Pepito Rossi e i retroscena di mercato: dal sogno Barcellona al post Del Piero alla Juve

Intervistato dal Corriere della Sera a pochi giorni dalla gara d'addio al calcio - in programma sabato a Firenze - Giuseppe Rossi ha raccontato la sua carriera nel mondo del calcio, tra aneddoti e retroscena di calciomercato interessanti che avrebbero potuto cambiare la sua storia sportiva e quelle di alcuni club.
"Un giorno un emissario del Manchester United si presentò a Parma, avevo 17 anni. Mi chiese di aprire la mano e mi consegnò una spilla con il logo della squadra. Firmai il contratto in un ristorante, com me c'era papà. Si ammalò nell'inverno del 2009, un tumore. Mamma mi nascose tutto, voleva proteggerm. Ricordo il giorno in cui mi chiamò, crollai a terra. Era inizio febbraio, tornai negli Stati Uniti per salutarlo. Dopo qualche settimana morì, era il mio eroe, tutto quello che sono adesso lo devo a lui".
"A 12 anni lasciai gli Stati Uniti per trasferirmi al Parma. Lui partì con me. Non parlavo bene la lingua, a scuola i ragazzi non erano accoglienti, mi sentivo solo. Piangevo molto, dopo un mese e mezzo venne a trovarci mamma. Ricordo ancora la forza di quell'abbraccio. Non volevo far vedere le mie difficoltà a papà, ma lui aveva capito tutto. Più avanti mi confessò che aveva tenuto pronte le valigie per un mese e che mi avrebbe voluto bene anche se fossimo tornati in America".
"Segnai 35 gol con il Villarreal dopo la morte di mio padre, volevo spaccare tutto per realizzare il suo sogno. Mi voleva anche Guardiola al Barcellona, poi i club non trovarono un accordo e il Barça prese Alexis Sanchez".
"La Juventus mi aveva scelto come post Del Piero. Ho parlato al telefono con Marotta e Conte, offrirono quasi 30 milioni di euro ma il Villarreal era appena tornato in Champions League e non se la sentì di cedermi. Infortuni così, come quelli che ho subito io, ti tolgono anni di carriera: io ne ho subiti cinque. Il dolore è tanto, così come il tempo da trascorrere da soli. Il calcio è un mondo falso, fino al giorno prima tutti mi volevano, poi più nessuno".
"Nel 2010 Lippi non mi portò al Mondiale dopo che aveva giocato tutte le amichevoli e le qualificazioni. Per la morte di mio padre restai a casa un mese e mezzo e lui non mi ritenne pronto psicologicamente. È acqua passata, l'ho invitato per la partita d'addio. Prandelli invece mi tenne fuori dal Mondiale 2014 perché non mi vedeva bene fisicamente ma i test dicevano altro".
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