I 5 perché dell'affare che ha portato Piatek alla Fiorentina
Uno dei ritornelli più utilizzati dall'arrivo di Commisso a Firenze, ormai due anni e mezzo fa, è quello relativo al "fast, fast, fast": un tormentone, citato spesso anche ironicamente nell'ambiente viola, che riferendoci al mercato invernale in corso pare esser stato preso particolarmente sul serio dagli uomini mercato della Fiorentina.
Di fatto i colpi necessari, un esterno offensivo e una prima punta, sono già arrivati il 6 gennaio: a pochi giorni dall'apertura del mercato, infatti, Italiano può già contare su Ikoné e (sorpresa della serata di ieri) su Krzysztof Piatek, in arrivo dall'Hertha Berlino con la formula del prestito con diritto di riscatto.
Un affare che ha spiazzato più di un tifoso e di un addetto ai lavori, un colpo che ci porta adesso a interrogarci sulle ragioni di fondo e sulle prospettivedi questa nuova esperienza italiana del Pistolero (deludente e sfortunato nelle sue stagioni in Bundesliga).
1. Un tassello che mancava
Dalla fine del mercato estivo erano piuttosto chiare le lacune (niente di macroscopico, solo correttivi) che presentava la rosa della Fiorentina.
Il quinto esterno offensivo è stato individuato in Ikoné, già a disposizione di Italiano in questi giorni, e mancava dunque solo il vice Vlahovic pronto all'uso.
Kokorin fin qui non ha inciso nelle rare occasioni in cui ha trovato spazio, un addio sembra nell'aria, era dunque necessario trovare un centravanti in grado di sostituire Vlahovic in caso di infortuni o squalifiche (o da schierare insieme al serbo in rare circostanze).
2. L'effetto Italiano
Vincenzo Italiano, principale artefice del buon girone d'andata viola, è riuscito a impreziosire il proprio lavoro con la valorizzazione di elementi che parevano ormai ridotti al ruolo di esuberi.
I casi di Saponara e Duncan sono emblematici: da partenti quasi sicuri a pedine importanti, a partita in corso così come dal primo minuto.
Un lavoro che troverebbe un ulteriore compimento nel caso in cui riuscisse anche il rilancio di Piatek, il cui rendimento in Bundesliga non è stato in linea con le aspettative iniziali.
3. L'aspetto economico
L'investimento fatto per Ikoné non lasciava immaginare un colpo costoso anche per il ruolo di prima punta, idea già più verosimile per la prossima estate.
Piatek è nell'orbita viola già da tempo, da prima dell'esplosione di Vlahovic con Prandelli, e il prestito con diritto di riscatto consente margini di movimento importanti, senza il timore di aver buttato un capitale.
Il riscatto a circa 15 milioni di euro, al contempo, non sarebbe così fuori mercato qualora il polacco tornasse davvero su livelli importanti e tornasse a segnare con continuità quando chiamato in causa.
4. Più di un vice
Il temperamento e la personalità di Piatek ci fanno intuire come il ruolo di mero vice possa andargli stretto, vorrà sicuramente dimostrare di essere ancora il calciatore che sorprese tutti nel 2019 e di meritare, eventualmente, anche fiducia per il futuro.
Del resto il coinquilino scomodo, un certo Dusan Vlahovic, sembra destinato a fare le valigie tra qualche mese e, dunque, un centravanti a quel punto servirà come il pane.
I 15 milioni del riscatto, peraltro, non rappresentano un ostacolo insormontabile in caso di nuova esplosione del giocatore.
5. L'esperienza in Serie A
Quali devono essere le qualità di un vice affidabile?
In genere si ritiene deleteria la necessità di doversi ambientare in un contesto inedito, ecco perché il profilo di Piatek (considerati i precedenti a Genova e Milano) permette di avere un giocatore che si è già misurato con la Serie A, tutto sommato con successo.
I numeri del resto sono importanti nonostante un avvio deludente nella stagione 2019/20: 55 presenze e 26 gol tra Genoa e Milan, in una stagione e mezza (prima dell'approdo a Berlino).
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