Le prime differenze tra la Roma di Juric e quella di Ranieri
La Roma ha perso ancora, per la sesta volta in tredici giornate di Serie A, lo stesso numero di sconfitte di Torino, Genoa, Cagliari e Monza. È nella seconda metà della classifica con soli 13 punti conquistati in altrettante gare, a -12 da quella sesta piazza (occupata attualmente dalla Juventus) che varrebbe la qualificazione alla prossima Europa League. In una situazione così complicata, appare inutile o comunque sicuramente prematuro ragionare su eventuali rimonte ai confini della realtà, senza che prima inizi una netta inversione di rotta.
Se la si avrà o meno andrà capito nei prossimi appuntamenti dei giallorossi che, già alla terza guida tecnica nella corrente stagione, sono ora chiamati a reagire - come chiarito nel postpartita proprio da Claudio Ranieri "Ora non dobbiamo piangerci addosso e reagire". Senza inoltrarci in sentenze o giudizi che avrebbero poco senso dopo una singola prestazione, proviamo a menzionare le prime differenze mostrate dalla nuova Roma rispetto ai quasi 2 mesi di gestione Juric.
Le prime differenze di Ranieri con Juric
Il risultato finale è stato di 1-0 per la squadra partenopea, riportata in vetta dal tap-in a porta sguarnita di Romelu Lukaku, l'ex principale di giornata. Una differenza minima valsa il bottino pieno per gli azzurri, chiamati ai tre punti dalle vittorie di Inter, Fiorentina e Atalanta (in seguito anche Lazio), e in grado riprendersi istantaneamente la vetta della classifica.
Tuttavia, il Napoli di Antonio Conte ha incontrato svariate difficoltà nel diventare pericoloso in una gara che Ranieri ha impostato su binari difensivi precisi, spaventando anche la porta difesa da Alex Meret (spicca sulle altre la clamorosa traversa colpita da Artem Dovbyk da distanza ravvicinata).
La difesa a 4. I sistemi di gioco hanno una valenza sempre minore nel calcio contemporaneo, a detta della maggior parte degli allenatori; tuttavia, la prima Roma di Claudio Ranieri, a differenza di quella di Juric, ha approcciato la sfida del Maradona con una difesa a quattro, chiudendo il primo tempo su uno 0-0 abbastanza convincente. In panchina è rimasto Mats Hummels e la linea composta da Celik, Mancini, Ndicka e Angeliño ha dimostrato di poter contenere senza particolari patemi gli attacchi del Napoli. Un segnale importante che apre a soluzioni scartate a priori nella gestione precedente.
El Shaarawy a destra. Senza Paulo Dybala a disposizione dall'inizio e con un Matías Soulé rimasto a guardare per 90 minuti, Claudio Ranieri ha scelto il faraone per la corsia destra, salvo poi sostituirlo all'intervallo. Una scelta che riporta indietro di qualche mese, quando fu Daniele De Rossi a stupire nelle sfide europee cambiando la fascia di El Shaarawy ed eliminando il Milan di Stefano Pioli ai Quarti di Finale.
Un atteggiamento più attendista. Che non va tradotto nell'aspettare l'avversario nella propria metà campo in una concezione catenacciara della sfida, ma nella volontà di non esasperare il pressing uomo su uomo a tutto campo che la squadra giallorossa ha alcune volte tentato con Juric, lasciando spesso veri e propri crateri in difesa.
Hummels, Abdulhamid e Dahl. Sono entrati tutti e tre nella seconda frazione e un errore di lettura del tedesco, aggiunto a quello macroscopico di Angeliño, è costato alla Roma il gol di Lukaku e la conseguente sconfitta. Tuttavia, con tre cambi di giocatori che i propri tifosi non avevano praticamente mai visto in campo, Claudio Ranieri ha forse voluto lanciare un segnale di fiducia a professionisti che hanno sposato la causa giallorossa da circa 3 mesi senza mai ricevere chances in cambio. Statisticamente, almeno uno di loro riuscirà a integrarsi nelle gerarchie della Roma.
Si tratta di novità che non hanno lasciato subito un esito positivo e che probabilmente sono state dettate da diverse contingenze quali il rientro tardivo dalle Nazionali, l'avversario ostico da contenere e la condizione fisica di alcuni calciatori. Novità che hanno comunque cercato di marcare un primo distacco dalla Roma di Juric vista nell'ultimo periodo.