100 anni di Cagliari #71: l'era Cellino, una gestione di 22 anni dall'exploit UEFA al problema stadio
Di Marco Deiana
Chent'annos. Cento anni di Cagliari e cento racconti sul club rossoblù. I calciatori, allenatori, dirigenti e presidenti ma anche eventi e curiosità che hanno fatto la storia della società isolana. Un viaggio nel cuore della squadra che rappresenta un'intera regione per cento giorni, fino al 30 maggio 2020, giorno del Centenario rossoblù.
Ventotto allenatori, una qualificazione in Coppa UEFA, una semifinale europea, due semifinali di Coppa Italia, due retrocessioni in Serie B e altrettante promozioni in Serie A. Ah, dimenticavo: quattro stadi, non costruiti eh, ma scelti come sede delle partite interne del Cagliari (qualcuno in più considerando anche qualche breve apparizione al Tardini e al Flaminio). Si possono riassumere così i 22 anni di Massimo Cellino alla guida del club rossoblù. Il periodo più lungo della storia della società isolana.
La sua avventura da patron del Cagliari
Massimo Cellino rileva la società dalla famiglia Orrù nell'estate 1992 investendo 16 miliardi di vecchie lire: 8 andranno agli ex proprietari e 8 serviranno per ripianare il debito del club. L'intervento dell'imprenditore di Sanluri, di fatto, evita un possibile fallimento del Cagliari che già qualche anno prima - alla fine degli anni '80 - viveva un periodo di forte crisi con la documentazione pronta ad essere spedita in tribunale.
L'avventura di Cellino a Cagliari inizia come meglio non poteva. Al primo anno conquista subito la qualificazione in Coppa UEFA grazie all'ottimo sesto posto conquistato in campionato. Quindi già alla sua seconda stagione si ritrova con una squadra impegnata su tre fronti: Serie A, Coppa Italia e coppe europee. L'avventura in Coppa UEFA si chiude ad un passo dalla finale, con la sconfitta nella doppia sfida contro l'Inter in semifinale (vittoria 3-2 all'andata al Sant'Elia e sconfitta 3-0 al ritorno al Meazza). Ma la sua avventura da patron del Cagliari non è tutto rose e fiori. Al termine della stagione 1996-97 la squadra retrocede in Serie B dopo lo spareggio del San Paolo contro il Piacenza. Un anno dopo è già in Serie A, pronto a riprendersi la scena. Ma l'euforia dura appena due stagioni. Al termine dell'annata 1999-2000 la formazione cagliaritana retrocede in cadetteria. Nella stessa stagione però, conquista la semifinale di Coppa Italia.
Tra il 2000 e il 2004 il Cagliari rimane in Serie B, rischiando in alcune circostanze di essere immischiato nella lotta per non retrocedere in Serie C. Nell'estate 2003 Cellino decide di fare un importante sforzo e crea una squadra pronta a salire in Serie A: in Sardegna arrivano gli inglesi Festa e Zola a dare una mano alla squadra. Risultato? Primo posto insieme al Palermo (che vincerà il campionato grazie alla differenza reti) e promozione nella massima serie italiana.
Seguono dieci stagioni in Serie A, tra alti e bassi. Dalla semifinale di Coppa Italia della stagione 2004-05 alla salvezza miracolosa con Davide Ballardini (squadra ultima al termine del girone d'andata e senza chance di risalita, ma con un girone di ritorno da Champions League conquista la permanenza in Serie A con una giornata d'anticipo!) passando per il sogno europeo cullato per qualche giornata con Massimiliano Allegri in panchina. Non c'è mai stato il salto di qualità sperato. Un po' a causa della situazione stadi (che non garantiva un futuro roseo alla società) e un po' per il modo di operare sul mercato, sempre a caccia di talenti più che di giocatori già formati. In tutto ciò però Massimo Cellino ha sempre tenuto in ordine i conti, nei suoi 22 anni da proprietario del Cagliari ha tenuto la squadra in Serie A per 17 anni e non ha mai coinvolto la società in questioni extracalcistiche (vedi caso Calciopoli nel 2006, ndr). Al termine della stagione 2013-14 lascia il club e cede l'intero pacchetto rossoblù a Tommaso Giulini.
La costruzione del centro sportivo
Nei suoi ventidue anni di era in rossoblù, Massimo Cellino ha costruito ad Assemini (alle porte di Cagliari) il Centro Sportivo Ercole Cellino, detto anche Asseminello. Un gioiellino invidiato da diversi club italiani. La squadra, che inizialmente si allenava ai campi presenti nel lungomare Poetto, dal 2001 inizia ad allenarsi in una vera e propria struttura pensata per il benessere dei giocatori. Un centro con diversi campi di allenamento, ristorante, bar e albergo esclusivi per gli atleti del club. Un punto di svolta importante. All'interno di questa ampia struttura si allena e gioca le partite interne anche la squadra Primavera. Il fiore all'occhiello dell'era Cellino.
