Le squadre del ventennio (2000-2020) | Il Real Madrid dei Galacticos
Tutto è partito dall'elezione di Florentino Perez come nuovo presidente del Real Madrid. Battuto in volata il suo sfidante Lorenzo Sanz. La vittoria arriva il 16 luglio 2000 e in casa Blancos nacque l'era dei Los Galacticos. D'altronde Perez non poteva più tirarsi indietro. Per mesi ha promesso ai tifosi madrileni una squadra galattica, pronta a conquistare titoli in campo nazionale e internazionale.
Un progetto fin troppo ambizioso
Il progetto di Florentino Perez era semplice e ben definito. Spaventare la concorrenza acquistando i pezzi pregiati dei rivali e creare quindi una sorta di dream team. O meglio, Los Galacticos. I primi tre anni di presidenza sono segnati da altrettanti colpi da novanta. Nell'estate 2000 il Real Madrid soffia agli eterni rivali del Barcellona il suo calciatore di maggior classe: Luis Figo. Un anno dopo è il turno di Zinedine Zidane strappato alla Juventus con un investimento da 80 milioni di euro (cifra record per quel periodo). Nell'estate 2002 altra spesa pazza dalla Serie A: dall'Inter arriva il più grande di tutti. Luis Nazario da Lima, detto anche Ronaldo. Seguirono negli anni successivi gli acquisti di Beckham, Owen e Robinho.
L'obiettivo del presidente del Real Madrid era concreto: creare - come detto poco sopra - la squadra dei sogni ma con interesse verso il marketing. I giocatori acquistati da Florentino Perez nella sua prima era madrilena erano tutti adatti all'espansione del marchio del club sui mercato asiatici (o comunque extra europei) ancora poco sfruttati dalle altre società. Dal punto di vista finanziario infatti il Real è riuscito a ripagarsi tutti gli investimenti effettuati per portare nella capitale spagnola i nomi di grido, ciò grazie ad un netto miglioramento del fatturato annuale del club di Madrid. I risultati invece, a parte le prime tre stagioni, non sono stati all'altezza delle aspettative.
Tanti nomi e pochi risultati
Due Liga, due Supercoppe di Spagna, una Champions League, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea. Sette trofei in sei anni. Detta così sembra un bottino tutto sommato importante. E se invece vi dicessi che sei di questi sette titoli sono stati vinti nei primi tre anni dell'era Florentino Perez? Sei coppe in tre anni, un solo trofeo nelle successive tre stagioni. Non a caso il presidente rassegnò le dimissioni a febbraio 2006 dopo l'eliminazione della squadra negli ottavi di finale di Champions League.
L'arrivo di Luis Figo ha portato in casa Real subito il primo trofeo: la Liga Spagnola, staccando di 17 punti gli eterni rivali del Barcellona. Nel secondo anno con l'aggiunta in rosa di Zinedine Zidane la squadra porta a casa la Supercoppa di Spagna e la coppa dalle grandi orecchie, il vero sogno di Perez: la Champions League si dipinge di Blancos, grazie anche ad una magia di Zizou che piazza la palla sotto al sette con una conclusione al volo dal limite dell'area (chissà quante volte l'avrete vista negli spot televisivi dedicati a questa competizione). La terza stagione è quella del colpo Ronaldo, il calciatore più forte al mondo. Parliamo del brasiliano. Il portoghese arriverà diversi anni più tardi, nella seconda era Perez. Con il Fenomeno in più nel motore, i Galacticos si riprendono la scena in campo nazionale con la vittoria della Liga (sofferta, dopo un testa a testa con il sorprendente Real Sociedad). A questo titolo si aggiungono due trofei internazionali: la Supercoppa Europea e la Coppa Intercontinentale. La fine della stagione 2002-03 segna la fine (virtuale) del Real Madrid in formato Los Galacticos. Nonostante gli arrivi di calciatori come David Beckham, Robinho e Owen, oltre ai già presenti Casillas, Roberto Carlos, Raul, Guti e Morientes (giusto per citarne qualcuno) il Real Madrid nelle successive tre stagioni metterà in bacheca un solo trofeo: la Supercoppa di Spagna. L'era delle spese pazze non premia Florentino Perez che abdica per qualche anno, riconquistando la presidenza tre anni più tardi.
Il segreto dei Galacticos? Il mediocre Makélelé
Come può una squadra costruita acquistando i pezzi pregiati delle rivali vincere appena sei trofei in tre anni e poi appena una coppa nelle tre stagioni successive? Semplice. La colpa è di un fattore determinate nel calcio: l'equilibrio. Dal 2000 al 2003 il Real Madrid poteva sfruttare tutta la sua forza offensiva grazie alla presenza di Claude Makélelé in mezzo al campo. Avete presente il povero Gattuso che corre per quattro nel centrocampo del Milan? Ecco, il francese aveva lo stesso compito, ossia permettere a Vicente del Bosque di poter utilizzare tutti i suoi uomini migliori dal centrocampo in su (compresi i due terzini trasformati in esterni a tutto campo).
In mezzo a tanti pezzi da novanta, il mediocre (che sia chiaro, sono ironico) Makélélé non faceva impazzire Florentino Perez, uno che capisce tanto di marketing e un po' meno di calcio giocato. Arrivato all'inizio dell'era dei Galacticos, nel 2000, dopo tre anni a correre a destra e a manca per coprire le enormi voragini lasciate dai fenomeni Blancos avrebbe voluto un ritocco dell'ingaggio. Il presidente del Real Madrid però non ritenne necessario un adeguamento contrattuale e si arrivò alla rottura. Perez pensò bene di cederlo al Chelsea per 17 milioni di euro. Un affare! D'altronde è un calciatore invisibile, poco appariscente e inutile per il progetto di espansione asiatica del presidente madrileno. Giocatori come Zidane e Hierro si schierarono dalla parte del francese e proprio l'assenza dell'ex Celta Vigo creò enormi difficoltà di equilibrio e seguirono tre stagioni con scarsi risultati (appena una Supercoppa di Spagna), fino all'epilogo finale: le dimissioni di Florentino Perez durante la stagione 2005-06, subito dopo aver subito l'eliminazione dalla Champions League da parte del giovane Arsenal.
Articolo a cura di Marco Deiana
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