L'addio di Stefano Pioli: cosa ha trovato e cosa lascia al Milan

Un ciclo felice giunto alla sua conclusione.
AC Milan v US Salernitana - Serie A TIM
AC Milan v US Salernitana - Serie A TIM / Image Photo Agency/GettyImages
facebooktwitterreddit

Arrivo in una situazione difficile, sistemo, vinco e vado via. È un'estrema e forse inefficace sintesi di quanto accaduto al Milan e a Stefano Pioli nell'ultimo lustro. Cinque anni di lavoro terminati così, con l'abbraccio dei suoi calciatori, con il caloroso saluto sulle note di "Pioli is on fire" a San Siro. Celebrato davanti al suo pubblico in una serata che un altro 3-3 clamoroso aveva reso di un sapore particolarmente amaro.

Poi il sereno, o almeno l'impressione della pace, arrivata al triplice fischio e l'inizio di quella che è giusto definire una cerimonia d'addio. Per Simon Kjaer, per Olivier Giroud e per Stefano Pioli. Una celebrazione particolare per ognuno di loro, in diversa misura protagonisti di un ciclo che ha riportato il Milan sul tetto d'Italia, che ha riscaldato le notti europee e ha riproposto speranza per un futuro che dal penultimo Scudetto (2011) era diventato grigio.

Cosa ha trovato?

Sono 240 le panchine totali nella sua esperienza rossonera; 132 le vittorie, 56 i pareggi e 52 le sconfitte, per chi è affezionato ai bilanci attraverso le statistiche principali. Statistiche che lo rendono uno dei più presenti nella storia del Milan, uno dei meno sconfitti negli ultimi anni tra i principali campionati europei, e che vanno quindi portate come prova a sostegno di un percorso intenso di crescita esponenziale.

Il Milan che nel 2019 trovava Stefano Pioli era una squadra nuova, rigenerata da un mercato ambizioso rispetto agli ultimi anni, ma comunque confusionario e affidato alle guide tecniche di allenatori che si erano rivelati non all'altezza di trovare la via giusta per rialzare l'asticella. Una squadra che dal post Allegri aveva viaggiato sotto i dettami di ben 7 tecnic differenti. Da Seedorf a Inzaghi, poi Mihajlovic, Brocchi e Montella, fino a Gattuso e a Giampaolo, durato proprio 7 giornate.

C'era un Milan da riscrivere, un presente e un futuro da cambiare istantaneamente per rispetto di quei tifosi che non sono mai mancati e di quella storia che ha posto il club rossonero come uno dei più vincenti al mondo. E che a farlo fosse un allenatore con tante esperienze in Italia, ma la bacheca fino a quel momento vuota, era davvero difficile da pronosticare.

Cosa lascia?

Come lascia l'abbiamo raccontato poco sopra, cosa lascia è un discorso più articolato da affrontare. Partiamo da ciò che il Milan ha lasciato in lui attraverso le parole che il tecnico ha offerto allo stadio San Siro nella serata di ieri.

"... Ai miei giocatori, sapete cosa penso di voi, siete speciali e certe cose rimarranno. E poi ci siete tutti voi. Siete stati tantissimi, ci avete spronato, ci avete stimolato, ci avete dato un'energia che noi abbiamo cerctao di mettere sul campo... Abbiamo perso, abbiamo sofferto insieme, abbiamo vinto e abbiamo gioito insieme. Le emozioni che abbiamo vissuto ci rimarranno dentro. Avete messo il fuoco nel mio cuore e rimarrà sempre acceso e non vi dimenticherò. Grazie".

Rimarranno certe cose nei suoi calciatori, rimarranno dentro certe emozioni e rimarrà sempre acceso quel fuoco nel tecnico che ha tatuato sulla sua pelle il 19° Scudetto della storia del Milan.

Rimarranno, allontanandoci ma allo stesso tempo restando legati alle parole di Pioli, dei calciatori maturi, che hanno lavorato duramente per ottenere quel protagonismo negato altrove (Theo Hernandez, Tomori); rimarranno talenti eccezionali e unici come Rafael Leao, ma anche campioni esperti come Pulisic o Maignan. Rimarrà la sensazione che il Milan abbia definitivamente tagliato quel filo che la costringeva alla mediocrità del passato; che sia tornato grande attraverso il lavoro sul campo e che ora non sia più disposto a tornare indietro (almeno per quanto concerne il livello).

Se nelle ultime giornate sono arrivate sollevazioni collettive riguardo a Julen Lopetegui, o disapprovazione sul nome di Paulo Fonseca, a generarle è stata anche l'eredità che lascia Stefano Pioli. A Milano è arrivato da normal one, ha attraversato fasi delicate, è cresciuto e ha fatto crescere la sua società; da Milano se ne va con il tributo che San Siro ha riservato soltanto a pochi nella sua storia.


feed