Gli stadi del Cagliari
Se il centro sportivo di Asseminello è il fiore all'occhiello, sulla situazione stadi qualcosa è andato storto. Massimo Cellino ha provato in tutti i modi a costruire uno stadio di proprietà per il club, lo ha fatto anche acquistando (nel 2011) dei terreni privati a Elmas (vicino all'aeroporto), non troppo distante dal centro sportivo di Assemini e raggiungibile in pochi minuti dal capoluogo sardo. L'obiettivo principale era allontanarsi dallo stadio Sant'Elia, ritenuto vecchio e impegnativo da ristrutturare. Il progetto della Karalis Arena (impianto da 25-30mila posti a sedere con un investimento da circa 45 milioni di euro) venne bocciato dall'ENAC (Ente Nazionale per l'Aviazione Civile) per la vicinanza dell'eventuale stadio all'aeroporto. Seguirono diversi scontri tra le due parti fino alla resa di Cellino (non prima di aver sporto denuncia).
Segue il caso Is Arenas. Con il Sant'Elia reso ormai inagibile per i mancati lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria (con rimbalzo di colpe tra il club e l'amministrazione locale), Massimo Cellino decide di spostarsi di pochi chilometri e ristrutturare lo stadio di Is Arenas a Quartu Sant'Elena, campo utilizzato dalle squadre locali nel campionati dilettantistici. Con un progetto e una ristrutturazione lampo viene adattato alle esigenze della Serie A. Sarebbe dovuto essere un impianto provvisorio in attesa di costruire quello di proprietà (o ristrutturare il Sant'Elia). Ma la vita dello stadio Is Arenas è durata pochi mesi. I lavori di adeguamento dell'impianto finiscono in procura e 13 febbraio 2013 Cellino (insieme al sindaco di Quartu e all'assessore dello sport) viene arrestato per peculato e falso ideologico. Tre mesi più tardi gli vengono revocati i domiciliari.
Tra gli stadi casalinghi del Cagliari, durante l'era Cellino, compaiono anche il Marconi di Tempio, utilizzato durante la stagione 2003-04 in Serie B (nell'anno della promozione in Serie A con Zola e Festa) e lo stadio Nereo Rocco di Trieste utilizzato a più riprese per l'inagibilità del Sant'Elia.
Gli esoneri
Mister esonero. Di lui Renzo Ulivieri disse: "Bisognerebbe fargli un monumento, con tutti gli allenatori che cambia crea un sacco di lavoro". E probabilmente non aveva tutti i torti. Diciamo che, per essere gentili, non è facile lavorare con Massimo Cellino. Per farla ancora più semplice: non aveva molta pazienza, anche se a volte gli esoneri sono stati dettati dal sesto senso o dalla scaramanzia. In ventidue anni di Cagliari ha avuto 28 allenatori. Occhio, non vuol dire che ha esonerato 27 volte eh. No! Diversi allenatori sono stati chiamati diverse volte. Per esempio Davide Ballardini chiamato per ben tre volte così come Nedo Sonetti, oppure Marco Giampaolo voluto due volte (anche una terza, ma il tecnico ha preferito rifiutare e rescindere il contratto). Tabarez, Bruno Giorgi, Ventura e Ficcadenti. Tutti chiamati più volte durante la gestione Cellino. E tra tutti i ventotto allenatori solo Gian Piero Ventura è riuscito a concludere due stagioni pieni, tra il 1997 e il 1999. Massimiliano Allegri ci è andato vicino tra il 2008 e il 2010, esonerato a quattro giornate dalla fine della seconda stagione.
I grandi colpi
Massimo Cellino non è mai stato amante dei colpi ad effetto. Preferiva puntare su giocatori talentuosi da pescare in Serie B o nelle giovanili delle big, calciatori da formare e poi rivendere a caro prezzo. Tra i suoi colpi più brillanti possiamo sicuramente citare David Suazo, pescato in Honduras da diamante (molto) grezzo e rivenduto a peso d'oro all'Inter. Così come Nainggolan e Marchetti, pescati rispettivamente dal Piacenza e dall'Albinoleffe. La scuola giovanile del Milan ha invece cresciuto Astori e Matri, notati dal patron rossoblù con le maglie di Cremonese e Rimini. Tutti giocatori portati in Sardegna ancora giovanissimi (rispetto all'età media delle rose italiane) e poi rivenduti alle big con plusvalenze importanti. Diverso il discorso di Daniele Conti, preso dalla Roma inizialmente in prestito e poi rimasto a vita a Cagliari. Non sono mancati gli errori e i flop ma nel complesso Massimo Cellino nei suoi 22 anni in Sardegna si è rivelato un ottimo conoscitore di calcio, nonché scopritore di talenti.
Articolo e rubrica a cura di Marco Deiana