Mondiale per Club, seconda squadra, calendario e altro: Beppe Marotta a tutto campo
- L'inesperienza e la curiosità per il Mondiale per Club
- Le differenze tra Presidente e Amministratore Delegato
- Il mercato, il bilancio e il calendario ricco di partite

In occasione di un evento organizzato da Il Foglio a San Siro, il presidente dell'Inter Beppe Marotta ha parlato di diversi temi importanti: dal suo ruolo di Presidente alla differenza tra la vecchia e l'attuale proprietà. Il massimo dirigente nerazzurro ha annunciato la nascita della seconda squadra e ha messo in evidenza il suo pensiero sul ritorno ad un campionato a 18 squadre. Tra le discussioni anche quella su Paratici e sul Mondiale per Club.
"La differenza tra essere presidente e amministratore delegato è che cambiano le responsabilità, in termini di quotidianità faccio più o meno le stesse cose. Il ruolo del Presidente è apicale e il rapporto con la proprietà che detta le linee guida. Farlo da Presidente, vincere da Presidente è qualcosa in più, mi consacrerebbe in una carriera fortunata. La differenza invece tra Zhang e Oaktree è che prima avevamo una persona fisica come referente che era Steven Zhang, oggi c'è un team di referenti che sono esperti in determinate aree. C'è un lavoro di gruppo che si concilia con le loro competenze. Ci tengo a sottolineare la loro presenza quotidiana, fatta in modo silenzione e con la capacità di delegare".
"Siamo contenti di essere presenti al momento giusto nelle varie competizioni. Abbiamo l'obbligo di crederci fino in fondo, ma ci tengo a dire che al momento abbiamo vinto a Monaco ma non abbiamo vinto ancora nulla. La mia esperienza mi insegna che bisogna metterci lo stesso entusiasmo e la stessa concentrazione. Ora i favoriti siamo noi e loro gli sfavoriti, sta a noi avere la mentalità giusta. Non possiamo però dimenticare che la prossima partita è con il Cagliari e se non sei collegato testa con le gambe non è facile. Sulla carta è una partita 'facile' ma non lo è perché ci sono tante difficoltà. Stiamo lavorando sulla testa dei giocatori per questo".
"In Italia non ci sono più partite facili. Anche le squadre che lottano per non retrocedere ti mettono in difficoltà. Lo scontro diretto è importante ma le maggiori difficoltà che si riscontrano sono quelle legate alle partite 'facili' sulla carta. Mancano sette giornate e non guardo il calendario, ma noi dobbiamo convivere con tre realtà che sono Serie A, Coppa Italia e Champions League. Ciò ci porta più tensione emotiva rispetto al Napoli".
"È la prima volta di questa edizione del Mondiale per Club e rappresentare l'Italia è motivo d'orgoglio, frutto di un lavoro di cinque anni. È un'esperienza nuova che si incastra fra una stagione e l'altra, ci sarà inesperienza da parte di tutti in un contesto che rischia di esasperare la tensione agonistica. Le rose ristrette sono insufficienti per far fronte agli impegni che abbiamo. Noi dobbiamo far rispondere ai nostri giocatori anche alle convocazioni con le nazionali".
"Dobbiamo armonizzare meglio il calendario, ci sono tanti soggetti interessati: le leghe nazionali, la UEFA, la FIFA. Io sono per portare il numero di squadre a 18 da sempre, il mio punto di vista è questo, poi magari visto dal punto di vista di squadre meno blasonate preferiscono tenere questo format. Io però dico sempre che se le grandi squadre vanno bene, tutto il movimento va bene. Se le grandi squadre hanno introiti li reivestono nel sistema. Per avere lo zoccolo duro di italiani devi avere i soldi per comprarli".
"Quello della seconda squadra è stato un esperimento fatto sotto la mia gestione alla Juventus. Alla luce del fatto che le rose devono essere ampliate, la seconda squadra può essere già un serbatoio per poter attingere per le cosidette riserve. Oggi il divario che c'è fra l'Under 19 (la Primavera, ndr) e la prima squadra è enorme. L'Inter farà la seconda squadra al 100% fatto salvo che ci sia la possibilità dell'inserimento del campionato di Serie C con la rinuncia. Giocheremo a Monza e ci alleneremo a Interello".
"Per il mercato il concetto molto usato è quello della sostenibilità che è un concetto che dobbiamo portare avanti. Nessun club oggi è in grado di vincere e poi sistemare il bilancio. L'equazione 'chi più spende, meno spende' non funziona. La frase 'Vincete e poi fallite' è una parolaccia, frutto della cultura dell'invidia. Noi non abbiamo mai rischiato il fallimento. Siamo una società che ha una disponibilità finanziaria, abbiamo un bond che è un debito che controlliamo benissimo, non abbiamo debiti verso i fornitori e verso le banche altrimenti non avremmo avuto la possibilità di iscriverci. Paghiamo regolarmente i contributi e il 'debito verso l'erario'. Si confondono le difficoltà che ci sono state sopra la nostra testa con i conti dell'Inter".
"Che io abbia suggerito al Milan di non prendere Paratici è una leggenda metropolitana milanese. Non so se esista un cavaliere bianco, come è possibile immaginare che io possa aver convinto il proprietario del Milan che ha competenze e non apsetta di sicuro i miei consigli. Se Paratici venisse a fare il direttore sportivo del Milan sarei più contento, avrei nuovi stimoli e sarei anche più incazzato".
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