I 10 potenziali gioielli internazionali nel 2011 che hanno deluso le attese
Tra le attività predilette dell'appassionato medio di pallone merita uno spazio tutto particolare il brivido della scoperta, la tendenza a innamorarsi di talenti esotici sia su basi solide che adducendo motivazioni più curiose ed estemporanee: "Mi ricorda Messi, dai, è uguale". Ma anche: "Lo prendo nel mio Reading a Football Manager dal 2007 e diventa una bomba".
Al tifoso si perdona tutto, anche la cottarella illogica o l'eccesso di entusiasmo, ma non è raro che anche addetti ai lavori ed esperti (qualsiasi cosa voglia dire) individuino quei giovani talenti su cui si può, si deve, puntare alla cieca per il futuro, come scommesse dalla riuscita sicura.
Eppure le scommesse, proprio per loro natura, giocano scherzi e così, ripensando ai gioielli che nel 2011 sembravano destinati ad avere un futuro luminoso, ecco quelle situazioni che non sono andate esattamente come pensavamo, regalando carriere degne ma non esaltanti oppure veri e propri flop.
1. Vaclav Kadlec
Non è raro che il timbro del talento, un marchio che in qualche modo ti segue e ti carica di aspettative, passi dall'inserimento nella nota lista dei talenti di Don Balon: Kadlec concesse anche il bis in quel senso (ci finì nel 2010 e nel 2012).
Una fiducia che non ha trovato conferme solide nella sua carriera, che considerandone il talento avrebbe potuto concedere picchi ben più elevati. Già nel 2010 era considerato il talento più promettente del panorama ceco, pronto al grande salto da lì a breve, ma a posteriori è evidente come quello con lo Sparta Praga sia rimasto il solo idillio, senza esperienze degne di nota fuori dai confini cechi al di là di 39 presenze con l'Eintracht tra il 2013 e il 2016 e di un'avventura al Midtjylland.
Si è ritirato a soli 27 anni a causa di problemi al ginocchio che, purtroppo, rendevano un calvario la sua vita sul campo.
2. Jack Rodwell
Spesso le promesse e le attese si legano alla classe, alle giocate di fino e ai gol a raffica: le aspettative su Rodwell riguardavano qualcosa di profondamente diverso ma altrettanto solido, di fatto al momento del passaggio al City sembrava che fosse arrivato il momento di consacrarsi (dopo l'esplosione giovanile all'Everton, con 109 presenze e 8 gol collezionati coi Toffees a soli 21 anni).
Rodwell sembrava essere il prototipo del centrocampista difensivo del futuro, quello su cui puntare a lungo in mezzo al campo, ma l'arrivo ai Citizens, fu il proverbiale inizio della fine, senza un seguito di carriera (tra Sunderland e Blackburn) che si rivelasse all'altezza delle grandi attese che l'Inghilterra riponeva in lui.
Non manca curiosamente anche qualche connessione con l'Italia: nel 2019 si è allenato a Collecchio, il Parma però decise di non tesserarlo.
3. Rogelio Funes Mori
Una storia di possibile predestinato, subito sotto la luce dei riflettori, che si è però poi sviluppata in modo meno dirompente: Rogelio Funes Mori prese parte nel 2008 a un reality statunitense insieme al fratello, vincendo come premio un contratto con l'FC Dallas e tantissime (troppe?) attenzioni.
Il Chelsea li avrebbe messi entrambi sotto contratto, saltò tutto per problemi burocratici, ma il River Plate accolse Rogelio e gli diede modo di trovare spazio anche in prima squadra (104 presenze e 22 gol in 4 stagioni). I paragoni con Batistuta e le voci sulle big di Serie A non ebbero un seguito nel calcio europeo: dopo avventure non certo eccezionali in Portogallo e Turchia raggiunse il Messico, trovando al Monterrey la realtà in cui riuscire effettivamente a imporsi.
L'esperienza messicana, più che mai ricca di gol, non fa che aumentare i rimpianti per quel che sarebbe potuto essere anche da questa parte dell'Atlantico.
4. Luc Castaignos
La storia dell'Inter è piuttosto generosa quando si tratta di individuare colpi di mercato particolarmente sponsorizzati che poi, nei fatti e per motivi diversi, hanno reso meno del dovuto.
Il caso di Luc Castaignos è emblematico e ci permette di tornare proprio a 10 anni fa: i nerazzurri se lo assicurarono, dopo una grande stagione al Feyenoord, ma in Italia l'olandese, paragonato a Henry prematuramente, è rimasto solo una meteora (6 presenze e un gol).
Tornò in Olanda e il ritorno gli giovò senz'alto, con la maglia del Twente ha collezionato infatti 42 gol in 114 presenze, ma al di fuori del contesto Eredivisie (Eintracht e Sporting Lisbona) la versione di Castaignos ha sempre ricordato da vicino quella troppo pallida vista a Milano.
5. Josh McEachran
Lo stesso McEachran, riflettendo sul proprio passato da giovane stellina sulla bocca di tutti, ha ammesso di recente di averci creduto eccome: esordire in Premier e in Champions col Chelsea ad appena 17 anni, dopo aver fatto l'intera trafila giovanile coi Blues, può del resto indurre a sperare in un futuro ad alto livello.
