90min difficili, 34ª giornata di Serie A: il Sassuolo
Un'altra settimana, un'altra squadra di Serie A in difficoltà.
Ecco 90min Difficili, una serie in cui verrà evidenziata la prestazione più negativa, secondo noi, tra le 20 squadre del massimo campionato italiano. Tornando indietro nel tempo ci concentreremmo sul Genoa alla 1ª, poi Torino e Fiorentina, e ovviamente Empoli e Milan (insieme), per concludere con la Juventus. Di seguito invece la lista degli episodi precedenti, dalla sesta giornata in poi.
Un'altra settimana, un'altra squadra di Serie A in difficoltà.
Ecco 90min Difficili, una serie in cui verrà evidenziata la prestazione più negativa, secondo noi, tra le 20 squadre del massimo campionato italiano. Tornando indietro nel tempo ci concentreremmo sul Genoa alla 1ª, poi Torino e Fiorentina, e ovviamente Empoli e Milan (insieme), per concludere con la Juventus. Di seguito invece la lista degli episodi precedenti, dalla sesta giornata in poi.
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La trentaquattresima giornata ha regalato un nuovo verdetto, dopo il discorso archiviato già nello scorso turno: la Salernitana è in Serie B. Di fatto, però, era solo questione di tempo e non c'erano margini perché andasse a finire diversamente. Un discorso che non può essere applicato al Sassuolo: lì i margini parevano esserci eccome ma, nelle ultime settimane, sembrano essersi definitivamente sgretolati, tanto da avvicinare i neroverdi a una retrocessione a suo modo storica (dati i 10 anni consecutivi in Serie A). Il 5-1 del Franchi fa dunque cadere la scelta sugli uomini di Ballardini.
Pochi mesi cambiano tutto
Da gennaio ad aprile le ambizioni possono cambiare radicalmente forma, lo sanno alla perfezione Fiorentina e Sassuolo, passate da una data fotografia in occasione della diciannovesima giornata a una situazione del tutto differente oggi, all'indomani del trentaquattresimo turno. A gennaio, al Mapei, il Sassuolo aveva la meglio di misura - con grande cinismo - su una Fiorentina quarta in classifica e si portava così a +5 dal terzultimo posto in classifica.
I viola hanno rivisto al ribasso la percezione di sé, riscoprendosi brillanti solo oggi, i neroverdi dal canto loro sono scivolati dalle difficoltà di un "anno di transizione" all'ipotesi di disastro sportivo. Osservando a posteriori gli esiti di quel confronto di gennaio, deciso da Pinamonti, si può anche notare un dato curioso che dice tanto dell'ambiguità di certi numeri: i dati sul possesso tra quell'1-0 neroverde e il 5-1 viola coincidono alla perfezione (67%-33% in favore dei viola) ma gli esiti della sfida ci raccontano quanto il "dominio" e la padronanza di una sfida vivano altrove, si manifestino in altro modo.
In cerca di una cura
Il Sassuolo ha provato, in questo finale di stagione, a svestirsi dei propri panni (quelli di squadra finita per caso nei pressi di un baratro ma sempre fedele a un approccio arrembante e spregiudicato) per ripercorrere un cliché ormai storico: la ricerca di una cura, di una ricetta magica da tirar fuori solo in occasioni di vita o di morte. Se Davide Nicola ha funzionato lo scorso anno a Salerno, e sta funzionando ora a Empoli, lo stesso non si può dire di questo connubio "atipico" tra il Sassuolo e Davide Ballardini: l'1-0 col Frosinone alla ventottesima giornata, ha rappresentato il solo momento d'illusione rispetto all'auspicio neroverde, l'unico momento in cui la "cura Ballardini" pareva potersi compiere.
Non si può dire che l'esperto tecnico, condottiero di tante salvezze utopistiche, non abbia provato a modificare il DNA di una squadra chiamata a colpire di spada più che di fioretto: ce lo suggeriscono anche le scelte fatte al Franchi, un 4-4-1-1 che si distingue per l'utilizzo di quattro difensori centrali, di cui Tressoldi e Viti adattati come terzini, e per Doig (di solito terzino) alzato inizialmente a centrocampo. Soluzioni conservative già portatrici di un racconto, già coerenti con chi sa bene che tipo di copione attendersi. Un copione rimasto però compreso solo sulla carta, solo a livello di principio a priori e non poi nei fatti.
Sottil-Tressoldi: senza storia
Ciò che sorprende è la facilità con cui una squadra stravolta dal turnover (a metà tra una semifinale di Coppa Italia e una di Conference) abbia gestito senza difficoltà la partita dall'inizio alla fine, senza lasciare margini per un ritorno del Sassuolo. L'utilizzo di due centrali dalle parti di Sottil e Ikoné, soprattutto penando al duello Sottil-Tressoldi, non ha sortito gli effetti sperati e - anzi - ha consentito al figlio d'arte viola di tirar fuori la prestazione della vita, la migliore probabilmente nella sua avventura a Firenze (anche al di là del bellissimo gol del vantaggio).
Un mismatch decisivo quello tra Sottil e Tressoldi: l'esterno viola ha mandato in crisi il difensore nell'uno contro uno, si è dimostrato dinamico e capace di far male sia accentrandosi che restando largo, incarnando al meglio ciò che Italiano si aspetta dai suoi esterni offensivi. Situazione meno tragica dall'altra parte, nel primo tempo, ma i cambi hanno dato un ulteriore colpo di grazia ai neroverdi e l'ingresso di Nico Gonzalez ha spaccato definitivamente il match (al di là di un 2-1 del tutto estemporaneo firmato Thorsvedt, unica nota meno amara della serata).
Ultima spiaggia o fantascienza?
La pesantezza del risultato, che peraltro poteva persino andare oltre (due i legni colpi dai viola), non completa le valutazioni sulla crisi neroverde: il Sassuolo appare di fatto nel vivo di una crisi d'identità, quella che spesso coglie chi non è abituato a lottare col coltello tra i denti e si trova immerso in un contesto inedito, quest'anno più duro che mai. Le altre concorrenti per la salvezza, per abitudine e per caratteristiche dei singoli, si sono calate nella parte alla perfezione e - al di là di inciampi fisiologici - è evidente che Empoli, Cagliari e Verona raccontino una storia diversa, ben lontana dalla resa.
La solitudine di Pinamonti, i cambiamenti tattici conservativi che non sortiscono effetti e un senso diffuso di apatia rendono, a questo punto, la salvezza come un vero miraggio: l'appuntamento con l'Inter campione d'Italia, peraltro clamorosamente battuta all'andata (unica squadra a riuscirci), è l'ultimo appiglio possibile - a livello ipotetico - per tramutare l'incubo in un'impresa ai limiti della fantascienza. Lo scenario di un destino ribaltato appare però, oggi, una forzatura rispetto a un contesto mai così depresso, lontano da una magia che sembra essersi infranta sull'infortunio fatale di Berardi e su un'identità mai in linea con le necessità di chi deve trovarsi a lottare (come mai prima) per sopravvivere.