90min difficili, 7ª giornata di Serie A: il Milan
Di nuovo di qui, per farvi compagnia prima di dieci gorni difficili da sopportare senza calcio per club. La Nazionale e la Nations League interrompono per la seconda volta in stagione (saranno quattro le soste in totale) Serie A e coppe europee, restituendo quel classico senso di vuoto che si prova in un fine settimana senza partita della squadra di cui si è tifosi.
90min Difficili è una serie nella quale viene evidenziata la prestazione più negativa, secondo noi, tra le 20 squadre di Serie A, in ogni giornata, dalla 1ª alla 38ª. Un viaggio, un appuntamento settimanale da non perdere accompagnato da una nuova grafica e altre novità che saranno sviscerate nel corso della stagione.
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Ci teniamo a precisarlo per i nuovi della rubrica. La scelta della squadra protagonista di 90min difficili non deriva esclusivamente dalla mera differenza di reti in una partita; seguendo questo criterio avremmo dovuto trattare il Genoa, sconfitto con una manita dall'Atalanta di Gasperini. Invece la nostra bandierina è caduta, ancora una volta ma con colori diversi, su Milano, dopo gli assurdi 90 minuti vissuti dal Milan di Paulo Fonseca al Franchi.
La notte dei rigori
È paradossalmente cominciata bene per Theo Hernandez e compagni. Un calcio di rigore ingenuo causato dal capitano del Milan, passato da Gudmundsson a Kean e bloccato dalla gran parata di Mike Maignan. Nessuno poteva immaginare che David De Gea avrebbe addirittura superato il collega francese in protagonismo. Il problema rigori è spesso emerso al Franchi, investendo qualunque giocatore indossasse i panni viola nella precedente stagione. L'acquisto dell'islandese Gudmundsson aveva rassicurato anche in questo senso e l'errore di Kean è servito a chiarire definitivamente che nella Fiorentina è meglio non alterare l'equilibrio, non risvegliare ricordi dolorosi.
Ieri sera però, nonostante una divisa interamente bianca, è stato il Milan a comportarsi da Fiorentina aprendo un nuovo caso rigori. Ho già detto ai giocatori che questo non deve succedere più - ha ribadito Paulo Fonseca in conferenza stampa - il giocatore che deve calciare il rigore è Christian, ed è chiaro che sono incazzato. A incaricarsi della battuta sono stati in ordine Theo Hernandez e Tammy Abraham, annullati entrambi dalle miracolose risposte di De Gea.
Che un portiere si travesta da supereroe non è un fattore prevedibile nel calcio, mentre lo è il rigorista designato prima di ogni gara. Interrogato più volte sulla questione arbitrale, Fonseca ha affermato che non apprezza parlare di queste cose, ma al contempo che questo non è calcio, un calcio in cui ogni contatto è rigore non è calcio.
E i rigori sono stati i protagonisti principali della partita di ieri sera, in cui a vincerla però è stata anche la squadra più determinata, quella capace di sfruttare gli errori avversari in momenti insospettabili.
Struttura e aggressività
L'uscita dal campo del Milan non è stata come ci si aspettava ed è culminata con l'espulsione diretta di Theo Hernandez dopo il triplice fischio. I rigori raccontano una grande parte dei 90 minuti, ma non tutta. Gli ospiti hanno tenuto di più il pallone, hanno vinto più duelli aerei, hanno effettuato più cross e battuto più angoli degli avversari (7 contro 0); hanno in generale prodotto quasi il doppio degli xG della Fiorentina, ma si sono arresi a De Gea e ai loro stessi errori di distrazione.
Quando Yacine Adli riceve da fallo laterale si trova sul lato corto dell'area di rigore. È Pulisic il centrocampista che deve seguirlo, ma che viene arginato da una corsa tagliata improvvisa. Morata e Fofana si svegliano tardi e provano ad accorciare quando il francese è ormai già in area di rigore. In particolare è la posizione del nuovo acquisto in mediana del Milan ad sembrare errata. Fofana è statico tra Gabbia ed Emerson Royal, in una posizione di copertura troppo arretrata e quasi inutile in quel preciso momento. La zona di competenza è di qualche metro più avanti, più o meno nella posizione dalla quali Adli calcia in porta. Uscendo dal particolare per seguire le parole di Fonseca, prendere un gol da fallo laterale non è ammissibile.
Poi il secondo che, a mio parere, può essere considerato un errore più grave del primo, perché aggravato da recidiva. Il Milan è già stato spaventato seriamente da Moise Kean quando al minuto 71:24 il gioco si interrompe per fallo in attacco (e giallo) di Reijnders su Richardson; Fonseca ne approfitta per operare un cambio, fuori Leao, dentro Okafor. Il gioco si ferma per circa 70 secondi e nel momento in cui De Gea rilancia il MIlan è schierato. Gabbia scappa all'indietro e Tomori va sulla sfera mancando l'impatto e perdendo di vista Moise Kean. Una scelta sbagliata da entrambi, che doveva essere invertita vista la direzione del lancio e la posizione dell'attaccante azzurro, a cui basta toccare d'istinto per servire l'assist a Gudmundsson.
Un gol da rimessa laterale e uno da rimessa dal fondo. La sintesi dell'andare in porta con due passaggi e la volontà di Fonseca di chiarire il suo punto di vista sulla gra nel postpartita. Stando alle statistiche, che danno ragione al portoghese, a mancare nella trasferta di Firenze non è stata la struttura o un ricambio di interpreti che potesse dare freschezza, ma i troppi errori sotto porta e quell'aggressività difensiva mancata totalmente ed emersa in modo straripante negli inaccettabili (in Serie A, ma anche in categorie minori) gol subiti di cui sopra. Una sosta, con chi rimarrà, utile per lavorare sull'atteggiamento, che non può macchiare ancora il percorso di crescita del Milan.