A tre o a quattro: come sono abituati a giocare i difensori dell'Italia?

Quali posizioni occupano i centrali italiani nei rispettivi club?
Italy Training Session And Press Conference - UEFA EURO 2024
Italy Training Session And Press Conference - UEFA EURO 2024 / Claudio Villa/GettyImages
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Entriamo nel vivo di una discussione che ancora tiene banco. L'Italia sta preparando nei dettagli la sfida con la Svizzera valida per gli Ottavi di Finale di Euro 2024. Il primo, speriamo non l'ultimo, confronto da dentro-fuori che vedrà protagonisti gli azzurri di Luciano Spalletti contro gli elvetici di Yakin. Tra i tanti dubbi di formazione che attorniano la selezione italiana c'è quello riguardante lo schieramento difensivo.

L'Italia giocherà a quattro, completata da un trio di centrocampisti e un tridente, o a tre, con dei tornanti larghi sulle fasce e l'attaco a due a completare l'undici? E soprattutto, come sono abituati a giocare i difensori della Nazionale nei rispettivi club?

Come giocano nei club?

Partiamo dai centrali, per poi spostarci sulle corsie esterne. Contro la Svizzera non ci sarà Riccardo Calafiori, squalificato dopo tre gare da titolare nelle prime tre uscite dell'Italia a Euro 2024. Il centrale del Bologna, tornato in patria dopo l'esperienza al Basilea, ha giocato in una difesa a quattro nello schieramento felsineo di Thiago Motta, mentre proprio in Svizzera aveva interpretato anche il ruolo di braccetto sinistro.

A tre ha praticamente sempre giocato anche il titolarissimo di Spalletti Alessandro Bastoni, che ha regalato oltre 200 presenze della sua carriera a Simone Inzaghi e Antonio Conte, e un discorso simile può essere applicato ad Alessandro Buongiorno, il cui exploit a Torino ha coinciso in toto con la gestione Ivan Juric. Gianluca Mancini è invece il centrale con più esperienza a livello di moduli. Una cinquantina di presenze (ovviamente a tre) con la maglia dell'Atalanta e oltre 200 con quella della Roma, dove, soprattutto nell'ultima parentesi con De Rossi, non ha minimamente sofferto il passaggio a una linea difensiva a quattro. Resta, tra i centrali di ruolo, lo juventino Federico Gatti. Giunto a Torino due stagioni fa, l'ex Frosinone ha sempre operato in una linea a tre con Massimiliano Allegri in panchina.

Daniele De Rossi coach of AS Roma celebrates with Gianluca...
Daniele De Rossi coach of AS Roma celebrates with Gianluca... / Insidefoto/GettyImages

Passiamo agli esterni, per i quali occorrerà compiere qualche precisazione. Giovanni Di Lorenzo, fedelissimo di Luciano Spalletti, si è consacrato come terzino di spicco di una difesa a quattro, ruolo in cui vanta oltre 300 presenze in carriera. Le restanti sono divise nel ruolo di terzo centrale o quinto di destra. Il classico jolly difensivo che può essere alternato in base alle necessità della rosa. Dall'altro lato si può applicare un discorso simile per Federico Dimarco, ma con una differenza importante. Anche l'esterno nerazzurro può operare come braccetto di sinistra o terzino, tuttavia la posizione in cui esprime il suo miglior calcio è quella di quinto di centrocampo. Sono esterni puri, con una vena molto offensiva, sia Andrea Cambiaso che Raoul Bellanova, che nelle due parti di Torino si sono messi in mostra per le loro qualità nella metà campo avversaria. Chiude Matteo Darmian, il più anziano della retroguardia, con la capacità di agire ovunque maturata nella sua lunga avventura da calciatore tra Italia ed estero. Il presente coincide con il miglior momento della sua carriera e lo propone come jolly della fascia destra, da braccetto, terzino o quinto di centrocampo.

Andrea Cambiaso, Massimiliano Allegri
Massimiliano Allegri (R), head coach of Juventus FC, hugs... / Nicolò Campo/GettyImages

Le posizioni tuttavia raccontano solo qualcosa del sistema tattico che predilige ogni calciatore. Non è così scontato affermare che un difensore che si trova bene nel proprio club in una difesa a tre, riesca a riproporsi come leader nello stesso ruolo anche in Nazionale. Si tratta di abitudine certo, ma un'abitudine che dipende anche da tanti altri fattori, come i concetti tattici distribuiti dal CT o come le distanze tra i reparti e i dettami da seguire sia nella fase di possesso e che in quella di non possesso. Il sistema può idealmente far preferire un calciatore a un altro, ma non può essere l'unico aspetto da tenere in considerazione.