Palladino e la Fiorentina si godono Comuzzo: il 2005 con l'aria da veterano

Da promessa a titolare: la coppia con Ranieri è ormai una certezza
Comuzzo
Comuzzo / KONTROLAB/GettyImages
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Il rapporto tra prima squadra e giovanili si traduce spesso in sporadiche apparizioni o in prospetti futuribili che, per la prima volta, si affacciano sullo scenario del calcio dei grandi (talvolta come semplici meteore). Ben più raro è lo scenario di un impatto rapido e concreto su quello stesso contesto dei big, ben più rara è una traduzione della stima del tecnico (spesso vissuta come una paterna pacca d'incoraggiamento) in effettivo minutaggio. Valutando questa prima parte di stagione possiamo vedere esempi virtuosi come Pisilli nella Roma e Savona nella Juventus, entrati nel giro dei titolari, ma al contempo merita una sottolineatura speciale quanto sta mostrando Pietro Comuzzo con la maglia della Fiorentina.

Da promessa a titolare: un giovane veterano

Parlare di un giovane entrato nel giro dei titolari, in questo caso, sarebbe riduttivo e lo dicono i numeri: 9 partite da titolare su 11, 6 sfide in cui è rimasto in campo per tutti i 90 minuti e la capacità di scavalcare Martinez Quarta nelle gerarchie. Numeri che lo rendono il sesto calciatore più utilizzato della rosa e lo emancipano del tutto dal ruolo di semplice promessa. L'affermazione di Comuzzo non è del tutto estemporanea e parte da lontano, sia ripercorrendo l'ultima stagione di Italiano in viola che - ancor di più - riferendoci al primo ritiro vissuto da Raffaele Palladino come tecnico gigliato e al primissimo impatto col mondo viola.

Raffaele Palladino, Pietro Comuzzo
Comuzzo in Fiorentina-Roma / Gabriele Maltinti/GettyImages

Già Italiano aveva iniziato a intravedere nel giovane del vivaio potenzialità importanti, sancendone il debutto in prima squadra sia in Serie A che in Conference: brevi apparizioni, però, niente che si sia tradotto in un effettivo ingresso nelle rotazioni. S'intravedevano già una solidità e una maturità rare per un 2005, tra le righe, ma Palladino è andato oltre e si può dire come sia scattato un colpo di fulmine fin dalle prime giornate al Viola Park. Il nuovo tecnico è rimasto subito sorpreso dal giovane friulano e, senza nascondersi, ha spiegato di volerlo far giocare semplicemente "perché merita" e non per il puro gusto di scommettere: la serietà, l'applicazione nel lavoro quotidiano e la maturità del ragazzo hanno fatto colpo, resistendo a tanti fattori che (potenzialmente) potevano minare l'idillio iniziale.

In particolare l'impatto con la difesa a tre non ha giovato alla Fiorentina e ne ha risentito l'intero reparto, anche le prove dello stesso Comuzzo in avvio di stagione non si sono rivelate esaltanti come in seguito: rimane però da sottolineare come l'unica sconfitta rimediata fin qui in campionato, a Bergamo, sia arrivata proptio senza Comuzzo in campo. Il passaggio alla difesa a quattro, sulla carta, poteva ridurre ulteriormente gli spazi per trovare minutaggio ma, nei fatti, l'epilogo è stato opposto e Comuzzo è realmente salito in cattedra come partner di Ranieri, rivelandosi più affidabile del più esperto Quarta e approfittando dell'infortunio di Pongracic (peraltro autore di un avvio di stagione deludente).

Quarta-Comuzzo: due concetti opposti

La sfida col Milan, prima di cinque vittorie consecutive, si può individuare come primo crocevia della stagione di Comuzzo fin qui e come timbro definitivo sul suo passaggio da promessa a realtà, il tutto con doti per certi versi antitetiche a quelle del più esuberante e istrionico Quarta. Nei successi di prestigio con Milan e Roma così come nell'ultima sfida col Torino, infatti, Comuzzo ha dimostrato di essere lontano dal profilo dell'argentino, spesso aggressivo e irruento: due modi diversi di diventare leader della retroguardia, da un lato con la garra tutta argentina e dall'altro con una disciplina e un'attenzione da veterano. Comuzzo si pone infatti sul versante opposto del centrale istrionico e avvezzo al rischio, rivelandosi attento in anticipo, solido nei duelli (ma pulito) e abile nel gioco aereo.

Manca certo quella tendenza di Quarta ad avventurarsi e rendersi centrocampista aggiunto, una carenza compensata con la scelta di soluzioni più semplici in fase di possesso e con la maggiore concentrazione in fase difensiva. Il ritorno di Pongracic e la presenza comunque importante di Quarta, certo tutt'altro che un rincalzo, restano un fattore e torneranno senz'altro utili, così come - è fisiologico - prima o poi Comuzzo incapperà anche in errori che tradiranno i suoi 19 anni. Aspetti che non spostano però il discorso dalla scommessa vinta da Palladino, dalla capacità del tecnico di vedere doti da veterano in chi aveva collezionato solo pochi minuti tra i big: un lavoro di valorizzazione che vale tanto ed esalta una volta di più la collaborazione (non solo di facciata) tra prima squadra e giovanili.

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