30 anni di Premier League tricolore celebrati all'Ambasciata d'Italia a Londra
Londra - Trent'anni portati benissimo per il campionato più bello del mondo. Nella splendida cornice dell'Ambasciata d'Italia a Londra il nostro Paese celebra la Premier League e gli italiani che ne hanno fatto la storia.
Stadi, academies e introiti, sono solo alcune delle tematiche trattate nel forum organizzato e magistralmente condotto da Stefano Boldrini, storico corrispondente della Gazzetta dello Sport nella capitale inglese.
Un viaggio tra aneddoti e curiosità raccontate direttamente dagli italiani che hanno scritto e continuano a scrivere pagine importanti del calcio d'Oltremanica. Alla presenza dell'ambasciatore Raffaele Trombetta, sono intervenute - alcune in collegamento video, altre presenti nella Sala degli Arazzi - tantissime figure di spicco del nostro calcio: Carlo Ancelotti, Fabio Capello, Claudio Ranieri, Roberto Mancini, Gianfranco Zola, Roberto Di Matteo, Carlo Cudicini, Fabio Paratici e Gino Pozzo.
Stadi e Strutture
"La rivoluzione è partita dal processo di rinnovamento degli stadi dopo aver usato il pugno duro contro la violenza", sottolinea Carlo Ancelotti. L'allenatore del Real Madrid, è stato il primo italiano a vincere la Premier League nella stagione 2009/10, quando era alla guida del Chelsea.
A fargli eco Gino Pozzo, patron del Watford e figlio del Presidente dell'Udinese Gianpaolo che ha spiegato come la burocrazia italiana complichi notevolmente il processo di rinnovamento degli stadi: "Io e la mia famiglia abbiamo rinnovato gli stadi dei nostri club sia in Inghilterra che in Italia e qui il processo è molto più semplice, agevolato dalle normative che permettono di investire nelle strutture".
Il lavoro svolto nelle Academies
Uno dei segreti che hanno reso la Premier il campionato più seguito al mondo sono i settori giovanili, su cui i club inglesi continuano a scommettere con convinzione a differenza di quanto accade in Italia: "Da noi, i calciatori italiani presenti nei settori giovanili sono solo il 34%", sostiene allarmato il CT Roberto Mancini, che in Inghilterra ha vinto una storica Premier con il Manchester City.
Un bacino da cui attingere che si restringe anno dopo anno e che non permette di programmare a lungo termine come fa capire la leggenda del Chelsea Gianfranco Zola: "In Italia si fa fatica a programmare a lungo termine e si cerca il risultato immediato anche nei settori giovanili. Quante volte vediamo allenatori che durano un mese e mezzo, così non si può lavorare. Bisognerebbe investire di più anche sui formatori, far crescere loro significa far crescere la qualità del prodotto che ne verrà fuori. Quando ero giovane io, sapevo che nel mio stesso ruolo c'erano altri 7-8 giocatori fortissimi, quindi se volevo primeggiare ero costretto a far meglio ogni giorno ed è così che si alza il livello" .
"Prima se vedevi dei calciatori forti in Under 21, sapevi che nel giro di due o tre stagioni sarebbero stati protagonisti in Serie A e adesso purtroppo non è più così", prosegue Claudio Ranieri, artefice principale della favola Leicester, club che oggi può vantare un centro sportivo da 100 milioni di Sterline con 20 campi da calcio.
"Purtroppo siamo indietro e non solo rispetto all'Inghilterra. Quando allenavo allo Schalke 04, io avevo Sané e Goretzka giovanissimi, ma ogni squadra che affrontavamo aveva almeno 2-3 giocatori forti sotto i 20 anni. Anche la Germania da questo punto di vista ha fatto un lavoro eccezionale", conclude Roberto di Matteo, che nel 2012 ha regalato al Chelsea la prima Champions League della sua storia.
Gli Introiti dei diritti TV e le differenze nella gestione dei club
Uno dei ruoli chiave nel processo di sviluppo della lega calcistica più seguita al mondo è stato assunto dalla gestione dei diritti TV. Nel triennio 2022-2025, la Premier League incasserà 10,5 miliardi di sterline dai diritti per la trasmissione delle partite all'estero andando ad aumentare ulteriormente la competitività dei propri club. "Una distribuzione più equa delle risorse, permette una pianificazione più ambiziosa anche ai club più piccoli", afferma Gino Pozzo.
Diritti TV che assicurano ai club una stabilità economica totalmente differente rispetto a quanto accade in Italia. A differire però, non è solamente la disponibilità finanziaria, ma anche la gestione dei club, come puntualizza Fabio Paratici, ex Juventus e da questa stagione Director of Football del Tottenham: "È una sfida professionale molto stimolante che ti permette di imparare e di confrontarti con una nuova cultura e con una maniera diversa di fare calcio, non solo in ambito societario, ma anche nel rapporto con i calciatori, che qui vivono il loro essere uno sportivo professionista in maniera completamente diversa".
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