Anche la Fiorentina ha il suo Bremer: la sorprendente crescita di Igor

Igor
Igor / Marco Canoniero/GettyImages
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La ricerca della sorpresa stagionale, osservando l'andamento di un campionato e gli spunti inattesi che questo sa offrire, si muove spesso tra giovani talentuosi capaci di tirar fuori la giocata dal cilindro e nuovi acquisti - fin qui sconosciuti ai più - rapidi ad ambientarsi e a lasciare il segno in Serie A. Difficilmente, insomma, si vanno a tirare in ballo arcigni difensori centrali, soprattutto se questi militano in Italia rispettivamente dal 2018 e dal 2019, non da ieri.

Quale può essere il filo conduttore che lega Bremer e Igor, al di là della nazionalità? Il dato anagrafico certo non li distanzia troppo, parliamo di un '97 e di un '98, ma c'è una faccenda che più di altre - oggi - finisce per tracciare una linea neanche troppo sottile tra il centrale del Torino e quello della Fiorentina. Nello specifico si tratta di due giocatori capaci in ugual modo di elevare la propria condizione, di cambiare in sostanza il proprio status e di diventare a tutti gli effetti certezze, punti di riferimento.

SSC Napoli v ACF Fiorentina - Serie A
Igor e Osimhen / MB Media/GettyImages

La mano di Italiano

Certo, nel caso di Bremer si è andati oltre, con tanto di accostamenti di mercato insistenti e prestigiosi ormai quotidiani: di fatto una vera e propria sfida tra le big italiane per portarlo al centro della difesa nella prossima stagione. Il percorso di Igor è ancora in una fase precedente, l'ascesa però è persino più sorprendente rispetto al collega di reparto: si tratta, del resto, dell'ennesimo segno virtuoso dell'impatto di Vincenzo Italiano sul gruppo viola, nuove tracce del peso che un allenatore può avere nella valorizzazione di una rosa che, da tempo, appariva piena di un potenziale mai sfruttato fino in fondo.

Il ritiro di Moena fornì già i primi indizi di rilancio, relativi soprattutto a Duncan e Saponara, ma nel corso della stagione sono emerse (ed emergono tuttora) tracce ulteriori della mano del tecnico: Castrovilli e lo stesso Igor, nell'ultimo periodo dei viola, rappresentano probabilmente le sorprese più liete a livello di continuità e di centralità (ritrovata oppure inedita) nel progetto.

Uno status che cambia, dunque, così come cambiano i numeri: non è un caso che il rendimento difensivo della Fiorentina sia cresciuto proprio nel momento in cui la coppia di centrali Milenkovic-Igor ha trovato continuità, spegnendo dunque la logica dell'alternanza e delle continue rotazioni (tratto rimasto invece valido in altre zone del campo).

Vincenzo Italiano
Vincenzo Italiano / Francesco Pecoraro/GettyImages

Numeri che parlano

I numeri parlano chiaro, pensando alla stagione dai due volti di Igor, al suo passaggio da rincalzo a titolare: 7 presenze da titolare su 19 partite nel girone d'andata, 10 su 12 del girone di ritorno (a oggi) ma soprattutto una titolarità ormai stabile da 8 partite consecutive, passate per 90 minuti in campo (al di là della sostituzione all'85' col Napoli).

E al contempo, con Igor in campo da titolare, il rendimento difensivo dei viola è cambiato, con la conferma plastica degli stessi numeri: considerando le partite del girone di ritorno in cui Igor ha giocato da titolare vediamo come la Fiorentina abbia subito 8 reti (in 10 partite) mentre osservando le sfide contro Lazio e Torino, senza Igor o comunque col brasiliano non in campo dall'inizio, troviamo ben 7 gol subiti.

Chiaramente la distanza tra lo stesso Igor e Martinez Quarta, ormai lontano dai gradi di titolare, non può essere espressa (sarebbe ingeneroso) dal divario di gol tra le partite col brasiliano in campo e quelle con l'argentino. Risulta però palese come Igor abbia, col tempo, saputo interpretare al meglio ciò che Italiano chiede ai suoi centrali, un lavoro sicuramente delicato, da considerare in armonia con tutto il reparto, fatto anche di uscite rischiose e di una necessaria abilità nel trovare linee di passaggio adatte a far ripartire il gioco, spesso nel giro di pochi istanti.

Il fantasma del mercato

Una freddezza e una lucidità che, col passare delle settimane, sono apparse sempre più nelle corde di un giocatore che, fino a pochi mesi fa, veniva indicato come atleticamente valido, fisicamente roccioso, ma traballante in qualche lettura e troppo irruento: etichette che, ora, sembrano solo un ricordo.

Italiano ha voluto sottolineare, dopo il successo di Napoli, i passi in avanti di Igor sul fronte della concentrazione lungo i 90 minuti: le doti già emerse in passato a sprazzi sono diventate una costante, con dati difensivi di primo piano e un contributo (per certi versi inatteso) anche col pallone tra piedi e la personalità di saltare l'uomo, prendendosi persino qualche rischio.

A proposito di rischi, a questo punto, si pone all'orizzonte il discorso mercato: come nel caso di Bremer infatti, soprattutto con una Fiorentina fuori dall'Europa, anche Igor come Milenkovic potrebbe diventare un nome in rampa di lancio verso una big.


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