavo con quello che avevo. Ma non volevo restare a Torino. La mattina portavo i miei figli a scuola, ed era proprio accanto al campo di allenamento, che sofferenza".  


feed