Alberto Aquilani è destinato a essere il tecnico della Fiorentina dopo Italiano?
Vincenzo Italiano, al netto di qualche mugugno fisiologico tra i tifosi, è ancora saldamente alla guida della Fiorentina e neanche un quattordicesimo posto in classifica dei viola, sicuramente deludente rispetto alle aspettative, lascia immaginare ribaltoni in panchina da qui ai prossimi mesi. Il tecnico gigliato, del resto, ha saputo guadagnare un credito importante nella scorsa stagione grazie al ritorno in Europa e grazie a un gioco divertente ed efficace, che ha portato la piazza a riavvicinarsi alla squadra.
Il tutto, poi, aggiungendo quanto sarebbe deleterio ridiscutere adesso un percorso con una semifinale di Coppa Italia da disputare e con un'avventura in Conference League da onorare. Non si tratta dunque, qui, di mettere in discussione Italiano come tecnico dei viola ma di provare a tracciare una strada verosimile (a medio-lungo termine) per la panchina gigliata e di captare qualche indizio che può farci vedere Alberto Aquilani come allenatore dei viola di domani.
Aquilani dopo Italiano? Indizi e suggestioni
Sono tre gli aspetti che lasciano immaginare una simile possibilità come verosimile, il primo riguarda ovviamente i risultati raggiunti da Aquilani alla guida della Primavera gigliata. La conquista di ben 5 titoli a livello giovanile (Coppa Italia 3 volte, Supercoppa in 2 occasioni) dà all'ex centrocampista un bonus importante e indelebile su cui puntare anche agli occhi di Rocco Commisso.
Proprio pensando al proprietario della Fiorentina emerge in modo lampante un ulteriore indizio, probabilmente il principale: il patron gigliato ha sempre ammesso un debole per i tecnici giovani e in rampa di lancio, preferendoli in modo evidente a profili più esperti (se non in situazioni più di emergenza, come fu quella in cui si trovò a ricorrere a Iachini).
Sia con l'iniziale scelta di puntare su Gattuso (nell'estate del 2021) che col successivo ricorso a Italiano, insomma, Commisso ha lasciato intendere quale sia per lui il profilo ideale dell'allenatore: giovane e con idee di calcio propositive, con la voglia insomma di divertire e di scendere in campo per dominare il gioco.
Al di là di come andrà la storia tra Italiano e la Fiorentina, certo non in procinto di chiudersi a stretto giro, resta comunque naturale immaginare anche per il futuro una simile linea di azione da parte della dirigenza gigliata, senza dunque ricorrere a profili già più esperti e affermati a livello internazionale.
Il fattore Viola Park
C'è poi un altro punto cardine, il terzo preso in considerazione, che riguarda lo sviluppo della Fiorentina come società in senso più ampio, con riferimento specifico al Viola Park di prossima apertura. Lo stesso Aquilani ha spiegato in modo esplicito come, pur "non facendoti vincere lo Scudetto", un centro sportivo all'avanguardia possa contribuire in modo decisivo alla crescita di un club, creando un filo diretto tra prima squadra e settore giovanile e individuando un percorso di crescita che sia condiviso in maniera sostanziale.
Diventa dunque spontaneo immaginare che il ruolo del settore giovanile diventi sempre più strategico nell'universo viola, sia a livello di scouting che di contatto tra Primavera e prima squadra: Aquilani conosce già alla perfezione quel mondo e, di conseguenza, potrebbe rappresentare un ideale punto d'incontro di tale dialogo strategico, una sua espressione a livello di prima squadra.
L'idea di vedere elementi come Martinelli, Kayode, Amatucci, Bianco e Distefano crescere ancora in viola, con Aquilani alla guida, può senz'altro apparire come una suggestione intrigante anche per la proprietà, sempre pronta a ribadire l'importanza del legame tra la prima squadra e il vivaio, tra il calcio dei big e il territorio in cui la società agisce (come testimonia il gran numero di italiani e di toscani presenti in un settore giovanile sempre più 'fatto in casa').