90min difficili, 3ª giornata di Serie A: l'Atalanta
Ci vediamo di lunedì. In una Serie A in cui è abbastanza complicato pronosticare il criterio con cui si giocano friday e monday night, anticipiamo di un giorno il nostro consueto appuntamento con 90min difficili. In questo caso l'assenza del posticipo nel primo giorno feriale della settimana è dovuto alla partenza dei giocatori con le rispettive Nazionali, motivo per il quale il terzo turno di campionato si è chiuso con il big match della domenica sera tra Juventus e Roma, tutt'altro che etusiasmante.
90min Difficili è una serie nella quale viene evidenziata la prestazione più negativa, secondo noi, tra le 20 squadre di Serie A, in ogni giornata, dalla 1ª alla 38ª. Un viaggio, un appuntamento settimanale da non perdere accompagnato da una nuova grafica e altre novità che saranno sviscerate nel corso della stagione.
Dopo i primi due episodi, eccoci con il terzo, in cui a recitare come amara protagonista è l'Atalanta di Gasperini, tornata fragorosamente sul pianeta terra dopo aver vissuto mesi paradisiaci.
In cortocircuito con l'Inter
4-0 a febbraio, 4-0 a fine agosto. A 6 mesi di distanza l'Atalanta crolla con lo stesso tonfo in quel di San Siro, contro la squadra con cui più o meno ha condiviso le stesse gioie al termine della passata stagione. Il modulo è simile, ma soltanto nello schieramento in campo, poi per quanto concerne la struttura tattica della sfida, Inzaghi e Gasperini sfruttano concetti che almeno nello scontro diretto mostrano spesso una distanza abissale tra le due compagini.
Al di là degli ultimi risultati roboanti, quella di venerdì sera è stata la settima sconfitta consecutiva dell'Atalanta contro l'Inter considerando sia gli incontri in casa che quelli in trasferta (6 in Serie A e uno in Coppa Italia). L'approccio uomo contro uomo di Gasperini non funziona con i continui interscambi dei giocatori di Inzaghi; movimenti incontrollabili e modifiche di posizione che mandano in cortocircuito la difesa bergamasca, causando confusione e aprendo spazi in cui i Campioni d'Italia raramente perdonano.
È successo a tre minuti dal fischio d'inizio, dopo un'azione preparata e conclusa in porta dalle deviazione di Djimsiti, ma poteva accadere ancora prima dal cross di Dimarco sbucciato soltanto da Darmian, in quella soluzione da quinto a quinto che è ormai diventata una caratteristica dell'Inter. Poi il coniglio dal cilindro di Barella e una gara indirizzata che contro una squadra come l'Inter che non è mai facile da riagguantare.
I nerazzurri sarebbero potuti rientrare diverse volte in partita, ma anche subire più di quelle 4 reti che alla fine hanno decretato la sconfitta come pesantissima. Una differenza netta si è vista anche negli approcci perché se il primo gol (arrivato dopo 3 minuti) si può ascrivere alla sorte, sul terzo, arrivato addirittura dopo 120 secondi, dall'inizio della seconda frazione ha inciso un atteggiamento che non può essere giustificato dalla superiorità della squadra di casa. Gli altri 45 minuti a disposizione, con un parziale di 3-0, sono di difficile commento per una storia già segnata che si sta trasformando in un incubo. L'ultima vittoria atalantina contro l'Inter risale ormai a novembre 2018.
Emergenza e mercato
Non si può negare che la squadra bergamasca abbia affrontato forse la trasferta più difficile della stagione in un momento che definire di emergenza è forse riduttivo. Senza Hien, Kossounou, Kolasinac e Scalvini nel pacchetto arretrato e con De Roon e Ruggeri adattati come braccetti al fianco di Djimsiti. Con Bellanova, Brescianini, Samardzic e Retegui, arrivati tutti ad agosto e schierati insieme dal primo minuto per assenza di soluzioni alternative. Senza aver a disposizione un gamechanger come Ademola Lookman e con un De Ketelaere ancora non al meglio della condizione.
La differenza messa sul campo dall'Inter a San Siro è stata evidente, ma le colpe dell'ennesima sconfitta atalantina vanno ridotte da una situazione che sarebbe stata difficile per chiunque. La sensazione, e ce lo insegna sia il recente passato che quello leggermente più remoto, è che questa Dea sia ancora in una fase embrionale e che possa trovare presto una dimensione esaltando i tanti giocatori di qualità giunti proprio nella sessione estiva di calciomercato.