Per capire l'entità del flop, rispetto alle attese, basti pensare che dopo la stagione 2011/12 McEachran non è più riuscito a collezionare una singola presenza in Premier League: partì per iniziare a trovare spazio, come tutti, restando però invischiato in modo irrimediabile nella Championship inglese tra Middlesbrough, Watford, Wigan, Brentford e Birmingham.
Dal 2020 milita nel MK Dons, in League 1, e proprio nella terza serie inglese spera ancora di potersi rilanciare, col tempo che del resto è ancora dalla sua parte (è un classe '93).
6. Ryo Miyaichi
Come tanti talenti provenienti dal Giappone, Miyaichi, riuscì fin da piccolo a conciliare i doveri scolastici con la voglia di affermarsi come giovane calciatore, un'intenzione che del resto non mancò di trovare sponda in attestati di stima importanti col passare degli anni.
Nel 2010 ebbe modo di misurarsi con Ajax e Arsenal, con provini soddisfacenti, e scelse i Gunners: anche Wenger si accorse del suo talento, da attaccante esterno rapido e tecnico, dopo un'esperienza in prestito al Feyenoord.
L'esplosione a Londra però non è mai arrivata così come Miyaichi non si è mai imposto nella prima serie di grandi campionati europei, trovando continuità solo nella Zweite Bundesliga, nel St.Pauli, prima di tornare nel suo Giappone nel luglio 2021.
7. Joel Campbell
L'Arsenal tocca da vicino anche la storia di Joel Campbell come quella di Miyaichi: in questo caso non c'è di mezzo un provino ma una competizione di primo piano, la Copa America 2011.
In quell'occasione Campbell riuscì a brillare con la maglia della Costa Rica, attirando proprio l'attenzione dei Gunners ed entrando a far parte del club londinese. La sua avventura da giocatore dell'Arsenal ha però vissuto di un continuo girovagare alla ricerca della definitiva esplosione, tra Francia, Spagna e Grecia, senza riuscire mai a convincere i Gunners a puntare davvero su di lui (solo nella stagione 2015/16 riuscì a raccogliere qualche presenza, 19 in Premier).
Il suo girovagare lo ha visto passare anche dall'Italia, con la maglia del Frosinone: un arrivo sulla carta intrigante che numeri alla mano (17 presenze e nessun gol) non ha certo sancito il rilancio dell'attaccante, ripartito poi dal Messico.
8. Lucas Piazon
Tanti i giocatori, anche in questa lista, accostati a paragoni improvvidi e decisamente prematuri: Lucas Piazon, fin dall'approdo al Chelsea nel 2011, ancora minorenne, venne associato a un talento del calibro di Kakà, un paragone che nel corso degli anni lo ha seguito fino a tramutarsi in una sorta di maledizione più che in una garanzia di talento.
Soltanto in Eredivisie è riuscito a lasciare il segno, 31 presenze e 11 gol col Vitesse, ma l'Europa per il resto non si è certo rivelata terreno di conquista per il ragazzo di San Paolo. Rimasto eternamente legato ai Blues, con una sequenza di prestiti senza soluzione di continuità, ha tentato anche l'avventura in Italia, col Chievo, senza però andare oltre le 4 presenze in gialloblu.
Il ritorno in Brasile si è rivelata l'unica soluzione per cercare il riscatto, certo ancora possibile considerato il mero dato anagrafico (è un classe '94).
9. Connor Wickham
I 10 milioni di euro spesi dal Sunderland nel 2011, dopo una grande stagione in Championship ad appena 18 anni con la maglia dell'Ipswich, indussero immediatamente a pensare ad un predestinato, papabile anche per il ruolo di centravanti dl futuro della Nazionale inglese.
Le promesse erano importanti, così come fu sorprendente il passaggio dai giovani ai big, ma l'impatto con la Premier League si è rivelato alla lunga troppo in salita per il possente attaccante di Hereford.
A complicare il tutto, tra l'altro, si segnalano anche gli infortuni che hanno ulteriormente tarpato le ali al giocatore, in particolare la rottura del legamento crociato che lo ha visto stare fermo dal novembre 2016 al marzo 2018 e che senz'altro ha frenato la possibilità di riscattarsi e di diventare protagonista ad alti livelli.
10. Bojan Krkic
Nell'ottobre del 2011 iniziarono a circolare voci di una parentela tra Bojan Krkic, da poco passato alla Roma, e Leo Messi: un intreccio di alberi genealogici dimostrava il fatto che i due fossero cugini di quarto grado.
Il fatto che si desse risalto a un simile dettaglio fa capire quanto, al tempo, fossero tutti presi dall'idea di Krkic come prossimo Messi. La stagione in giallorosso, con quel Luis Enrique che più avanti avrebbe allenato anche il vero Messi in blaugrana, ci parla di 7 gol in 33 presenze: una delle migliori stagioni dell'attaccante, vedendo la questione a posteriori, con una carriera proseguita all'insegna dei tanti cambi di maglia e una breve esperienza anche al Milan (senza lasciare il segno).
Attualmente milita nel Vissel Kobe, in J1-League, ed è compagno di squadra di un idolo blaugrana come Iniesta, in una sorta di revival degli anni vissuti tra Masia e prima squadra dal 1999 al 2011.
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