Litigi, scontri e voglia di ripartire: Juric racconta lo spogliatoio della Roma
Vigilia di campionato per la Roma di Ivan Juric. Dopo la pesante sconfitta esterna contro la Fiorentina, i giallorossi sono chiamati ad una reazione d'orgoglio nel match dell'Olimpico contro il Torino, valido per la decima giornata di Serie A. La formazione capitolina infatti è nella seconda metà della classifica e serve un cambio di marcia per poter scalare nuovamente le posizioni. Come di consueto, alla vigilia della partita il tecnico della Roma ha parlato in conferenza stampa.
"C'è stato un crollo emotivo. Dopo quaranta giorni di buon lavoro, non eccellente ma buono, mi aspettavo un grande passo in avanti invece c'è stato un crollo totale. Può essere una svolta in positivo, anche per il Milan è stato così. Il Torino fa parte del passato e Vanoli sta facendo bene come i loro acquisti. Sono una squadra di valore, dovremo stare attenti su tutti i particolari. A livello emotivo dovremo essere preparati".
"Io all'ultima spiaggia? Farò cambi? Non ci penso proprio. Non mi preoccupa minimamente, faccio il mio lavoro. La Roma non può permettersi esclusioni, anzi, bisogna portare tutti dentro. Non bisogna escludere, ma far presente ciò che bisogna fare in questo momento".
"Sono stati giorni di litigi, anche pesanti, ma meglioche siano successi. In questi due giorni tra liti e discussioni abbiamo indirizzato la barca a livello di pensiero. Mi riferisco a ciò che deve fare la squadra. Caratterialmente preferisco lo scontro per andare avanti a testa alta, piuttosto che le chiacchiere alle spalle. Cercherò di mettere la miglior squadra possibile per vincere. Per me è tutto chiuso e si riparte alla grande. Ho visto i ragazzi convinti. Meglio così che perdere 1-0 e continuare come stavamo facendo".
"I rancori della squadra rimangono tra noi. Ho parlato di litigi e scontri, ma questo resta tra noi. Ci siamo detti tra noi la verità, magari inizialmente in modo violento poi ragionevole. Il mio punto di vista è che sono l'allenatore e devo preparare la squadra, i giocatori devono giocare. La definizione dei ruoli è importantissima. Penso che la squadra in sette partite ha subito cinque gol. Se i giocatori non sono convinti me lo possono dire e io me ne vado. Ma non è così: loro vogliono migliorare, loro hanno le qualità per fare bene".
"Abbiamo parlato con il presidente, ci sono stati contatti. Queste cose distraggono dal campo. Io resto della mia idea. Guardandomi intorno non vedo mancanze. Preferisco che la proprietà responsabilizzi me, Ghisolfi e i giocatori. Tutto il resto sono distrazioni. Questa è la cura giusta per uscire da una situazione difficile".