Le regole di Tudor e le sue priorità per risollevare la Juventus

I cambiamenti pensati da Tudor: da un diverso approccio comunicativo al possesso meno sterile
Igor Tudor
Igor Tudor / Insidefoto/GettyImages
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La Juventus è ripartita da Igor Tudor con l'obiettivo chiaro di conquistare il quarto posto e di confermarsi in Champions League nella prossima stagione, un vero e proprio imperativo per non ritenere del tutto fallimentare una stagione che - con Thiago Motta - non è mai decollata definitivamente. Il racconto di questi giorni, riferendoci all'avvicendamento tra Motta e Tudor in panchina, è quello di una Juve in cerca di se stessa, una squadra per certi versi smarrita che cerca di ritrovare la propria identità e una qualche forma di legame con un ambiente tutt'altro che favorevole nelle ultime settimane.

Una comunicazione diversa

L'edizione odierna del Corriere dello Sport si sofferma sulle "regole di Tudor" per normalizzare il contesto bianconero e puntare dunque a una crescita che si esprima anche coi risultati sul campo, col quarto posto come faro. Un aspetto cruciale citato dal quotidiano è quello della comunicazione: spesso è stato rimproverato a Motta un dialogo ridotto al minimo col gruppo, Tudor dal canto proprio si è mosso per parlare subito con tutti i calciatori presenti in gruppo e con quelli attualmente impegnati in Nazionale.

Domani ci sarà il primo confronto diretto con l'esterno, nella conferenza stampa di presentazione, in modo da palesare anche all'esterno questa rinnovata volontà di comunicazione. Il quotidiano sottolinea poi un tema ricorrente nella carriera di Tudor, quello di saper risollevare situazioni di difficoltà: è successo all'Udinese, all'Olympique Marsiglia, al Verona e anche alla Lazio, grazie a risultati importanti arrivati in fretta e a un'impronta tattica subito riconoscibile (anche stravolgendo l'impianto precedente, come nel caso della Lazio lo scorso anno).

Dal campo alla questione ambientale

Un aspetto che appare cruciale nell'impatto di Tudor sui bianconeri riguarda il rilancio necessario di Dusan Vlahovic: non si tratta in questo caso di una "nuova regola" ma semplicemente di un'esigenza dettata anche da motivi di bilancio, dalla volontà di non disperdere un patrimonio e di non doverlo cedere in estate a prezzo di saldo. Sul piano del gioco e dell'approccio tattico un input da sottolineare, legato all'arrivo di Tudor, sarà quello di un distacco dalla volontà di possesso palla a tutti i costi.

Le statistiche dicono che fin qui la Juventus è stata la seconda squadra in A per possesso medio, una realtà che appare destinata a cambiare da qui a breve: Tudor vuole prendere le distanze da un possesso ritenuto talvolta sterile e fine a se stesso, preferendo la pressione alta e l'intensità. Infine, ultimo ma non ultimo, c'è il discorso ambientale: un aspetto fondamentale sarà ricucire il rapporto con la piazza, il nome di Tudor - anche pensando alle sue passate esperienze in bianconero e al legame con l'ambiente - può essere la scintilla giusta per seppellire l'ascia di guerra.

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